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ILVA. 11 luglio, Roma. La lettera di una vedova: "Operai ribellatevi"

La fabbrica uccide, denunciate ciò che di sbagliato c'è là dentro, ribellatevi: Stefania Corisi è la vedova di Nicola Darcante, un operaio di 39 anni del reparto Ocm-Cap (Officina centrale di manutenzione-carpenteria) del Siderurgico dell’Ilva morto il 16 maggio scorso per un carcinoma alla tiroide che gli era stato diagnosticato solo 6 mesi prima. Stefania ha preso carta e penna rivolgendosi ai colleghi di suo marito ed invitandoli a fare del tutto per scongiurare un atroce destino. Un destino che l’ha già duramente provata anche con la morte del suo papà, Peppino Corisi, anche lui operaio del siderurgico, morto nel marzo del 2012 per un cancro: per ricordare la sua tragica storia, simile a tante altre nella città dell'Ilva, venne affissa, in via De Vincentis, una targa su cui e' scritto "Ennesimo decesso per neoplasia polmonare". Ora Stefania sta tirando su da sola due bambine piccole, di due e otto anni: sono soprattutto loro, le sue figlie, e tutti i bambini di Taranto che - racconta - le danno la forza per combattere la sua battaglia, per dire 'no' ad altre morti.

L'appello ai colleghi del marito e' straziante e coraggioso: "lo so che ci si trova davanti a un bivio, il lavoro o la salute, - scrive - ma non abbiate paura di denunciare ciò che di illecito e di sbagliato c'è in quella fabbrica, se non volete farlo per voi, fatelo per le vostre famiglie ...ribellatevi". Nel reparto dove fino a poco prima di morire Nicola Darcante ha voluto lavorare sono una quindicina i casi di tumore e disfunzioni alla tiroide diagnosticati: per questo la magistratura ha aperto un'inchiesta dopo la segnalazione dei sindacati. Stefania, rimasta vedova a 34 anni, oggi scrive: ''Vedova, una parola che per me e' un macigno. Nicola ha trascorso sei lunghissimi mesi di sofferenza atroce. Tanta sofferenza non la merita nessuno, nemmeno il peggiore degli uomini. Non e' giusto''. ''Voi - dice oggi ai colleghi del marito - avete il diritto di crescere i vostri figli, perchè loro hanno bisogno di voi. Mio marito non potrà più farlo, lo hanno portato via dalle nostre figlie di 2 e 8 anni''. E poi un monito: "Non permettete a nessuno di rubarvi il futuro. Lottate, ragazzi, non pensate che tutto ciò che accade intorno a voi, in quella fabbrica, sia normale e che vada bene pur di portare a casa un misero stipendio. Nessuna cifra - grida la vedova di Nicola Darcante - vale quanto vale la vostra vita".

Il giorno del funerale furono in tanti a dare l'ultimo saluto all'operaio 39enne nella chiesa "Gesù Divin Lavoratore", nel quartiere Tamburi, quello a ridosso del Siderurgico. La lettera di Stefania Corisi arriva tra l'altro nel giorno in cui l'Usb (Unione sindacale di base) rende noto che sono stati 3.874 i si' emersi nel referendum per l'istituzione di un fondo in favore dei lavoratori con gravi patologie. Al referendum hanno partecipato 3.921 lavoratori; i 3.874 si' rappresentano il 98,80% dei votanti. L'Usb propone a ciascun lavoratore di versare nel fondo l'equivalente di 3 ore di ferie all'anno quindi, complessivamente, potrebbero essere accumulate 36.000 ore di ferie (12.000 lavoratori per tre ore), corrispondenti a circa 360mila euro. ''Vogliamo dare sostegno ai colleghi più sfortunati'', sottolinea il coordinamento provinciale dell'organizzazione sindacale. La decisione di avviare la consultazione tra i lavoratori e' stata presa proprio dopo i casi di tumore nel reparto Carpenteria e dopo la morte di Nicola Darcante. Oggi Stefania guarda quella fabbrica e ripete quello che ha scritto nella lettera: ''Il profitto di pochi a scapito della salute di tanti: questo ha ammazzato Nicola"
Sul futuro del sito di Taranto c’è molto preoccupazione. Si parla di nuovi assetti societari. Arcelor Mittal, potente multinazionale dell'acciaio, visita lo stabilimento di Taranto per prendere conoscenza di tutti gli aspetti produttivi, occupazionali, gestionali e amministrativi, mentre il neo commissario Gnudi mette piede a Taranto ma non incontra il sindacato. On una nota Fim, Fiom e Uilm esprimono il loro disappunto e invitano il Governo a prendere in mano la situazione. Intanto, per l’11 luglio proclamano uno sciopero con manifestazione a Roma. La nuova fase di lotta sarà preceduta da una campagna di assemblee per la prossima settimana.

da http://www.controlacrisi.org/ 26/06/14