Stampa

Alhamdulaah

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

بهاءالدين محمد

Alhamdulaah sempre per tutto quello che ho buone e grandi notizie
Vi ricordate questo bambino con il cancro e che ha bisogno di inserire gli ospedali della Turchia per cure? ?? Note?? Altri progetti??
Sì sì grazie a Dio questo bambino è diventato in Turchia nello stato di şanlıurfa in ospedale lì per cure Alhamdulaah.

Stampa

Boltiere e la tragedia di Karim, che cercava vestiti in strada: «Ucciso da una vita povera»

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

corriere.it

È successo così anche martedì sera, nel parcheggio di via Monte Grappa, dove, tolte le ciabatte, Karim si è issato su una pigna di sacchetti di abiti per raggiungere la parte alta del cassonetto, dove poi è rimasto incastrato dal basculante. L’orario è ancora in corso di accertamento da parte dei carabinieri di Zingonia. Il bambino è stato trovato poco dopo le otto da una passante, quando già non reagiva più.

La difficile situazione famigliare di Karim era nota. Secondo di cinque fratelli, il più grande ha 11 anni, il più piccolo 2, viveva in una casa comunale con la mamma italiana, mentre il papà della Costa d’Avorio va avanti e indietro dal Paese d’origine. Non si può dire che mancasse l’affetto in famiglia, ma con forti problemi. «Dal 2013 la famiglia è seguita dal Tribunale per i minorenni di Brescia — spiega l’assessore ai Servizi sociali Cinzia Begnardi — che non ha mai disposto l’allontanamento dei bambini ma sempre un sostegno alla genitorialità. In questa direzione si sono mossi tutti i nostri interventi».

Stampa

GUERRA

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

In questa drammatica fotografia, Admira Ismic e Boško Brikic avevano solo 25 anni. Lei musulmana e lui serbo ortodosso, si erano innamorati a Sarajevo, quando avevano appena 17 anni. Un amore così forte e sincero che, nonostante l'odio etnico, non cadde neanche quando i serbi circondarono la città. Il 19 maggio 1993, Admira e Boško fuggivano da tutto questo. Raggiunto il ponte di Vrbanja, che collega il quartiere di Grbavica con quello di Marin Dvor, Boško fu colpito da un cecchino appostato sulle montagne. Anche Admira fu colpita, ma nonostante fosse ferita ebbe la forza di trascinarsi sul corpo ormai esangue del compagno. Fu il loro ultimo abbraccio, prima di morire. Il loro dramma, tuttavia, non finì tanto presto. I due giovani innamorati rimasero immobili in quell'abbraccio mortale per otto giorni, esposti come monito fino a quando il "cessate il fuoco" non consentì di recuperare i corpi e dargli una sepoltura l'uno accanto all'altro. Perché nonostante tutto, alla fine, l'amore prevalse sull'odio.

Stampa

T.S.O. storie di ordinari abusi durante l’emergenza sanitaria

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

pressenza.com

Alcuni giorni fa c’è stato un inquietante caso di Trattamento Sanitario Obbligatorio a cui è stato sottoposto un 33enne, Dario Musso abitante a Ravanusa, in Sicilia, provincia di Agrigento. Dario il 2 di maggio scorso semplicemente con un megafono parlava ai suoi concittadini invitandoli ad uscire di casa, a tornare alla vita normale, a ribellarsi agli abusi. Per questo è stato avvicinato e poi fermato da una volante dei carabinieri che sono intervenuti in modo spropositato dal momento stesso in cui il ragazzo non dava segni di alterazione né aveva opposto resistenza, al contrario appariva tranquillo e collaborativo.
In un breve video caricato su Youtube si vede dapprima il ragazzo fermo su di un’automobile parlare al megafono invitando le persone a “svegliarsi” a uscire a ribellarsi, a non sottostare più alle restrizioni imposte con la quarantena, poi in un momento successivo con una ripresa dall’alto si vede il ragazzo in piedi fuori della macchina ragionare tranquillo essere avvicinato da due carabinieri e tre sanitari. Nel proseguo del video si vedono i carabinieri portargli le mani dietro la schiena e poi gettarlo malamente a terra, dopodiché i sanitari iniettargli qualcosa con una siringa, presumibilmente un sedativo.

Stampa

Latifa

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

#storienere 

Lei è Latifa. Lei è nata in Marocco. Lei è francese. Vive a Rouen. Ha 59 anni. Latifa ha un figlio. Lei ama suo figlio. Lui è Imad. È un paracadutista dell’esercito francese. Imad è un bravo soldato, e un brav’uomo. Crede nel rispetto, e nella tolleranza. È l’11 marzo del 2012. Siamo a Tolosa. Imad incontra un ragazzo che ha risposto al suo annuncio e vuole comprare la sua moto. Lui è Mohamed Merah. Lui dà una veloce occhiata alla moto di Imad, poi alza la testa, lo guarda dritto negli occhi, infila una mano in tasca, impugna una pistola e gli spara alla testa. Imad non saprà mai perché lo hanno ammazzato. Perché è morto. Dopo di lui, Merah uccide altri due soldati a Montauban, poi un insegnante e tre bambini alla scuola ebraica. Merah ha 23 anni. Merah è un estremista islamico. Viene catturato e ucciso. Seppellito il figlio, due mesi dopo Latifa va a fare un giro nel quartiere dove e nato e cresciuto il suo assassino. Vuole capire, toccare con mano quello che non riesce a spiegarsi. Latifa incontra i ragazzi, parla con loro, li ascolta. Loro dicono che Merah è un eroe, un martire dell’Islam. Lei accusa il colpo. Loro la riconoscono. Si scusano. Latifa non si dà pace. Deve fare qualcosa. Fonda un’associazione intitolata al figlio, per i giovani e per la pace. Va nelle scuole, nelle strade, nelle prigioni. Parla di laicità e di islam, di come si può vivere in Francia da musulmani senza farsi imbrogliare dagli estremisti.

Condividi su

FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin