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L'Angelus del Papa: "Quanto male fa l'indifferenza umana!"

Fonte http://www.direttanews.it/ 6 Luglio 2014

Nel corso dell’Angelus celebrato oggi in Piazza San Pietro, Papa Francesco si è soffermato sulla frase di Gesù nel Vangelo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Secondo il Pontefice, l’invito “si estende fino ai nostri giorni, per raggiungere tanti fratelli e sorelle oppressi da condizioni di vita precarie, da situazioni esistenziali difficili e a volte prive di validi punti di riferimento”.

È un invito – spiega il Papa – che è valido nei Paesi poveri, ma anche “nelle periferie dei Paesi più ricchi si trovano tante persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell’abbandono e dell’indifferenza”. “Quanto male fa ai bisognosi l’indifferenza umana!”, la frase del Pontefice che ha colpito più di tutte i fedeli presenti oggi in piazza San Pietro.

“Ai margini della società sono tanti gli uomini e le donne provati dall’indigenza, ma anche dall’insoddisfazione della vita e dalla frustrazione. Tanti sono costretti ad emigrare dalla loro Patria, mettendo a repentaglio la propria vita” – ha sottolineato il Papa – “Molti di più portano ogni giorno il peso di un sistema economico che sfrutta l’uomo, gli impone un ‘giogo’ insopportabile, che i pochi privilegiati non vogliono portare”.

“La mitezza e l’umiltà del cuore ci aiutano non solo a farci carico del peso degli altri, ma anche a non pesare su di loro con le nostre vedute personali, i nostri giudizi o le nostre critiche o la nostra indifferenza”, è il messaggio con cui Papa Francesco ha concluso l’Angelus, prima dei saluti in cui ha ringraziato in particolare “tutta la brava gente del Molise, che ieri mi hanno accolto nella loro bella terra e anche nel loro cuore”.

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Istat: 8,5 milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto

da  www.pagina99.it

Circa 8,5 milioni di dipendenti a gennaio erano in attesa di rinnovo del proprio contratto. Si tratta del 66,2% del totale dei lavoratori in Italia e significa che due dipendenti su tre stanno aspettando. E' la quota più alta dal gennaio del 2008, secondo l'Istat, con 51 tipologie di contratto che ancora devono essere rinnovati.Solo il pubblico impiego pesa per 2,9 milioni di lavoratori e 15 contratti.

A fine gennaio, a fronte del recepimento di un accordo (gomma e materie plastiche), ne sono scaduti ben cinque (agricoltura operai, servizio smaltimento rifiuti privati, servizio smaltimento rifiuti municipalizzati, commercio e Rai). Ma, come riporta l'Istat, ciò che ha fatto balzare il numero dei dipendenti in attesa si rinnovo è il contratto del commercio, che include ad esempio i commessi e tocca circa due milioni di dipendenti.

A febbraio, intanto, sono stati ratificati accordi che toccano 4 dei 51 contratti scaduti, per un totale di circa 500mila dipendenti (tessili, pelli e cuoio, gas e acqua e turismo-strutture ricettive).  

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ISS: aumenta la mortalità a Taranto e nella Terra dei Fuochi

Fonte http://www.ansa.it/, 4 luglio 2014

È alquanto allarmante l'ultima fotografia scattata dall'Istituto Superiore di Sanità in due dei luoghi d'Italia maggiormente colpiti dalla piaga dell'inquinamento.

TARANTO
A Taranto - la città che ospita l'acciaieria Ilva - a fanre le spese sono in particolar modo i bambini. La mortalità infantile registrata per tutte le cause è infatti maggiore del 21% rispetto alla media regionale. Lo afferma l'aggiornamento dello studio epidemiologico Sentieri pubblicato dall'ISS, che ha confermato anche gli eccessi di mortalità per gli adulti trovati dalle precedenti edizioni della ricerca.

