“Caro Massimo Fini, non cerchi scuse”. Parola di giornalista cieco
11 Marzo, fonte redattoresociale.it, Maurizio Molinari
“Sono diventato cieco, la mia storia di scrittore e giornalista finisce qui”. Con queste parole, scritte sulla sua pagina Facebook e riportate dal Fatto Quotidiano, Massimo Fini, storica penna del giornalismo italiano, intellettuale dalle opinioni spesso considerate anticonformiste e poco ortodosse, si è congedato dai suoi lettori lo scorso 8 marzo. Fini spiega: “Sono diventato cieco. O, per essere più precisi, semicieco o ‘ipovedente’ per usare il linguaggio da collitorti dei medici. In sostanza non posso più leggere e quindi nemmeno scrivere. Per uno scrittore una fine, se si vuole, oltre che emblematica, a suo modo romantica, ma che mi sarei volentieri risparmiato”.
Ma chi l’ha detto che una persona non vedente o ipovedente non può leggere o scrivere? Chi l’ha detto che non può fare il giornalista? Io, che da anni scrivo per questa agenzia, leggendo l’articolo del Fatto Quotidiano, sono rimasto davvero sconcertato e, di getto, ho inviato a Massimo Fini questo messaggio: