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Alta Corte, infima sentenza: vietato mostrare Down felici

Bimbi e adulti affetti da Sindrome di Down non possono sorridere, né apparire felici quando lo sono. Ovvero: ecco come l’eugenetica radicale è dottrina dello Stato francese, condivisa dalla Corte Europea dei Diritti Umani. La sconcertante decisione del 1° settembre che dà ragione al governo contro un video trasmesso in tv dalla Fondazione Lejeune per rassicurare le donne incinte sull'accoglienza dei bambini con Sindrome di Down. Così va in scena l'eugenetica pratica.
- NASCE LA GIORNATA MONDIALE CONTRO L'ABORTO, di Ermes Dovico
- LETTERA A UNA MADRE, di Daniela Frizzele

 

Bimbi e adulti affetti dalla Sindrome di Down non possono sorridere, né apparire felici quando lo sono. Ovvero: ecco come l’eugenetica radicale è dottrina dello Stato francese, condivisa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu). Progressivamente da almeno un ventennio, l’intero continente europeo si burla e calpesta la dignità umana e mistifica, solo nell’interesse delle lobby di potere, il concetto di diversità.

Però, ciò che è accaduto in Francia e, successivamente assecondato con un gesto di pavida compiacenza dalla Corte di Strasburgo, supera di gran lunga ogni prevedibile malignità. Il caso su cui la Cedu ha rifiutato di discutere lo scorso 1° settembre e, in questo modo, dato ragione al Governo francese, riguarda un video breve, "Dear Future Mom". Il video prodotto dai sostenitori dei bimbi affetti da sindrome di Downin collaborazione con la Fondazione Jérôme Lejeune, uno dei principali centri mondiali di ricerca e assistenza per le persone con sindrome di Down.

Le immagini incriminate iniziano citando un'e-mail di una madre incinta, in cerca di consigli: "Aspetto un bambino. Ho scoperto che ha la sindrome di Down. Ho paura: che tipo di vita avrà il mio bambino?". Seguono i messaggi di 15 adulti e bambini con sindrome di Down che, in diverse lingue, sereni e sorridenti, rassicurano la madre preoccupata: la vita con la sindrome di Down può essere felice e appagante.

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I disabili e il viaggio. Quando il turismo diventa inaccessibile

"La Repubblica" - Valentina Tomirotti

Le temperature tropicali di questa estate 2022 richiamano le vacanze, come non succedeva da anni, un miraggio che ci accomuna tutti. Arriva quel momento del calendario in cui pensiamo a staccare, minimizzare, allontanarci, senza renderci conto che la sola scelta di prendersi una pausa non è cosa per tutti, pensiamo ad esempio alle persone con disabilità. Organizzare un viaggio, in questo caso, è un progetto, più che una scelta o un momento di svago. Non è più questione di luogo di destinazione, che diventa un dettaglio secondario, non importa se mare, montagna o città, l'unica vera domanda che spera sempre di trovare una risposta è: «Troverò una struttura accessibile adatta alle mie esigenze?». Ha tutta l'aria di una missione impossibile.

Viaggiare quando si ha una disabilità non è un sogno proibito, è solo complicato farlo, soprattutto in Italia, perché il turismo accessibile può trasformarsi in turismo inaccessibile. Si vive nello stereotipo che accessibilità sia sinonimo di assistenza sociale, invece è a tutti gli effetti un ramo economico per il nostro Paese che può fare impresa, creare indotto autosostenendosi senza togliere risorse al settore sociale. Il Codice mondiale di Etica del turismo, scritto nel 1999 e adottato dall'Italia nel 2012, colloca il turismo nel parterre dei diritti e lo definisce come «la possibilità di accedere direttamente e personalmente alla scoperta e al godimento delle ricchezze del pianeta» e come «diritto di tutti gli abitanti del mondo (...) nel poter(ne) usufruire in modo paritario» .

