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Sanità, Gino Strada: “Gratuita e per tutti”. “Costa troppo? Tagliamo i profitti”

fonte ilfattoquotidiano.it

“Dieci milioni di italiani non possono curarsi come dovrebbero perché non possono permetterselo”. Parte da questo dato l’analisi che Gino Strada ha affidato ad un post pubblicato sul suo profilo Facebook nei giorni in cui impazza il dibattito sull’opportunità dei maxi tagli alla sanità annunciati per dare respiro ai conti dello Stato: “Quanto deve costare la sanità‬?” si chiede il fondatore diEmergency: “A mio avviso, l’unica risposta intelligente (e carica di giustizia) è: quanto serve, quanto serve per curare al meglio le persone che ne hanno bisogno. Tutte. Idealmente, non un euro in più, né un euro in meno”.

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Disabili e la solitudine estiva

14 Agosto, fonte ilfattoquotidiano.it Toni Nocchetti

Cosa accade durante la stagione estiva per la stragrande maggioranza delle famiglie con figli disabili?

Niente.

Dovrebbero, in un Paese civile, far discutere i risultati dell’inchiesta dellUnitalsi di Roma che rileva come la maggioranza dei disabili trascorre nella più totale solitudine i giorni delle ferie estive.

Ferie da che cosa ?

Dal lavoro che i disabili non hanno, dal tempo scuola sempre più affidato alla benevolenza dei Tar e alle tasche delle famiglie che possono spendere migliaia di euro per un ricorso legittimo?

Qualche giorno fa in un centro commerciale della mia città ho incontrato una famiglia dell’associazione tutti a scuola che mi ha raccontato che quel luogo è diventato per la loro figlia con difficoltà motorie il posto ideale perché privo di quelle insopportabilibarriere architettoniche che le passeggiate cittadine comportano.

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Storia di un'amara vacanza

di Rosa Mauro

 

La riflessione prende spunto da un articolo de l'adige.it (http://www.ladige.it/territori/fiemme-fassa/2015/07/11/disabili-hotel-pozza-fassa-clienti-vanno-via-titolare-amareggiato) dell' 11/07/2015

Questa è una notizia di qualche tempo fa, che narra di due coppie che hanno lasciato un hotel perché infastidite da un gruppo di disabili e accompagnatori. L’attenzione del 99% dei lettori, penso, si è concentrata (ovviamente) sulla storia in sé e sul comportamento delle due coppie, ma io, che amo leggere tra le righe, mi sono accorta di una cosa forse sfuggita ai più.

Le affermazioni che cito qui, testualmente, mi hanno inquietata e ferita molto: Infastiditi dalla presenza, soprattutto a tavola, di menomati. I portatori di handicap, una quarantina più i rispettivi accompagnatori, erano però tutti più o meno autonomi, composti e silenziosi, molto educati e cordiali. Alcuni erano solo sordo-ciechi.

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Orfani di Stato

23 Luglio, fonte invisibili.corriere.it  Antonio Giuseppe Malafarina

Ci sono lutti che ti toccano da vicino. La scomparsa del papà di Leo strazia il cuore di chi scrive e ci tira in ballo tutti quando egli dice: «Ora, a parte che ci mancherà per sempre il suo bene, il suo affetto e la sua presenza, non so bene se e come io e mamma riusciremo a cavarcela». Leo è un orfano di Stato, come è probabile che sarà un giorno, o forse l’istante successivo alla conclusione di questa frase, chi scrive.

Leonardo Tencati, classe ’71, spiritoso e battagliero, dal 1986 costretto a muoversi in carrozzina. Sì, costretto, termine errato per il buon giornalismo, perché Leo con l’uso delle sue gambe era più libero. Un tuffo sbagliato nelle acque dei Caraibi, la paralisi, la crisi respiratoria durante il viaggio di rientro in Italia su un aereo specializzato ed il ripiego in Canada. Finalmente la patria, il Niguarda, la riabilitazione in Germania, il liceo a Milano dove non gli permettono d’installare un montascale neanche a proprie spese e allora issato da mamma Marisa su per le scale… l’università che non decolla e barriere onnipresenti. È una disfatta sociale sentirgli dire: «Mi sono ritrovato chiuso in casa coi miei familiari dalla mattina alla sera tutti i giorni per anni, senza amicizie e senza nessuno scopo, anni bui e solitari, Internet non c’era ancora… poi nel 1995 sono arrivati windows95 e Internet e da lì è andata leggermente meglio, il buio è stato meno buio, una speranza si è accesa».

Dov’era il sostegno statale che avrebbe dovuto demolire quelle barriere? E dov’erano gli amici? Il volontariato, splendida risorsa del nostro bel Paese? Insomma, dove eravamo noi? C’era solo la sua famiglia.

Più tardi arriva qualche lavoretto, qualche amico e l’impegno sociale. Leo si batte per il diritto alla Vita indipendente, la possibilità di vivere autonomamente dai suoi, col sostegno dello Stato, in ottemperanza all’art. 19 della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Chiede un contributo per poter essere assistito in autonomia ma lo Stato giudica che non sussistano i requisiti necessari. Leonardo appare una persona ricca. In verità è una persona con una famiglia attorno che se ne sobbarca le difficoltà con tanto sudore e cercando di mettere da parte un gruzzolo che servirà quando essa non ci sarà più. Il patrimonio di una persona con disabilità grave o gravissima non è ricchezza, è un’assicurazione sulla vita. E, coerentemente, lo Stato tassa anche quella…

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Per i disabili volare è un’odissea

21 Luglio, fonte linkiesta.it, Lidia Baratta

Pochi posti e vicino al finestrino per chi ha mobilità ridotta, facoltà di rifiutarli a bordo, ironie fuori luogo: forse è ora di cambiare rotta

Volo low cost Brindisi-Milano. A salire per ultima è una signora in carrozzina, immobilizzata dalla vita in giù, e in evidente sovrappeso. L’assistente aeroportuale la accompagna fin dentro la cabina. E lì la signora scopre che il suo posto è quello accanto al finestrino. Inutile dire alla hostess che lei lì in fondo, con gli spazi ridotti ai minimi sindacali delle compagnie low cost, ha difficoltà ad arrivare, nonostante l'assistenza. Deve scavalcare ben tre sedili. La hostess risponde che non può farci niente, che è il «regolamento» che assegna alle persone con disabilità i posti accanto al finestrino «per ragioni di sicurezza». Quindi o arriva (a fatica) fino all’ultimo posto della fila, o scende dall’aereo.

Spulciando i regolamenti e le disposizioni nazionali e comunitarie, si scopre, purtroppo, che è tutto vero: i disabili che vogliano viaggiare in aereo hanno un certo numero di posti a disposizione per velivolo, e preferibilmente quelli dal lato finestrino, in modo che in caso di emergenza non ostacolino la fuga o le manovre di salvataggio. Per le stesse ragioni altre compagnie riservano invece i posti in coda, in fondo all’aereo. Darwinismo applicato ai cieli.

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