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Individuate le differenze funzionali del cervello autistico

24 Marzo, fonte lescienze.it

Le differenze di funzionalità cerebrale tra soggetti autistici e non autistici sono state individuate per la prima volta grazie a una nuova tecnica di imaging che evidenzia con grande dettaglio l'attività dell'intero cervello. I dati mostrano una differenza nelle connessioni tra le aree della corteccia visiva del lobo temporale, coinvolta nell'elaborazione dell'espressione facciale, e la corteccia prefrontale ventromediale, implicata nelle emozioni e nella comunicazione sociale.

Grazie a una nuova metodica di imaging cerebrale, i ricercatori dell'Università di Warwick, nel Regno Unito, guidati da Jianfeng Feng, hanno isolato le differenze funzionali tra i cervelli di soggetti autistici e non autistici, identificando così le zone che contribuiscono maggiormente al disturbo.

La tecnica, chiamata Brain-Wide Association Analysis (BWAS) e descritta in un articolo sulla rivista "Brain", consente di estendere a tutto il volume cerebrale un dettaglio d'immagine che prima era raggiunto solo su aree molto ristrette. Il cervello può così essere suddiviso in circa 47.000 celle - o voxel, l'analogo tridimensionale del pixel.

In queste scansioni di risonanza magnetica funzionale sono evidenziate le aree in cui si osservano differenze di connettività cerebrale (Cortesia Università di Warwick)

Dal confronto di centinaia di scansioni di risonanza magnetica funzionale di soggetti autistici e non autistici, gli autori hanno selezionato 20 esempi di voxel in cui le connessioni nei cervelli autistici erano più forti o più deboli rispetto ai non autistici.


“Nel modello di cervello autistico si è evidenziata una riduzione della connettività tra la corteccia visiva del lobo temporale, coinvolta nell'elaborazione dell'espressione facciale, e la corteccia prefrontale ventromediale, implicata nelle emozioni e nella comunicazione sociale”, ha spiegato Feng. “Si tratta di un collegamento molto importante per la regolazione del comportamento sociale e nei soggetti autistici non ha una piena funzionalità”.

Una seconda differenza è stata riscontrata nella connettività di una parte del lobo parietale che sovrintende alle funzioni spaziali. Gli autori sostengono che, complessivamente, i due risultati documentano un'alterazione delle basi neurali che sovrintendono al rapporto tra sé e l'ambiente e alla teoria della mente, la capacità di formarsi una rappresentazione de pensiero degli altri.

I ricercatori ritengono che la metodologia usata potrebbe essere applicata anche all'identificazione delle aree cerebrali più coinvolte in altri disturbi neuropsichiatrici come il disturbo da iperattività e disturbo di attenzione (ADHD) il disturbo ossessivo compulsivo o la schizofrenia.

 

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