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Coronavirus e scuola: «Bocciate mia figlia. E’ disabile e non ha p

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corriere.it

La testimonianza della madre di Beatrice, 10 anni: «La sua scuola l’ha abbandonata. Se viene promossa in quinta elementare non riuscirà a recuperare le lacune accumulate»

Mia figlia Beatrice, che ha 10 anni e frequenta la quarta C presso la Scuola Primaria Antonio Scarpa di Milano in via Clericetti 22, è affetta da una grave forma di epilessia farmacoresistente che ne ha compromesso anche le capacità cognitive. Per questo ha un Piano Educativo Individuale (PEI): alla sua classe è stata assegnata un’insegnante di sostegno e a lei un’educatrice per aiutarla nelle autonomie personali come stabilito dall’art.9 della legge 104/92.

Dal momento della sospensione delle lezioni a tutt’oggi, ossia in due mesi e mezzo, Beatrice non ha mai avuto alcun contatto con i suoi insegnanti curriculari mentre in 9 occasioni ha incontrato via web l’insegnante di sostegno. La sua educatrice, invece, l’ha raggiunta via web con regolarità da fine marzo, ma la Scuola non mi ha mai contattata per informarmi se il piano didattico previsto per la bambina dovesse subire qualche modifica a causa dell’isolamento, né ha fatto pervenire la necessaria rimodulazione del PEI che il dirigente, nella sua ultima comunicazione, ha riferito essere stato cambiato (a nostra insaputa) e degli obiettivi per l’anno in corso sulla base dei quali Beatrice dovrebbe essere valutata.

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Covid-19: STORIE PER SPERARE!

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avaaz.org

In questi mesi è successo qualcosa di meraviglioso -- ce ne siamo accorti tutti. Di fronte alla violenza della pandemia, quando sarebbe stato molto più facile abbandonarsi a paura ed egoismo, abbiamo ritrovato la nostra comune umanità.
Ma c’è il rischio che quando la pandemia sarà sconfitta, anche la gentilezza di questo momento svanisca. Si può già vedere nelle divisioni che riaffiorano per calcolo politico e nelle teorie cospirazioniste che diventano virali.

Lo spirito di compassione, di responsabilità e di unità che milioni di noi hanno sentito in questa terribile crisi è fragile e deve essere difeso.
Abbiamo selezionato dieci tra le più belle storie di questa nuova splendida umanità. Per ricordarci chi siamo veramente nei momenti di crisi e che siamo capaci di affrontare le più grandi sfide -- stando uniti.


Covid-19: Reasons to hope

A Bangalore, in India, il piccolo ristorante "Desi Masala" offre pasti per oltre 10mila persone vulnerabili ogni giorno -- e non sono gli unici! Migliaia di volontari, in ogni angolo del mondo, aiutano a cucinare cibo fresco e salutare per i lavoratori in prima linea e per chi ne ha più bisogno.

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Migranti. Adam è morto tra il fango del campo di Moria, senza ricevere cure

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avvenire.it

Adam è quello a destra, con la maglietta rossa

Per due lunghe sere, lo scorso ottobre a Smirne, sulla costa occidentale della Turchia, avevano raccontato ad Avvenire i dettagli del loro viaggio, i progetti, i costi, persino gli accordi presi con i trafficanti, quelli di cui aspettavano da un momento all'altro la chiamata, rigirandosi il cellulare fra le mani. Abdinasir e Adam, entrambi trentenni, amici di nazionalità somala, attendevano il momento giusto per salire su un gommone e attraversare, in piena notte, il tratto di mar Egeo che li separava dall'isola greca di Lesbo, porta d'ingresso per l'Europa. Già centinaia di migliaia di persone avevano fatto lo stesso prima di loro, all'imbocco della rotta migratoria attraverso i Balcani che da anni è la via più battuta per il vecchio continente.

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Maral

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di Carmelo Abbate

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Lei è Maral. Nasce a Teheran, in Iran, nel 1987. La sua famiglia è modesta, pochi fronzoli, ma tanto amore. Maral è una bambina diligente e responsabile, il padre le legge un libro tutte le mattine, una volta a settimana la porta in libreria, e sulla strada di casa si fermano a comprare il gelato. Maral impara a leggere così, e le piace un sacco. A scuola è la prima della classe e si diploma con ottimi voti. Ha 18 anni. È il momento di scegliere l’università. Maral segue le sue amiche e si iscrive a Matematica. Studia, frequenta i corsi, si laurea, ma le manca qualcosa.

Scopre che l’ambasciata italiana fa dei corsi per chi vuole imparare la lingua e studiare all’estero. Maral pensa all’Italia. La conosce solo attraverso i film. Va all’ambasciata, si informa, appena esce non ha dubbi, non sa perché ma quella è la sua strada. Maral studia italiano, per mantenersi insegna inglese.

È dura, deve attraversare la città per andare da un posto all’altro, ma non le pesa. Sogna il giorno in cui vedrà finalmente l’Italia. È il 2014. Maral vince una borsa di studio, prende un aereo e atterra a Bologna.

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Uriel

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Lui è Uriel. Nasce a Ceccano, in provincia di Frosinone, nel 2008. È un neonato prematuro, ha problemi respiratori, lo intubano. La madre osserva da un vetro il suo piccolo leoncino, appena nato e già lottatore. Passa un mese. Uriel ce l’ha fatta.

Può finalmente andare a casa. Ha 3 anni. È un bambino sensibile, con una innata predisposizione ad aiutare gli altri. Gioca con i cugini, si unisce al gruppo un bambino più grande con la sindrome di Asperger. Uriel non lo conosce, ma appena lo vede molla tutto e gli corre incontro. Lo sostiene, non lo lascia mai solo. Frequenta le elementari. Nella sua classe c’è un bambino autistico. I compagni lo isolano. Uriel lo prende per mano. Gioco io con te. Ha 7 anni. È pieno di passioni. Guarda il cartone animato di Dragon Ball. Imita i personaggi, ha una voglia matta di studiare arti marziali, si iscrive a Taekwondo. Poi è la volta di One Piece, tappezza la sua cameretta di poster sui pirati. Il suo armadio è pieno di magliette di Messi e Dybala. È il 2015.

Uriel ha una gamba gonfia. Fa un controllo. Sarcoma di Ewing. La madre non sa come dirglielo. Adesso dovrai essere forte come uno dei tuoi eroi. Uriel sorride. Va bene mamma, facciamo queste terapie. La chemio è pesante, ma Uriel stringe i denti, non molla. Passano sei mesi. Le cure fanno effetto, il sarcoma è sparito. Uriel urla. Ce l’ho fatta! Non vede l’ora di tornare alle sue arti marziali, ma nel giro di un mese i dolori ritornano.

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