Stampa

"Piango di gioia"

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

 

"Questo è un momento di svolta nella mia vita. Perché si inizia a lavorare non solo più sulla funzionalità ma anche sull'estetica: quest’intervento mi consente di tornare finalmente a vedermi con i lineamenti di prima.
E così ricomincia a comparire il mio vero volto, nascosto dalle cicatrici.
Sono 4 anni che mi sento chiusa in una maschera di gomma, ho bisogno di uscirne. Già stasera, vedendomi davanti allo specchio post operazione, sono rimasta incantata dal lavoro del dottore.
La felicità è alle stelle.
Sono commossa.
Piango di gioia..."
 
Gessica Notaro
Stampa

SONO FIGLI NOSTRI

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

https://www.facebook.com/SaveTommasi/photos/a.119608084743253/3697694506934575/

La bambina si chiama Dina, la mamma è Rahel.
La storia è questa: sono in Libia, tenute prigioniere in una specie di magazzino dove vengono ammassate insieme a molti altri, come avviene di solito prima di una partenza o prima di essere venduti, per i torturatori libici non fa differenza.
All'interno del magazzino esplode una bombola di gas e muoiono sei persone. Ci sono anche diciotto feriti gravi, a quel punto gli scafisti decidono di imbarcarli tutti, subito, e liberarsene facendoli partire per il mare. Nessuno, in quelle condizioni, li avrebbe comprati, non erano più carne buona neanche per diventare schiavi. E liberarsi di tutti quei corpi, se avessero sparato loro, sarebbe stato più difficile che lasciarli inghiottire dal mare. Così, con i mitra puntati, i torturatori libici li obbligano a salire su un gommone e a partire.
Una donna morirà per le ustioni durante il viaggio, gli altri - in modi diversi - si salveranno. L'acqua salata buca la pelle degli ustionati durante il viaggio. Quasi tutti verranno trasferiti in ospedale appena arrivati a Lampedusa.
La foto della bambina Dina è dopo un mese di ricovero, quando le hanno tolto le fasce.
 
"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario". Primo Levi.
 
Potrebbe essere un'immagine raffigurante bimbo
 
 
 
Stampa

Stefano, il venditore di barzellette

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

 repubblica.it

 Torino, storia di Stefano: "La mia vita in strada da quando avevo 10 anni. E questa non è una barzelletta"

Per vivere racconta barzellette: "Ho fatto anche riparazioni di elettrodomestici, carrozziere, barista... ma la mia passione è sempre stata lo spettacolo". Una nuova vicenda umana per "Ritratti & riscatti" raccontata da un ex senza dimora

"Fra medici: - Ho in cura una paziente molto giovane che sta perdendo la memoria... Che cosa mi consigli di fare?
- Di farti pagare in anticipo!".

Inizia così Stefano a raccontare la sua storia, con una barzelletta. "Ho cinquant'anni e la mia esistenza è stata un po' rocambolesca. Ho vissuto con mia madre per gran parte della mia vita. Sempre in strada, dall'età di dieci anni. A sedici ho incominciato a ballare la breakdance, che in quegli anni andava molto di moda, e con i miei amici ci incontravamo in Piazza Castello davanti al Teatro Regio per esibirci, ero giovane e sentivo l'arte dentro. Io ero uno di quelli che la domenica mattina si alzava e andava, con la tuta fatta da mia madre, nella pista da pattinaggio con le gomitiere e la radio in spalla a sfidare i miei amici, l'ho fatto per cinque o sei anni".

Stampa

Milano, 30 Dicembre 1979

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

Milano, 30 dicembre 1979. Un parroco dà l'estrema unzione a Dario Rizzi, un sedicenne morto di eroina nella notte precedente, trovato su una panchina di un giardinetto in Bovisa.
Nella narrazione vincente, gli anni ’80 ci vengono raccontati come anni di benessere, edonismo e spensieratezza. Del resto, sono gli anni dell’affermarsi delle televisioni commerciali che porteranno al predominio di Silvio Berlusconi sulla comunicazione e poi sulla politica, così come gli anni del rampantismo della “Milano da bere” che trova nel Partito Socialista di Craxi il proprio referente politico.
Ma è un racconto assai parziale. “Milano da pere”, aveva sancito il movimento Punk per deridere gli slogan ottimisti e ipocriti di quel periodo. E che interi quartieri popolari di tutta Italia fossero sommersi dall’eroina sono una drammatica realtà, con le latterie, i bar e i parchi trasformati da luoghi di socialità in luoghi di spaccio. Aree verdi trasformate in piazze di spaccio aperte 24 ore su 24. Fuori dalle torri d'avorio dell'alta moda e della buona borghesia, tappeti di siringhe, giovani brancolanti ridotti a zombie, notizie quotidiane di scippi e morti di overdose, file davanti alle farmacie: questo lo scenario non proprio edificante che può ricordare la generazione vissuta tra la metà degli anni ’70 e la metà degli ’80. La "droga di stato" è stata chiamata, anestetico per sopire mortalmente una generazione, gli anni delle contestazioni, gli anni di piombo. Del resto, se si parla con i partecipanti che hanno vissuto le lotte delle contestazioni, molti concordano sul fatto che per 1 che scelse la lotta armata, almeno 10 scelsero l’eroina.
 
Stampa

Michele Baù

Scritto da Super User. Postato in Storie di Invisibili

Ciao Michele. A differenza di Carmen io non ti ho conosciuto e mi dispiace molto: Gianfranco

 

da Carmen F.

Avevo letto questo post, avevo sospettato...adesso apprendo che Michele Bau', ci ha lasciati. Si, si e' tolto la vita dopo questo post. Michele era un ragazzo molto intelligente, aveva una mente critica verso questa società', verso le istituzioni. Ma era fragile, ed e' stato vittima del sistema psichiatrico. Un sistema violento, repressivo, punitivo, ancora più' violento perché travestito da sistema curativo. Non e' così, la psichiatria è' un ghetto che ora si chiami comunità o centro di salute mentale e che prima si chiamava manicomio non fa differenza, esiste ancora la contenzione...Michele la temeva... qualche volta me lo disse in privato... esistono ancora i ricoveri coatti, non lo dimentichiamo.. e sono usati a fini repressivi, il ns "maestro più alto del mondo" ce lo ricorda sempre. La psichiatria e' uno strumento repressivo del potere, oggi come ieri, non esiste una psichiatria buona e non esiste la malattia mentale.

Rip Michele... sono contenta di averti conosciuto.

Condividi su

FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin