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Figli disabili. Le madri che ammalarsi non possono eppure accade

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

avvenire.it

Le madri che ammalarsi non possono eppure accade
Roberta D'Angelo

Scrivo queste considerazioni dopo aver condiviso in maniera più o meno coinvolgente la sofferenza di amiche, mamme di figli disabili, per una malattia grave (per l’esattezza tumori), risolti in modo diverso. E dopo aver ascoltato troppe volte la stessa frase: 'Non abbiamo diritto di ammalarci'.

C’è una forza dentro agli sguardi sorridenti eppure carichi di stanchezza e dolore. C’è una vitalità nelle carezze, un amore nelle parole rivolte ai figli disabili, ma anche ai loro amici e compagni di avventure. Quel pizzico di vita in più che nessuno invidia, ma tutti non fanno a meno di notare. Un cocktail di elementi che fanno scorrere la vita delle famiglie con disabili, immerse in una normalità che non appartiene loro, e che pure le contiene, come scialuppe nello stesso mare solcato da barche di ogni tipo. Ebbene, quella forza ha un vero grande nemico: la malattia.

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Caporalato

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

 

“Lavora, ciuccia, asina. Che con i soldi che mi tengo dalla tua paga mi faccio le vacanze, mentre voi dovete pagare i mutui”. Sono quasi trent’anni che Angela (nome di fantasia) se lo sente ripetere. Da quando a 14 anni, appena uscita dalle scuole medie, suo padre l’ha portata a lavorare nei campi pugliesi “perché non avevamo soldi per andare avanti”. Oggi di anni ne ha 42, la maggior parte passati da bracciante sfruttata dai caporali che, dalla sua Taranto, l’hanno portata in giro per la regione a raccogliere uva e ortaggi. Ma oggi per lei e altre 49 vittime dello sfruttamento inizia una nuova vita. Angela fa parte del gruppo di 50 donne italiane che sono state coinvolte nella prima filiera bio-etica contro il caporalato.
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“Eroi” che non saranno ricordati nei libri di storia

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superando.it  Pietro Pelillo

Ombra di caregiver e disabileSono una persona con grave disabilità, oggi affetta da SLA (sclerosi laterale amiotrofica), dopo avere vissuto per quarantasette anni una vita cadenzata da studio, lavoro, interessi e quant’altro, tra alti e bassi. Vivo in questo recondito scenario che è la città di Roma e da qui mi si permetta di suonare e dedicare questa sinfonia a Lei, a Ezia mia moglie, ora e per sempre.

Quanto Lei mi abbia educato, accompagnato nella vita prendendomi per mano, aiutato a superare la disperazione, quanto abbia dovuto e quanto debba spendere in termini quantitativi e qualitativi, Lei che deve quotidianamente sacrificare gran parte della propria vita a sostegno delle mie terrene necessità. E sì che vestirmi, lavarmi, mangiare, bere, soddisfare le mie necessità fisiologiche, fare una passeggiata e altro sono atteggiamenti talmente normali da non poter essere concettualmente considerati come “straordinari”. Ma tant’è che se io non avessi l’amore, l’attenzione, la vicinanza, il sostegno di Ezia, certamente non potrei vantare la stessa dignità di vita che posso vantare ora e tali atteggiamenti, di normalità ordinaria, diverrebbero per me di grottesca straordinarietà.

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“Murati vivo in casa e sparisci”, quando le parole fanno male

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totemmagazine.it/    Simona Bonito

“Murati vivo in casa e sparisci”, quando le parole fanno male

Oggi vi racconto una storia che a me fa orrore! Una storia che nasconde dietro alle parole comportamenti di odio che vanno assolutamente denunciati.

Le parole d’odio sono veicolo di discriminazioni e stereotipi che ostacolano l’eguaglianza e hanno conseguenze, a volte molto gravi.

Imparare a usare correttamente le parole e non lanciarle come sassi da un cavalcavia, ci permetterebbe di aprirci al confronto e all’inclusione.

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Se a morire è un uomo disabile nero americano malato di Covid

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L'11 giugno in Texas è morto Michael Hickson, un uomo disabile nero americano malato di Covid. Con "è morto" intendo che i medici si sono rifiutati di curarlo perché hanno decretato la sua vita di qualità troppo bassa per ricevere le cure. Nel senso che per loro se viveva da disabile o moriva era uguale. Hickson è stato lasciato senza medicine, e anche senza cibo e acqua, e anche senza poter vedere moglie e figli. È stato ucciso da abilismo e razzismo sistemico. È disponibile online (e la lascio nei commenti) la registrazione del medico che dice alla moglie di Hickson che non lo cureranno perché la sua qualità di vita è troppo bassa e ogni trattamento futile per una persona "nelle sue condizioni". È agghiacciante e vi sconsiglierei di ascoltarla se capitate su questo post prima di andare a dormire, se non fosse che dobbiamo tutti sentirla e impararla a memoria per capire appieno cosa vogliono dire "abilismo e razzismo sistemico".

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