Secondo lo studio nell'area sottoposta a rilevamenti c'è un eccesso di incidenza di tutti i tumori nella fascia 0-14 anni pari al 54%, mentre nel primo anno di vita l'eccesso di mortalità per tutte le cause è del 20%. Per alcune malattie di origine perinatale, iniziate cioè durante la gravidanza, l'aumento della mortalità è invece del 45%. ''Lo studio conferma le criticità del profilo sanitario della popolazione di Taranto emerse in precedenti indagini - scrive l'Iss .

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Immigrazione

I rifugiati sono 51 milioni (dati Onu). La metà sono bambini

L’effimero e ipo­crita «mai più» dopo l’ecatombe di Lam­pe­dusa del 3 otto­bre 2013 si è sco­lo­rato ormai fino a can­cel­larsi. Al punto che nel giorno dell’ennesima strage — 30 morti asfis­siati — nel Canale di Sici­lia, con involontario senso dell’umorismo nero il «nostro» Renzi c’invita all’euforia: anche noi dovremmo pro­vare un bri­vido di pia­cere per essere chia­mati (noi?) a rea­liz­zare il sogno degli Stati Uniti d’Europa.

Non com­muove più, nean­che per un giorno, la teo­ria quasi quo­ti­diana dei cada­veri resti­tuiti dal Medi­ter­ra­neo o persi nei suoi abissi. Oppure, come quest’ultima volta, intrap­po­lati in imbar­ca­zioni troppo angu­ste per con­te­nere tutta l’ansia di sal­vezza di esseri umani tra­volti dal disor­dine mon­diale, spesso pro­vo­cato o favo­rito dalle grandi potenze. Quel disor­dine ha costretto ben 51 milioni di per­sone(un dato della fine del 2013) a fug­gire da con­flitti armati o altre gravi crisi, come ha ricor­dato l’Agenzia per i rifu­giati delle Nazioni Unite.
Que­sta cifra, la più alta dalla fine della Seconda guerra mon­diale, è costi­tuita per la metà da bambini. Ma nep­pure il loro numero cre­scente, fra sal­vati e som­mersi, muove a com­pas­sione col­let­tiva, tale da farsi indi­gna­zione pub­blica e pro­te­sta orga­niz­zata, di dimen­sione e forza continentali, con­tro la for­tezza euro­pea. Nep­pure le ini­zia­tive di movi­mento, corag­giose ma ancora sporadiche - come la recente Free­dom March di rifu­giati e migranti, che, con il No Bor­ders Train, ha vio­lato le fron­tiere per giun­gere a Bru­xel­les - ce la fanno a com­pe­tere col mare d’indifferenza che riduce que­sta tra­ge­dia a vile com­puto di salme o la volge a pro­prio van­tag­gio poli­tico. Che sia l’ondata nera di par­titi che in tutt’Europa s’ingrassano di risen­ti­mento e xeno­fo­bia o la reto­rica dei Renzi e degli Alfano con­tro l’Unione euro­pea cinica e bara, «che ci lascia soli e lascia morire le madri con i bambini».

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ILVA. 11 luglio, Roma. La lettera di una vedova: "Operai ribellatevi"

La fabbrica uccide, denunciate ciò che di sbagliato c'è là dentro, ribellatevi: Stefania Corisi è la vedova di Nicola Darcante, un operaio di 39 anni del reparto Ocm-Cap (Officina centrale di manutenzione-carpenteria) del Siderurgico dell’Ilva morto il 16 maggio scorso per un carcinoma alla tiroide che gli era stato diagnosticato solo 6 mesi prima. Stefania ha preso carta e penna rivolgendosi ai colleghi di suo marito ed invitandoli a fare del tutto per scongiurare un atroce destino. Un destino che l’ha già duramente provata anche con la morte del suo papà, Peppino Corisi, anche lui operaio del siderurgico, morto nel marzo del 2012 per un cancro: per ricordare la sua tragica storia, simile a tante altre nella città dell'Ilva, venne affissa, in via De Vincentis, una targa su cui e' scritto "Ennesimo decesso per neoplasia polmonare". Ora Stefania sta tirando su da sola due bambine piccole, di due e otto anni: sono soprattutto loro, le sue figlie, e tutti i bambini di Taranto che - racconta - le danno la forza per combattere la sua battaglia, per dire 'no' ad altre morti.

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