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"PULCE NON C'È", LA STORIA CONTINUA. "NESSUNA DIAGNOSI DI AUTISMO. E TANTA IGNORANZA"

Pubblico volentieri l'intervento di Viola Oggero. Una presa di distanza netta da certe stupide (e oggettivamente dannose) trasmissioni televisive che hanno fatto il pieno di ascolti qualche giorno fa: mediocre vetrina di altrettanti i mediocri personaggi alla caccia perenne di visibilità.

9 Aprile, fonte superabile.it

La mamma di "Pulce" commenta in un blog la trasmissione "Noi siamo", messa in onda da Rai3 nella Giornata mondiale dell'autismo. "E' stato brutto vedere pubblicizzata la comunicazione facilitata: illusione venduta a caro prezzo"

pulce non c'è

"Pulce non c'è", l'approfondimento neanche. A quasi una settimana dalla Giornata mondiale per la Consapevolezza sull'autismo, si raccolgono ancora le reazioni di chi, alle varie iniziative di quel giorno, ha guardato con un'attenzione particolare. E così oggi, sul blog "Autismomicanoccioline", viene accolto il commento della mamma di Pulce, la bambina protagonista del film, ispirato al libro di Gaia Rayneri, che Rai3 ha trasmesso proprio il 2 aprile, in prima serata, nel corso della trasmissione "Ci siamo". Una trasmissione che Alberto, autore del blog, aveva criticato, soprattutto per il mancato approfondimento seguito alla messa in onda del film, in particolare sul controverso tema della comunicazione facilitata.

E così Viola Oggero, la mamma di Pulce e Gaia, coglie l'occasione per esprimere la propria delusione e raccontare "la reale storia da noi vissuta anni fa, per colpa della Comunicazione facilitata e dell'ignoranza degli addetti ai lavori: neuropsichiatra infantile, psicologa , servizi sociali, insegnanti". Una storia che, sembrerà incredibile, ma "é stata molto più dura di quanto descritto dal film - assicura Viola - Se vi facessi leggere le carte processuali, rimarreste allibiti". In breve, il libro da cui trae spunto il film, scritto dalla sorella di Pulce, Gaia Rayneri, racconta di come la vita della famiglia fu sconvolta, improvvisamente, dalla vicenda giudiziaria in cui fu implicato il padre: sulla base della testimonianza resa dalla stessa Pulce, tramite la comunicazione facilitata, fu infatti accusato di aver molestato le due figlie. Pulce fu quindi sottratta alla famiglia, per essere accolta in una struttura, dove rimase quasi un anno. Le accuse si rivelarono poi infondate.

La diagnosi non c'è. Alla radice del dramma familiare e giudiziario, infatti, c'è l'ignoranza, o la "mancata consapevolezza" sull'autismo, che a Pulce non era stato neanche diagnosticato. In quelle carte processuali, infatti, "è descritta dal neuropsichiatra infantile al giudice come ‘bambina handicappata dotata di vivace intelligenza', senza diagnosi di autismo, che effettivamente non aveva mai fatto". Dal canto suo il Tribunale dei Minori, "in base alle relazioni ricevute, ha ipotizzato la presenza di un disagio in famiglia, indipendentemente dalla denuncia d'abuso: il suo disagio - chiarisce la mamma - si chiamava Autismo, ma nessuno ne ha tenuto conto! Avevano disposto la permanenza di Pulce in comunità anche quando il papà è stato prosciolto".

Il seguito della storia. La vicenda si è risolta solo dopo "9 lunghissimi mesi", quando Pulce è rientrata a casa su disposizione della Corte d'appello, ma "per due anni siamo stati ‘condannati' ad essere seguiti e controllati dai servizi. In questi colloqui le domande dell'assistente sociale erano: ‘vi è servita questa esperienza?'. Mai una scusa". E' questo, dunque, il seguito della storia, quello che nel film non si vede, quello di cui la trasmissione non ha parlato, arrivando perfino a distorcere il messaggi e l'obiettivo finale di Gaia. "Il film e prima ancora il libro - continua infatti Viola - è frutto della voglia di Gaia di dare un risarcimento morale al papà. Si coglie però anche tutta la sofferenza di una sorella, che esiste ma non osa disturbare dei genitori già così provati. É stato brutto - commenta ancora Viola - non raccogliere neppure un commento sulla nostra storia nella trasmissione e più ancora vedere pubblicizzato un libro scritto con la comunicazione facilitata".

La comunicazione facilitata, "illusione a caro prezzo". A proposito della comunicazione facilitata, "qualcuno dice che è giusto permettere alla famiglie di vivere di illusioni, ma io non penso che sia giusto - conclude Viola - C'è bisogno di comunicazioni vere. E sono molto arrabbiata con chi vende a caro prezzo queste illusioni Vorrei che storie come la nostra non accadessero mai più". 

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