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“Caro Massimo Fini, non cerchi scuse”. Parola di giornalista cieco

11 Marzo, fonte redattoresociale.it, Maurizio Molinari

“Sono diventato cieco, la mia storia di scrittore e giornalista finisce qui”. Con queste parole, scritte sulla sua pagina Facebook e riportate dal Fatto Quotidiano, Massimo Fini, storica penna del giornalismo italiano, intellettuale dalle opinioni spesso considerate anticonformiste e poco ortodosse, si è congedato dai suoi lettori lo scorso 8 marzo. Fini spiega: “Sono diventato cieco. O, per essere più precisi, semicieco o ‘ipovedente’ per usare il linguaggio da collitorti dei medici. In sostanza non posso più leggere e quindi nemmeno scrivere. Per uno scrittore una fine, se si vuole, oltre che emblematica, a suo modo romantica, ma che mi sarei volentieri risparmiato”. 

Ma chi l’ha detto che una persona non vedente o ipovedente non può leggere o scrivere? Chi l’ha detto che non può fare il giornalista? Io, che da anni scrivo per questa agenzia, leggendo l’articolo del Fatto Quotidiano, sono rimasto davvero sconcertato e, di getto, ho inviato a Massimo Fini questo messaggio:

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Eutanasia e Alzheimer, rompere il tabù

11 Marzo, fonte ilfattoquotidiano.it  Carlo Troilo *

Un sondaggio pubblicato dall’autorevole ”Journal of Medical Ethics” – come sempre ignorato dalla stampa italiana – rivela che quattro medici olandesi su dieci sarebbero disposti ad aiutare a morire chi si trova a uno stadio iniziale di demenza. Solo uno su dieci – tuttavia – lo farebbe in caso di demenza in fase avanzata, seppur in presenza di una direttiva anticipata. Nello stesso momento in cui si rivela come l’unico paese in cui i non credenti sono più numerosi dei credenti (contando tutte le religioni professate nel paese), l’Olanda fa dunque cadere, o quanto meno fa vacillare, il tabù della eutanasia per i malati di Alzheimer.

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È dunque la Salute il “bancomat” della finanza pubblica?

4 marzo, fonte  superando.it  Nino Cartabellotta ***

Dopo avere dunque rinunciato all’incremento di 2 miliardi del Fondo Sanitario Nazionale, previsto dal Patto per la Salute 2014-2016*, la Conferenza Stato-Regioni ha convenuto nei giorni scorsi sull’importo di 2 miliardi e 352 milioni da tagliare alla Sanità, ai quali si aggiungono altri 285 milioni tolti all’edilizia sanitaria. Al momento, l’unica strategia definita per recuperare risorse è «l’attuazione del Regolamento sugli standard ospedalieri», anche se «Regioni e Province Autonome potranno conseguire il raggiungimento dell’obiettivo finanziario intervenendo su altre aree della spesa sanitaria», che saranno rese note entro il prossimo 15 marzo.

Di fronte a ciò, la preoccupazione maggiore per i cittadini italiani è rappresentata non solo dall’ennesimo taglio lineare, edulcorato come «mancato incremento del Fondo Sanitario Nazionale», ma soprattutto dal quadro inquietante i cui contenuti appaiono sempre più netti: il Governo si sta sbarazzando progressivamente di una quota della spesa pubblica destinata alla Sanità; le Regioni sono incapaci di formulare proposte unitarie per ridurre inefficienze e sprechi; la Repubblica, quale garante del diritto costituzionale alla tutela della salute, ha un ruolo sempre più sfumato, ormai quasi evanescente.

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Il sogno di una Chiesa davvero aperta alla disabilita'

31 Gennaio, fonte blog Social Church Chiesa e periferie esistenziali - di Laura Badaracchi

In tempi di crisi sognare a occhi aperti non costa nulla, anche se con il calo di consumi si registra una discesa vertiginosa degli ideali e delle utopie, valori compresi. I cristiani, immersi in questa che papà Francesco definisce "cultura dello scarto", non sono autoimmuni e respirano questo clima. Di frettolosità, disattenzione, pressappochismo. Chi non corre resta indietro, travolto dagli ipercinetici. Succede anche in parrocchia, a messa, nei gruppi, nei movimenti. E visto che stiamo per entrare in quaresima, un evergreen come l'esame di coscienza non stona. Per mettere a fuoco abitudini consolidate e resistenti distrazioni nei confronti dei generici "altri". Che hanno volti e biografie interessanti se li chiami per nome. Pure se usi nomi di fantasia per tutelarne la privacy, i riferimenti ai fatti sono puntuali, non puramente casuali.

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