Sudore, lacrime e sfruttamento
ilmanifesto.it
Paola, la bracciante. «Io e tanti migranti siamo schiavi anche in pandemia. Il contratto è una concessione e moriamo giovani»
I braccianti, soprattutto migranti, durante questa pandemia hanno conosciuto il volto più ipocrita dello Stato. Sono stati considerati fondamentali in quanto utili alla produzione agricola del Paese, mentre continuavano ad essere ogni giorno reclutati da caporali e padroni nelle piazze di molte città italiane e sfruttati in molte aziende agricole. La pandemia ha cambiato spesso in peggio la loro condizione. Obbligati a lavorare senza mascherine e guanti, alcuni hanno usato per proteggersi sciarpe pesanti avvolte sul viso mentre eseguivano gli ordini del capo di turno. Hanno visto spesso aumentare le ore di lavoro quotidiano mentre continuavano a vivere in ghetti, baracche, residence abbandonati, lungo una filiera dello sfruttamento che è diventata la colonna vertebrale di un’economia mafiosa ogni anno più sviluppata. La sera poi Conte li ringraziava durante la consueta conferenza stampa.