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George Stinney jr, ragazzino quattordicenne di colore ucciso sulla sedia elettrica

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

Questa è la storia di George Stinney jr, ragazzino quattordicenne di colore ucciso sulla sedia elettrica nel 1944 negli Stati Uniti, per un duplice omicidio di due bambine bianche. A 70 anni di distanza una giudice della Corolina del Sud ha stabilito che il bambino era innocente. È lui il più giovane condannato a morte negli Stati Uniti nel XX secolo. «Lo Stato ha compiuto una grande ingiustizia verso George Stinney», ha dichiarato la giudice Carmen Mullen.
Mary Emma Thames e Betty June Binnicker, rispettivamente di 7 e 11 anni, furono uccise con una sbarra di ferro con cui furono violentemente colpite alla testa. I loro corpi furono ritrovati nella cittadina di Alcolu, Carolina del Sud, il 23 marzo del 1944. Stinney fu arrestato dopo che alcuni testimoni avevano riferito di averlo visto raccogliere fiori insieme alle due vittime. Dopo l’arresto il ragazzo non poté vedere i genitori e successivamente le autorità riferirono che aveva confessato. Secondo la giudice Carmen Mullins, che ha annullato la condanna, quel processo violò i fondamentali diritti stabiliti dalla Costituzione. Fu sommario, frettoloso, condotto da una giuria composta di soli uomini e soli bianchi. Inoltre, la giudice Mullins ha stabilito che la confessione del 14enne, di cui esistono due versioni, venne estorta con la forza. Non c’erano testimoni, né prove concrete della sua colpevolezza. Il ragazzino fu giustiziato a meno di due mesi dalla condanna e a sole 12 settimane dall’arresto.
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Il padre di Hafsa, 15enne annegata nell’Adda: ogni giorno si tuffa nel fiume per cercare la figlia

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fanpage.it    12 Settembre 2020

in foto: Il padre di Hafsa impegnato nelle ricerche del corpo della figlia

Un padre che non si arrende all'idea di non poter avere un luogo in cui piangere la sua amata figlia. E che da ormai più di dieci giorni continua a cercare il corpo della sua Hafsa, 15enne annegata nel fiume Adda a Sondrio, tuffandosi nel corso d'acqua e scandagliandone il fondo. Le immagini dell'uomo impegnato nella sua straziante ricerca sono state pubblicate su Facebook da un residente della zona, suscitando sentimenti contrastanti: da un lato grande commozione ed empatia per un genitore che non si vuole arrendere alla scomparsa della figlia. Dall'altro però anche qualche critica, perché nuotare in quel punto dell'Adda, nei pressi del parco Bartesaghi, è pericoloso: nel fiume ci sono mulinelli nascosti, il fondale è irregolare, e il papà di Hamsa mette se stesso in pericolo e rischia di finire annegato a sua volta.

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Minori. Maxi-blitz di polizia per una bimba contesa

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avvenire.it

 
Maxi-blitz di polizia per una bimba contesa
Trentadue persone all’alba. Carabinieri e polizia locale, assistenti sociali, infermieri e un medico. Visto che il contesto del blitz era quello di una fattoria, c’erano anche alcune guardie zoofile con tanto di patentino. Nel caso che l’asinello o le caprette si fossero opposte al mandato del Tribunale per i minorenni di Ancona. Lo squadrone d’assalto ha preso in consegna Susy, sette anni, portata via così, in lacrime, scalza, con il pigiamino. La mamma e il nonno che hanno tentato di opporsi sono stati respinti senza troppi complimenti e hanno rimediato un po’ di botte. Hanno sporto denuncia per lesioni.

Ma la giustizia ha fatto il suo corso. Questa strana giustizia minorile, implacabile con le persone più fragili, sorda a qualsiasi tentativo di dialogo con le famiglie – tanto la legge non lo prevede – vittime di provvedimenti coatti che spesso, molto spesso, appaiono fuori da qualsiasi logica di cooperazione e di sostegno al nucleo familiare. Come il caso capitato gli ultimi giorni d’agosto in provincia di Macerata. Un allontanamento non solo coatto, come prevede il terribile articolo 403 del co- dice civile – pensato dalla giurisprudenza fascista, anno 1941 – ma anche al di fuori da qualsiasi protocollo d’intervento visto che al primo posto ci dev’essere il 'supremo interesse del minore'. Difficile scorgerlo in questa situazione.

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Andrea

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Andrea aveva 28 anni, i capelli tinti male, le unghie (quelle di una mano sola che l’altra non ce l’aveva) sporche e nere di fumo e di smog.
Andrea portava due strani codini sulla testa e camminava un po’ insaccata in dei jeans stropicciati quanto lei. Andrea zoppicava tra i binari della stazione Termini “su casa”. Andrea veniva dal caldo della Colombia e anche in luglio portava un maglione. Portava dei braccialetti colorati portafortuna.

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Armando Izzo

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“Hanno ragione, sono ignorante. Non mi vergogno. Sono cresciuto a Scampia: papà lavorava anche 18 ore al giorno per garantirci una vita quasi normale. Poi una leucemia fulminante lo ha stroncato in due mesi. Aveva 29 anni, mia mamma 27 e io quasi 10. Sul letto di morte teneva stretto i miei 3 fratelli, tutti più piccoli. Stavo sulla porta, cercavo di non piangere. Da lontano mi ha fatto un cenno con la mano: diventavo il capofamiglia, altro che studiare. E infatti sbaglio i congiuntivi.

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