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“Quando finisce la scuola i nostri figli disabili diventano invisibili: il centro estivo chiede 4mila euro al mese”. Le storie dei genitori

"Il Fatto Quotidiano" - Renato La Cara

Con la fine dell’anno scolastico le famiglie con un minore con gravi disabilità vivono situazioni molto delicate per le criticità che devono affrontare nell’iscrizione ai centri estivi comunali. Sono realtà che riguardano migliaia di bambini e ragazzi fragili. I principali problemi riscontrati sono l’assenza di educatori specializzati per una assistenza adeguata e le richieste economiche aggiuntive elevatissime rispetto alla retta standard che i genitori sono chiamati a pagare, quando invece il servizio di sostegno durante i centri estivi dovrebbe essere garantito e di pertinenza dei Comuni. Ci sono anche dei casi in cui il minore disabile viene respinto e non accettato “per motivi di sicurezza”, come denunciato da alcune associazioni. Comportamenti che giuridicamente equivalgono alla discriminazione: stando alla legge 67 del 1 marzo 2006 “si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga. Si ha discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone”. Ilfattoquotidiano.it ha raccolto testimonianze di famiglie in tutta Italia che fotografano la questione dimostrando che il problema è nazionale.

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«Mio figlio disabile escluso dal parco dei divertimenti»

"Il Centro" - Pietro Lambertini

Parco dei divertimenti (quasi) vietato per un bambino disabile di due anni: quel bambino può entrare come tutti gli altri ma nessuno gli assicura nemmeno uno spazio all’ombra. Però, secondo il servizio clienti di Gardaland, una cosa che il bambino di Pescara può fare è questa: arrivare prima degli altri e conquistare un ombrellone con la sua famiglia. A denunciarlo è la mamma: «Trovo assurdo e alquanto deplorevole che una struttura come Gardaland non preveda un trattamento riservato agli ospiti con disabilità». «Solidarietà» dal Comune di Pescara: «Chiederò spiegazioni alla direzione di Gardaland perché la legge prevede che una struttura del genere garantisca servizi e aree riservate ai disabili. E qualcuno», dice l’assessore alle Politiche per la disabilità Nicoletta Di Nisio, «dovrà vergognarsi per la risposta data alla famiglia». «Totale mancanza di empatia, solidarietà e buon senso», afferma Claudio Ferrante, presidente dell’associazione Carrozzine Determinate, «è inconcepibile la risposta cinica e fredda dei responsabili di Gardaland». E da Pescara partono mail di protesta per il luna park. Gardaland, contattato dal Centro attraverso l’ufficio stampa, annuncia verifiche in attesa di una presa di posizione ufficiale.

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Disabili, l'ultimo schiaffo "Tagliati i contributi ai caregiver"

fonte "La repubblica", Marina de Ghantuz Cubbe 

Gli assegni di cura per le persone non autosufficienti arrivano nelle case dei romani e dei cittadini del Lazio. Una volta aperta la busta chi ha in famiglia una persona disabile invece di tirare un sospiro di sollievo strabuzza gli occhi. Il contributo è nettamente calato e arriva anche a 400 euro in meno rispetto allo scorso anno e ai precedenti assegni.
Dramma nel dramma: in Regione Lazio e in consiglio regionale non capiscono cosa stia succedendo e per quale motivo i contributi -- da loro emessi -- arrivino decurtati a chi ha estremo bisogno di aiuto.
A Roma l'assegno di cura può variare da un minimo di 500 euro a un massimo di 800. Viene dato per far sì che le persone non autosufficienti possano essere curate da personale qualificato in casa e vicino ai loro affetti, senza essere portate in una struttura. Poi c'è il contributo di cura che viene dato a persone con disabilità gravissima seguite da un caregiver e l'importo varia dai 400 ai 700 euro.
Il calcolo per decidere quanto spetti a ciascuno avviene anche in base alla dichiarazione Isee del nucleo familiare, valutato insieme alla quantità di servizi che la persona disabile riceve.

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