Il padre di Hafsa, 15enne annegata nell’Adda: ogni giorno si tuffa nel fiume per cercare la figlia
fanpage.it 12 Settembre 2020
in foto: Il padre di Hafsa impegnato nelle ricerche del corpo della figlia
Un padre che non si arrende all'idea di non poter avere un luogo in cui piangere la sua amata figlia. E che da ormai più di dieci giorni continua a cercare il corpo della sua Hafsa, 15enne annegata nel fiume Adda a Sondrio, tuffandosi nel corso d'acqua e scandagliandone il fondo. Le immagini dell'uomo impegnato nella sua straziante ricerca sono state pubblicate su Facebook da un residente della zona, suscitando sentimenti contrastanti: da un lato grande commozione ed empatia per un genitore che non si vuole arrendere alla scomparsa della figlia. Dall'altro però anche qualche critica, perché nuotare in quel punto dell'Adda, nei pressi del parco Bartesaghi, è pericoloso: nel fiume ci sono mulinelli nascosti, il fondale è irregolare, e il papà di Hamsa mette se stesso in pericolo e rischia di finire annegato a sua volta.
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Ma la giustizia ha fatto il suo corso. Questa strana giustizia minorile, implacabile con le persone più fragili, sorda a qualsiasi tentativo di dialogo con le famiglie – tanto la legge non lo prevede – vittime di provvedimenti coatti che spesso, molto spesso, appaiono fuori da qualsiasi logica di cooperazione e di sostegno al nucleo familiare. Come il caso capitato gli ultimi giorni d’agosto in provincia di Macerata. Un allontanamento non solo coatto, come prevede il terribile articolo 403 del co- dice civile – pensato dalla giurisprudenza fascista, anno 1941 – ma anche al di fuori da qualsiasi protocollo d’intervento visto che al primo posto ci dev’essere il 'supremo interesse del minore'. Difficile scorgerlo in questa situazione.
Andrea
Andrea aveva 28 anni, i capelli tinti male, le unghie (quelle di una mano sola che l’altra non ce l’aveva) sporche e nere di fumo e di smog.
Andrea portava due strani codini sulla testa e camminava un po’ insaccata in dei jeans stropicciati quanto lei. Andrea zoppicava tra i binari della stazione Termini “su casa”. Andrea veniva dal caldo della Colombia e anche in luglio portava un maglione. Portava dei braccialetti colorati portafortuna.