Il malcontento è indistinto, abbondante e diffuso… anzi, generalizzato. La tendenza culturale dominante, sottolinea Alain Goussot docente di pedagogia speciale Università di Bologna, nella società e anche nel mondo della scuola è quella di sottolineare le negatività, quello che non va e soprattutto di pensare che non possiamo fare nulla e cambiare nulla. L’essere spettatori, consumatori sfrenati e ansiosi perché con sempre meno risorse a disposizione porta ad un atteggiamento rassegnato, di chi subisce quello che sembra un destino ineluttabile.
I mille tentativi che faranno la differenza
22 Dicembre, fonte superando.it, Silvia Lisena
Noria Nalli, che cura il blogLa stampella di Cenerentola su «La Stampa.it», ha recentemente pubblicato un articolo dove smentisce una notizia circolata tempo fa e relativa all’ingaggio della modella curvy Clémentine Desseaux come testimonial del rossetto Louboutin [per “curvy” si intendono donne che si sentono a proprio agio con forme prorompenti e non con il fisico classico “da modella”, N.d.R.]. «La Louboutin mi aveva mandato il rossetto da provare, in qualità di blogger ed io ho realizzato un video, tra l’altro molto carino, che ho pubblicato sulla pagina social della griffe. A loro è piaciuto e l’hanno condiviso. Non è successo altro», ha scritto la modella attraverso la sua pagina Facebook alla stessa Nalli.
L’articolo della Stampella di Cenerentola, però, ha un tono tutt’altro che negativo, a partire dal titolo (Il mondo della moda non avrà più barriere), fino ad arrivare alla frase emblematica «Non era ancora il momento giusto». Nalli pone l’accento sul fattore della tempistica, evidentemente sbagliata, che non ha favorito quella spinta verso una maggiore apertura mentale che abbracciasse la concezione che sì, anche una modella curvy sarebbe potuta essere la testimonial di un rossetto.
Ma le chiese non sono di tutti?
15 Dicembre, fonte superando.it, Marina Scappaticci *
Il 5 ottobre scorso mi sono sposata nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Vaccheria di Caserta e per l’occasione avevo invitato al matrimonio una mia cara amica che da dieci anni è in carrozzina. Per avere accesso alla chiesa di Vaccheria, però, ci sono cinque scalini, difficili da superare per chi non ha l’utilizzo dei propri arti inferiori.
Già durante il primo colloquio intercorso con il parroco don Vincenzo Aveta, avevo esposto la “mia” necessità: rendere, almeno per un giorno, accessibile la chiesa. In quell’occasione mi era stato risposto che prima avrei dovuto accertarmi di avere l’esigenza dell’accessibilità e che poi, eventualmente, si sarebbe provveduto a far salire la persona “a mano”, in quanto l’abbattimento delle barriere architettoniche avrebbe rovinato l’estetica del Santuario.