Il contrasto alla violenza nei confronti delle donne con disabilità deve considerare sia la violenza di genere, che scaturisce dallo squilibrio di potere tra uomini e donne, sia la violenza abilista, ingenerata dallo squilibrio di potere tra le persone con disabilità e le altre. Infatti, le donne con disabilità, essendo simultaneamente sia donne che persone con disabilità, sono esposte ad entrambi i tipi di violenza.
Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di occuparci, su queste stesse pagine, di un recente fatto di cronaca accaduto ad Asola, un Comune in provincia di Mantova. Torniamo ad occuparcene per mettere in luce un paradosso insito alle attuali modalità di risposta alla violenza.
Il fatto cui facciamo riferimento riguarda una donna con disabilità motoria che, per quattro anni, ha subito maltrattamenti e violenze fisiche ad opera della sorella convivente. Quando gli anziani genitori (anch’essi conviventi) uscivano di casa, la donna con disabilita subiva maltrattamenti, mortificazioni, minacce di morte e percosse da parte della sorella, determinata a “persuaderla” a trasferirsi in una struttura per disabili. La vittima non ha mai chiesto aiuto.
A dare una svolta alla vicenda è stata un’operatrice inviata dal Comune per aiutare la donna con disabilità nell’igiene personale che, notando i lividi sparsi su tutto il corpo della donna, ha segnalato il caso ai Servizi Sociali i quali, a propria volta, hanno avvertito i Carabinieri e la Procura di Mantova. Questo ha messo in moto la procedura che ha portato, in meno di ventiquattro ore, all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’autrice dei reati.