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La storia di una ragazza di Pavia, imbottita di psicofarmaci
La sua famiglia voleva solo una mano
Una di quelle storie che non vorremmo leggere, sperando magari sia soltanto frutto di qualche scrittore fuori controllo e con tanta immaginazione.
Una ragazza che ha subito delle molestie, aiutata dai genitori ma sempre irrequieta e disinteressata alla scuola.
Allora, i genitori, che cosa fanno? Si rivolgono allo Stato per essere aiutati.
Vengono sguinzagliati i Servizi Sociali, sospese le loro responsabilità genitoriali, e la ragazza viene mandata in una comunità terapeutica.
E lei si trova in questa comunità da oltre 2 anni, costretta “per il suo bene” dal tribunale dei minori a vivere in quella comunità. Prima di cercare aiuto dallo Stato, prima di chiamare ambulanza o forze dell’ordine, questo è un consiglio : provate a risolverla senza l’aiuto di queste figure, cercate nella vostra comunità qualcuno o qualcuna che possa darvi una mano. Non si può mai sapere cosa succede.
Mi ha ricordato un po’ la storia di 55 passi, un film che vi consiglio di guardare per vedere come vengono trattate le persone nelle comunità terapeutiche.
Vi lascio alle parole dell’ Avvocato della famiglia che ha raccontato la vicenda.

Da due anni una diciassettenne di Pavia vive praticamente sequestrata nella comunità terapeutica, in provincia di Alessandria, dove viene imbottita di psicofarmaci, a tal punto da non riuscire più a parlare, se non balbettando o incespicando, e a tenersi pulita, in quanto non ha più controllo della sua vescica. Sviene spesso, non va più a scuola: eppure il tribunale dei minorenni di Milano l’ha costretta a stare lì per il “suo bene”.