Le persone disabili sono spesso sottovalutate e oggetto di basse aspettative, soprattutto quando si tratta di disabilità percepite come significative.
È una visione distorta che ha spesso effetti anche su chi è amic*, partner e familiare di una persona disabile, insomma in generale sui loro affetti, che vengono celebrati. I genitori diventano “poveri genitori che si sacrificano”, fratelli e sorelle vengono dipinti come “tanto car* a passare del tempo insieme al loro familiare disabile” e le amicizie vengono scambiate per generosità e volontariato.
Questo tipo di narrazione è ancora più spiccata quando si tratta di partner (non disabili), dato che nella nostra società le relazioni romantiche di coppia occupano un gradino più alto rispetto agli altri tipi di relazioni.
Compagni, mariti, mogli delle persone disabili visti attraverso le lenti dell’abilismo diventano persone eccezionali, generose e degne di ammirazione. È un’esperienza comune de* partner senza disabilità sentirsi dire che sono delle “brave persone” per stare con una persona disabile
Le persone con disabilità che sono loro partner, invece, si sentono definire “fortunate” ad aver trovato un* partner che “va oltre l’aspetto fisico” (espressione che esplicita che la disabilità è ritenuta qualcosa che rende non attraenti, o che impedisce una componente fisica nella relazione).
Sono reazioni che tradiscono la prospettiva secondo cui amare una persona disabile è un atto di carità e farci sesso è una cosa strana.
Non è poi raro un interesse morboso su come le persone disabili fanno sesso: una domanda diffusa soprattutto nei confronti di chi usa una carrozzina, tanto che viene da chiedersi se alcune persone credano che chi usa una carrozzina ci viva incollat* sopra 24 ore su 24.
Capita anche che si associ automaticamente a una relazione con una persona disabile il “doversi occupare di lei”. Da una parte non si concepisce che esistono vari strumenti per essere autonom* e indipendenti, ma soprattutto si dà un’accezione per forza negativa al caregiving (il prendersi cura) nei confronti di una persona disabile da parte del* partner abile (non dimentichiamo che c’è anche chi per scelta si fa assistere dal* propri* partner).