Ho deciso di recensire questo libro perché l’Autore è riuscito con semplicità, chiarezza e passione a portare il lettore nel “mondo” dell’autismo. Con un scrittura appassionante  e priva di retorica, egli (o nome e cognome) ci porta per mano a comprenderne la complessità e le difficoltà senza pietismo ma, al contrario, con uno sguardo di speranza al futuro.

Questo libro può essere considerato un lavoro utile per far comprendere a tutti, anche a chi non ha figli o persone care disabili, l’importanza dell’integrazione sociale delle persone autistiche, ed il contributo che possono dare alla società se messe in condizione di farlo.
In tal senso appare di fondamentale importanza la definizione  ed attuazione di un programma educativo pensato per le esigenze di quel particolare individuo, e della collaborazione che è importante vi sia tra la famiglia e l’eventuale struttura che ospita la persona autistica.
Da ogni pagina traspare l’amore di un padre per suo figlio, un padre che non si arrende alle difficoltà e lotta affinché il suo Francesco abbia una vita più autonoma e piena possibile. E’ un libro che non vuole dare risposte, ma piuttosto suggerire una riflessione su alcuni temi delicati che fanno parte della vita di chi è autistico, quali l’ eventuale scelta di un tutore o la sessualità.
Il messaggio finale che sembra giungere è che, nonostante le problematicità di varia natura che le persone autistiche e le loro famiglie affrontano quotidianamente e nel corso degli anni, è possibile mantenere la fiducia, la speranza e la volontà di lottare e di crescere assieme al proprio figlio autistico, dandogli amore e ricevendone altrettanto in cambio.
Nel modo di vedere comune le persone con autismo e i loro genitori sono considerate un problema per la collettività e un costo per la società. La testimonianza di Gianfranco Vitale costituisce invece un esempio di come tali persone siano invece una ricchezza e una lezione di vita per tutti coloro i quali credono di essere normali in un mondo in cui la NORMALITA’ E’ SOLO UNA COMODA E FACILE ASTRAZIONE PER FARCI SENTIRE “AL POSTO GIUSTO”. Magari, citando e parafrasando G. Gaber per far finta di essere “sani/normali”.

 

Lucio Moderato

Psicologo – Psicoterapeuta

 

Condividi su

FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin