Stampa

Apprendimento dei movimenti

4 Maggio, fonte portale-autismo.it

Come sempre più spesso accade, la clinica e la ricerca nel campo dei disturbi dello spettro autistico portano entrambi ad un miglioramento della qualità della vita dei soggetti autistici.

Una delle caratteristiche peculiari di questa sindrome è certamente la goffaggine motoria che caratterizza i bambini, la difficoltà di coordinare i movimenti e la difficoltà di decodifica del messaggio gestuale.

Una recente ricerca del Dr. James Cusack, dell’ Università di Aberdeen, in Scozia, pubblicata sulla rivista Journal of Neuroscience, pone dei nuovi quesiti a riguardo.

La ricerca condotta dal Dr. Cusack prevedeva che un gruppo di soggetti con diagnosi di autismo e un gruppo di controllo visionassero dei filmati dove venivano mostrati, tramite una tecnologia che riduce i movimenti in una serie di puntini luminosi, delle figure in movimento.

I soggetti dovevano decidere se quel movimento fosse tipico di un ballo o di una lotta.

Il ricercatore si aspettava che i soggetti autistici mostrassero un forte deficit in questa prova, infatti i risultati hanno confermato le aspettative, ma in misura molto contenuta.

La ricerca ha mostrato come le aree cerebrali deputate alla decodifica primaria del movimento funzionassero perfettamente, dunque il deficit, secondo i ricercatori, si dovesse ricercare piuttosto nelle aree associative, substrato delle funzioni esecutive.
Questi risultati, sostiene il Dr. Cusack, il quale è in possesso di una diagnosi di autismo ad alto funzionamento, sono molto importanti.

Le aree sensoriali sono difficilmente modificabili, anche con allenamento mirato, dopo i primissimi anni di vita, mentre le aree associative sono sempre addestrabili anche in età più avanzata, quindi questi risultati possono accendere una speranza in più, laddove con un training adeguato esiste la possibilità di insegnare ad un soggetto autistico ad interpretare gesti e movimenti che altrimenti non avrebbe gli strumenti per comprendere.

Ulteriori ricerche andranno affrontate, ma di certo studi di questo tipo possono essere considerate come una boccata d’ossigeno importante sia per gli autistici che per le loro famiglie.

Qui l’articolo in lingua inglese

http://medicalxpress.com/news/2015-02-major-autistic-scientist-long-held-preconceptions.html#ajTabs

Dott. Brembilla Mauro

Condividi su

FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin