Stampa

Quelle storie di “papà rari”

22 Marzo, fonte superando.it Simonetta Morelli

Cercavo una storia e ne ho trovate decine. Sono quelle dei padri detti brevemente “rari”, padri cioè di bambini con Malattie Rare, che la Fondazione Telethon ha scelto per realizzare un video dedicato «a tutti i papà e per tutti i modi meravigliosi di esserlo».
In una bella intervista rilasciata a «Io Donna», settimanale del «Corriere della Sera, Federico Ghiglione, pedagogista e consulente dell’Ospedale Gaslini di Genova, spiega che gli uomini di oggi rifiutano il ruolo di “mammi”. Desiderano una maggiore conoscenza dei bisogni profondi dei figli e tendono a una maggiore autonomia nella loro cura. Tengono moltissimo all’affermazione della presenza paterna accanto a quella materna. E sono pronti, sì, ma ancora fragili.

Stampa

"La disabilita' non e' ricchezza"

fonte "Il Tirreno". 20-03-2016

La sentenza: tutte le indennità fuori dall’Isee. Ma i Caf non la applicano e i cittadini non lo sanno. 

È un po’ come se Golia, dopo aver perso contro Davide, fosse salito sul trono d’Israele, infischiandosene della sassata. I disabili hanno battuto lo Stato due volte in tribunale: la prima al Tar del Lazio nel 2015, la seconda lo scorso 29 febbraio al Consiglio di Stato. In entrambe le sedi è stato stabilito, con sentenza immediatamente esecutiva, che le indennità di accompagnamento e le pensioni di invalidità non rientrano nel calcolo dell’Isee. Il motivo è semplice: non sono un patrimonio né una remunerazione, ma la compensazione di una «situazione di inabilità che provoca in sé per sé disagi e diminuzione di capacità reddituale» e non determina «una “migliore” situazione economica del disabile rispetto al non disabile». Insomma: la pensione di disabilità non è un privilegio.

Stampa

Brahe e il dopo di noi

Rosa Mauro

Brahe e il dopo di noi

Il tema del mio articolo è l’astronomia. Per dirla tutta, voglio scrivere di rivoluzione copernicana… Desidero farlo perché vorrei riflettere su quella discutibile cosa che è la legge sul “dopo di noi”, per contestare un atteggiamento che sembra essere molto diffuso tra autorevoli personaggi e associazioni storiche. Intanto inquadriamo il titolo: perché Brahe, visto che voglio parlare di rivoluzione copernicana?

Thyco Brahe era un astronomo danese molto ricco, che aveva addirittura comprato un‘isola per eseguire le sue osservazioni astronomiche. Egli aveva alle dipendenze molti giovani astronomi brillanti, il più noto dei quali fu Johannes Kepler, uno che oggi accidentalmente sarebbe etichettato come disabile, ex grave prematuro e ipovedente.

Stampa

Nessuno deve sentirsi un’isola irraggiungibile

27 Gennaio, fonte superando.it Rosa Mauro

Care Associazioni, oggi voglio parlare con voi. Sì, proprio con voi, che siete nate, soprattutto se siete di malati e disabili, per tutelare la sofferenza e il disagio.

La tutela è un’ottima cosa, desiderare che migliori la qualità della vita, trovare le cure migliori, tutelare per lavoro e svago, anche. Il problema è quando questo si limita solo ad alcuni, perché quegli alcuni abbiamo deciso di tutelarli, e gli altri no.
Giuro, io a questa vostra “politica del campanile” non avevo mai davvero creduto… Mi dicevo: «Ma ti pare che persone che vedono ogni giorno la sofferenza, che scelgono di alleviarla, se si trovano davanti a qualcuno che ne è colpito, ma non ha, come si dice, la “denominazione giusta”, non intervengono?». Sarebbe come se io, essendo un bagnino, non salvassi uno che sta per affogare solo perché lo sta facendo tre metri dopo il mio stabilimento! Non è logico, non è naturale, nemmeno umano, penso. Perfino in guerra quando il nemico viene ferito lo si cura, lo si aiuta…
Mi sono dovuta ricredere, però. Sono tre anni che porto avanti questo mio personale viaggio nel mondo dell’associazionismo, partendo dalla mia “terra ibrida”, in cui convivono problemi come la miastenia e la neurite, e una diagnosi contestata che mi sta portando via l’uso delle gambe. O meglio, più che una diagnosi contestata, una diagnosi che non c’è.

Stampa

Disabili a Roma, ingiusto chiedere alle famiglie di anticipare gli stipendi agli operatori

27 Gennaio, fonte ilfattoquotidiano.it Fabiana Gianni

Tantissime famiglie che dopo anni di lista d’attesa hanno ottenuto, previa verifica di tutti i requisiti, il contributo per assumere un OSS (Operatore socio sanitario) ora si trovano a dover anticipare stipendi agli operatori anche fino a tre o quattro mesi. Gli operatori assunti si occupano di tutta una serie di mansioni indispensabili alla vita quotidiana dei disabili, o tramite cooperativa convenzionata con il comune o direttamente tramite il citato contributo. E non è secondario notare che i costi del contributo dimezzano la spesa del comune aumentando le ore di servizio erogato. Il Comune di Roma tarda puntualmente il rimborso , nonostante una serie di circolari, note e diffide. E’ così che di fatto chi è stato giudicato in condizione di difficoltà tanto da essere destinatario del contributo, d’improvviso diviene così benestante da poter anticipare stipendi, contributi, ecc. per mesi consecutivi.

Condividi su

FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin