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Stati Uniti. Disabile mentale libero dopo 43 anni di carcere da innocente

avvenire.it

Per metà della detenzione nel braccio della morte, poi per le sue condizioni è sfuggito al boia in Georgia. L'afroamericano subì discriminazioni razziali

Johnny Lee Gates, 63 anni, è libero dopo 43 anni di carcere, 26 dei quali trascorsi nel braccio della morte in Georgia. Condannato nel 1977 per omicidio, stupro e rapina, l'afroamericano 63enne si è sempre detto estraneo all'uccisione di Katharina Wright. Ma il suo quoziente intellettivo di 65 lo aveva portato prima a contraddirsi poi, secondo gli inquirenti, a confessare e alla fine (in base a quanto affermato) a essere condannato a morte: pena evitata e commutata in ergastolo solo in quanto l'esecuzione di un disabile mentale è anticostituzionale. La scoperta di ulteriori prove e l’accertamento della discriminazione razziale subita, gli avevano garantito un nuovo processo.

Nel 2015 il Georgia Innocence Project (l'organismo indipendente di avvocati che assiste i condannati e spesso riesce a far riesaminare i casi) era riuscito a chiedere nuovi test del Dna su due elementi di prova: una cravatta del marito e una cintura di accappatoio con cui, secondo la giuria del 1977, Gates aveva soffocato Katarina Wright. Il Dna rinvenuto era di almeno cinque persone diverse, ma non di Johnny Gates.

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Le persone con disabilità non possono essere dimenticate dalle Istituzioni

superando.it    Renato La Cara

Le persone con disabilità non possono essere dimenticate dalle Istituzioni: a metterlo per iscritto è stato l’Alto Commissariato dell’ONU per i Diritti Umani. Durante la pandemia di Covid-19, in realtà, sono state tante le esigenze e i bisogni essenziali purtroppo non affrontati in maniera idonea, riguardanti soprattutto le persone con disabilità, come il diritto al cibo su cui ho già avuto modo di soffermarmi. Per fornire dunque strumenti efficaci e dare risposte tempestive a queste persone in condizioni di fragilità, l’Alto Commissariato ha pubblicato le Linee Guida, rivolte in particolare agli Stati, sui diritti delle persone con disabilità, da rispettare anche nel corso dell’emergenza coronavirus [a questo link ne è disponibile un ampio estratto in italiano, grazie alla traduzione curata dalla Federazione LEDHA]. I governi di tutto il mondo sono avvisati.

Ma quali sono queste disposizioni messe nero su bianco dall’ONU? Tra le varie indicazioni, anche a seguito delle pessime notizie provenienti dagli Stati Uniti legate alla non inclusione nelle terapie intensive di pazienti cronici o persone con gravi disabilità, viene affermato di «proibire il rifiuto del trattamento di cura negli ospedali sulla base della disabilità e abrogare le disposizioni che impediscono l’accesso al trattamento». Ma non solo questo.

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I limiti del virtuale e altro: ma che sia “colpa” delle persone con disabilità?

superando.it

L’esperienza di questi mesi di isolamento coatto, terminata (provvisoriamente?) in questi giorni, ha messo a nudo le potenzialità e i limiti dell’assistenza “da remoto”.
Probabilmente sussistevano e sussistono validi motivi che hanno consigliato questa scelta, di per sé valida, ma inficiata da troppi errori e omissioni.
Il concetto di telematico, di virtuale, di connessione senza contatto umano ha permesso di salvare il salvabile, forse più nel settore educativo che in quello attinente la salute.

Non mi occupo più delle tematiche dell’apprendimento e delle tecniche ad esse connesse da parecchi anni, cioè da quando mia figlia ha terminato gli studi e quindi formulo solo alcune considerazioni da ex-utente probabilmente non bene informato.
La prima è che il Paese reale è distante e parecchio da quello che ci viene presentato dai media e dai politici di governo e di opposizione. Non tutte le famiglie, infatti, hanno collegamenti tipo Skype che permettano di partecipare aduna lezione in videoconferenza, non tutte le scuole sono debitamente attrezzate, non tutte le attrezzature funzionano correttamente, non sempre il personale scolastico è idoneo a tale compito, non sempre dirigenti scolastici, provveditori e ministra sono stati o sono all’altezza delle loro responsabilità.

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TEST NUOVO CORONAVIRUS: ANALISI RAGIONATA.

Da Laura Mazzantini ricevo e pubblico volentieri l'interessante articolo che ha scritto. 

 
TEST NUOVO CORONAVIRUS: ANALISI RAGIONATA.

ll test per il COVID-19, il tampone, si basa sulla PCR (reazione a catena della polimerasi), tecnica inventata da Kary Mullis nel 1983. Questa tecnica rivoluzionaria permette di trovare piccoli frammenti di DNA o RNA ed amplificarli. Tuttavia, la PCR presenta dei limiti di utilizzo per le diagnosi di infezione (1), perchè trovare frammenti di acido nucleico, appartenenti ad un microbo, in un soggetto, non vuol dire che effettivamente ci sia in corso una infezione: potrebbe trattarsi solo di frammenti di microbi morti, incapaci di provocare una malattia.
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La resilienza dei bambini con disabilità e delle loro famiglie

lastampa.it

La resilienza è la capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzati o anche trasformati positivamente. La comprensione del modo con cui le persone reagiscono alle situazioni avverse è oggi un’importante area di ricerca e di approfondimento. La semplice analisi dei fattori di rischio e dei fattori protettivi non è da sola sufficiente a spiegare perché alcuni individui soccombono sotto il peso degli stress, sviluppando anche a distanza di tempo, conseguenze psicopatologiche, mentre altri sembrano attraversare più o meno indenni condizioni sfavorevoli ed eventi traumatici anche molto gravi, attivando un funzionamento resiliente. Verosimilmente, la resilienza è un fenomeno complesso che deriva da più processi che agiscono in sinergia.

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