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Il diverso codice di «lettura» dei movimenti delle persone con autismo

Danilo di Diodoro - Corriere della sera

Gli autistici hanno difficoltà nel leggere le intenzioni dei gesti altrui, una difficoltà che potrebbe spiegare in parte le loro difficili interazioni con il mondo

Una delle tante abilità che possediamo senza rendercene conto è di essere capaci di intuire le intenzioni di un’altra persona a partire da segnali visivi provenienti dal suo movimento. Se osserviamo qualcuno che sta per prendere una bottiglia d’acqua sul tavolo, saremo probabilmente in grado di capire, da come inizia il gesto, se la sta prendendo per versare l’acqua in un bicchiere oppure per spostare la bottiglia in un altro posto. Piccole differenze nel gesto che permettono di capirne le intenzioni. È un’abilità basata sulla capacità di individuare gli elementi significativi del gesto e poi di interpretarli.

Un team interdisciplinare e internazionale composto da matematici, fisici, psicologi, medici e neuroscienziati dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), dell’Ospedale Gaslini di Genova e dell’Università di Amburgo, ha sfruttato questa abilità per un ingegnoso esperimento. I risultati, pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) indicano che le persone affette da autismo hanno una specifica difficoltà nell’individuare e nel leggere correttamente gli elementi significativi dei gesti altrui. Una difficoltà che potrebbe spiegare almeno in parte le loro difficili interazioni con gli altri nel mondo reale. Ma dalla ricerca è emerso anche che questa difficoltà è presente soprattutto quando il gesto è compiuto da persone non affette da autismo.

È quindi come se per le persone con autismo esistesse un diverso codice di “scrittura” e di “lettura” dei movimenti. E infatti è vero anche il contrario. Persone con sviluppo tipico, quindi non affette da autismo, hanno difficoltà nell’individuare e nel leggere correttamente gli elementi significativi dei gesti di persone con autismo. «Lo studio si è svolto in due fasi» spiega Cristina Becchio, ricercatrice dell’IIT e professore di Neuroscienze cognitive dell’Università di Amburgo, che ha coordinato il team di ricercatori. «In una prima fase, utilizzando tecniche di cattura del movimento, abbiamo videoregistrato azioni con intenzioni diverse, eseguite da bambini con sviluppo tipico e da bambini con autismo. Abbiamo chiesto loro di afferrare una bottiglia per poi versare dell’acqua (raggiungere per versare), oppure di afferrare la stessa bottiglia per poi metterla in una scatola (raggiungere per mettere). Nella seconda fase abbiamo usato i video registrati per studiare la capacità di bambini con sviluppo tipico e di bambini con autismo nel leggere l’intenzione espressa dal movimento. I bambini potevano vedere solo la prima parte dell’azione, fino al raggiungimento della bottiglia, e abbiamo chiesto loro di indovinare l’intenzione che osservavano: è per versare o per spostare?»

Sebbene si tratti di sofisticata ricerca di laboratorio, i suoi risultati forniscono un’importante chiave di lettura del comportamento autistico e delineano prossime prospettive di intervento e di possibile monitoraggio degli approcci terapeutici. «Quanto emerso dalla ricerca è importante perché conferma l’osservazione aneddotica, riportata da molte persone con autismo, secondo la quale le loro difficoltà di interazione sociale riguarderebbero l’interazione con persone con sviluppo tipico, ma non l’interazione con persone autistiche» dice ancora Cristina Becchio. «E suggerisce anche che le difficoltà nell’interazione sociale siano reciproche tra persone con autismo e persone con sviluppo tipico, e che quindi ogni intervento volto a superarle debba tenere conto non solo dell’individuo ma anche delle persone con cui interagisce» dice Lino Nobili, direttore della Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Gaslini, Università di Genova, coautore dell’articolo su PNAS. «La sfida per il futuro» conclude Becchio, «sarà anche capire se sia possibile insegnare alle persone con autismo a leggere meglio le intenzioni insite nelle azioni degli altri. Un processo tutto sommato non molto diverso da quello utilizzato a scuola per insegnare a leggere».

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