Stampa

Disabilità: è una questione di diritti umani

fonte superando.it

 

 

Non semplici “pezzi di carta”, ma documenti che hanno un’influenza reale sulla vita di milioni di persone: sono le norme sui diritti umani delle persone con disabilità, alle quali la Federazione lombarda LEDHA ha deciso di dedicare una specifica sezione nel proprio sito web, ricordando anche che quando quarant’anni fa essa venne fondata da un gruppo di genitori e familiari di persone con disabilità, già allora questi ultimi scelsero di mettere al centro della loro azione la tutela e la promozione dei diritti

 

Realizzazione grafica dedicata ai Diritti Umani

«Quando nel 1979 un gruppo di genitori e familiari di persone con disabilità decisero di dare vita alla LEDHA, per tutelare i propri figli, scelsero già allora di mettere al centro della loro azione la tutela e la promozione dei diritti. Non l’assistenza, non l’inclusione scolastica, non l’abbattimento delle barriere architettoniche. Oggi, a quarant’anni di distanza, la nostra Federazione continua convintamente sulla stessa strada, con strumenti sempre nuovi e con una duplice missione: da un lato la garanzia della tutela dei diritti nel momento in cui questi vengono violati, grazie all’azione dei legali del nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi, dall’altro attraverso la promozione di una cultura che mette al centro i diritti stessi, sulla base del dettato della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. È in quest’ottica di promozione continua della cultura dei diritti delle persone con disabilità, che abbiamo deciso di dedicare un’intera sezione del nostro sito al tema dei diritti umani e dei diritti delle persone con disabilità».

Stampa

Abilismo = discriminazione. Come sconfiggerlo?

fonte superando.it

Razzismo, sessismo, classismo, specismo: tutti ne conosciamo il significato. Ma se vi dico “abilismo”, sapete cosa indica? L’abilismo è l’atteggiamento discriminatorio nei confronti delle persone con disabilità. Deriva dall’inglese ableism – termine più diffuso e usato negli ambienti americani – o disableism-principalmente utilizzato nel territorio britannico -, e ha iniziato a diffondersi come parola alla fine degli Anni Ottanta.
Comprende sia le azioni più eclatanti, come impedire l’accesso a determinati luoghi o informazioni a causa di barriere architettoniche e sensoriali, sia quelle più sottili e infime, ad esempio usare il nome di determinate disabilità per offendere – «Non fare il Down!», «Sono circondato da cerebrolesi!» – o usare termini con connotazioni negative per parlarne («È costretto in carrozzina», «Nonostante la disabilità» ecc.)
Insomma, l’abilismo descrive le persone definendole unicamente per la loro disabilità, ne attribuisce a priori certe caratteristiche, imprigionandole in stereotipi in cui risultano diverse e irrevocabilmente inferiori.

Stampa

Disabilita'. La vita in istituto equivale a una forma di segregazione?

fonte "Redattore sociale"

Se ne parla nel primo numero del 2019 della rivista Welfare Oggi, diretta da Gianfranco Marocchi. A confronto due tesi: chi considera il concetto di segregazione poco produttivo e chi ne riafferma l'utilità per far uscire dall'ombra un sistema di servizi indegno del nostro Paese e talmente disomogeneo da non garantire certezza di trattamento. 

 

Le classi differenziali e le scuole speciali in Italia non ci sono più dal 1977. La chiusura dei manicomi risale all'anno successivo. Due eventi che hanno portato a un graduale miglioramento della vita delle persone con disabilità nel nostro Paese. Nonostante questo sono ancora tantissime quelle che vivono in istituti, spesso isolate dal resto della società. 
Ma la vita in un istituto equivale a una forma di segregazione?

Stampa

Disabilità, un tema utilissimo solo in campagna elettorale

fonte "Il fatto quotidiano"

In punta di piedi è scivolata via dal dibattito sempre vivace tra i due partiti che governano il Paese il tema della disabilità. E’ odiosamente irritante dire che lo avevamo previsto ma tanto è. E’ terribilmente triste osservare che Movimento 5 stelle e Lega, dopo le finzioni e gli annunci di una trionfante campagna elettorale, sembrano aver gettato la maschera.

Stampa

Quando le persone con disabilità diventano un “costo”

fonte superando.it

 

 

 

Bumikka Suhinthan, la ragazza irlandese con sindrome di Down cui è stato rifiutato il visto per trasferirsi in Nuova Zelanda, insieme alle sorelle Tanya e Saumia e alla madre Nilani

 

 

 

Bumikka Suhinthan, ragazza irlandese di quindici anni con la sindrome di Down, si è vista recentemente rifiutare il visto per trasferirsi in Nuova Zelanda. Secondo le autorità neozelandesi, infatti, Bumikka non dimostrerebbe «uno standard accettabile di salute» e potrebbe «caricare di costi significativi» il sistema sanitario ed educativo del Paese.

In due analoghi episodi, nel 2016 e nel 2008, ai tredicenni Peter (con autismo) e Lukas (con sindrome di Down), fu rifiutata la residenza, per le medesime ragioni, rispettivamente in Nuova Zelanda e nella “vicina” Australia. In tutti e tre i casi il visto era stato, invece, rilasciato a tutti gli altri membri della famiglia.

Condividi su

FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin