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Una società inclusiva passa anche per le parole che si usano in aula

fonte disabili.com

Il Rettore dell’Università degli Studi di Padova, Rosario Rizzuto, invita docenti, amministrativi e studenti a usare “persona con disabilità” tanto nella documentazione amministrativa  quanto nelle relazioni interpersonali

La scelta di un certo linguaggio, di determinate parole e termini è una cosa che riguarda ciascuno di noi: se per alcuni di noi si tratta addirittura di ferri del mestiere (vedasi il nostro), per tutti le parole sono comunque strumenti di quotidiano uso. Volenti o nolenti, tutti noi utilizziamo la lingua per comunicare: a volte la bistrattiamo, a volte la eleviamo, ma, quale che sia il nostro intento, ciascuno di noi la utilizza per rappresentare, e dunque costruire la realtà.

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Alunni con disabilità: uno su due si iscrive a un professionale

fonte vita.it

Sono 254.366 le alunne e gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, pari al 2,9% del totale della popolazione studentesca. Il 43% delle classi ha almeno un alunno con disabilità. Nel 70% dei casi, la disabilità è intellettiva. C'è un insegnante di sostegno ogni 1,80 alunni con certificazione di disabilità. Il report biennale del Miur

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Sindrome della Rassegnazione: la malattia dei bambini migranti

fonte vita.it

L’hanno chiamata in tutti i modi: “malattia della bella addormentata”, “stato catatonico”, “apatia” eppure definire esattamente la “uppgivenhetssyndrom” (in inglese Resignation syndrome), letteralmente “Sindrome della rassegnazione” continua ad essere complicato perché, ancora oggi, questo disturbo che sembra affliggere solo i figli dei migranti in Svezia, rimane in larga parte un mistero.

A soffrirne sono prevalentemente bambini e ragazzi tra gli 8 e i 15 anni che improvvisamente cadono in uno stato di torpore profondissimo, incapaci di rispondere a qualsiasi stimolo vitale, faticano a svegliarsi e sono costretti a nutrirsi con un sondino.

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Quel che dovrebbe essere, sempre, l’inclusione scolastica

fonte superando.it, di Simona Lancioni *

Forse «La Repubblica» (cronaca di Bologna) ha virato un po’ sul sensazionalistico nei due articoli del 6 e 10 aprile, intitolati rispettivamente Riccione, in classe c’è un bimbo con l’epilessia: ogni compagno ha un ruolo per le emergenze» e La maestra che ha sfidato l’epilessia: “Così ho insegnato alla classe ad aiutare il compagno” (di Ilaria Venturi), ma la storia di Noah, che ha 9 anni e soffre di epilessia, è qualcosa di più di una bella storia di inclusione scolastica.

Elena Cecchini ha 43 anni e insegna alla scuola primaria Annika Brandi di Riccione (Rimini). Ciò che l’ha resa “famosa” è il fatto di avere coinvolto i suoi alunni nelle operazioni di pronto intervento, nel caso in cui Noah avesse manifestato una crisi epilettica. In quella circostanza a diversi alunni sono assegnati incarichi specifici da svolgere, mentre lei stessa soccorre il bambino. Incarichi come prendere il farmaco dal secondo cassetto, prendere il cuscino dall’armadietto, chiamare i bidelli e gli insegnanti delle classi addicenti.
Gli incarichi sono annotati su un cartellone appeso in classe

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Troppi anziani soli. E la Sanità non aiuta chi è in difficoltà

fonte "La Stampa"

Il terzo omicidio-suicidio in poco più di un mese. Le associazioni: poco impegno nel garantire le cure

 
 

 

Le calle e i biglietti lasciati da vicini e conoscenti all’ingresso della palazzina in cui i due anziani coniugi si sono tolti la vita

 
 
 
 

 

Davanti al civico 12 di via Signorini qualcuno ha lasciato delle calle bianche e due biglietti a forma di farfalla. Nessuna frase di condoglianze, solo due nomi: Luciana e Norberto. «Appena ho saputo mi è venuto in mente quello che diceva mio padre», racconta una vicina che si stringe nelle spalle mentre gli occhi si velano di lacrime. «Quando la mamma si è ammalata di Alzheimer lui si è pentito di aver restituito la pistola in caserma. Avrebbe voluto farla finita, per entrambi, non ce la faceva più a vederla soffrire. Sono cose che si capiscono solo se si provano sulla propria pelle. Non si può giudicare».

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