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Discriminazioni e disabilità: una Legge applicata troppo poco

fonte superando.it

Ogni giorno e in ogni àmbito della loro vita, le persone con disabilità subiscono episodi di discriminazione: succede agli alunni e agli studenti che non ottengono un adeguato numero di ore di assistenza, alle persone in carrozzina che si spostano con i mezzi pubblici, a coloro che sono costretti a pagare quote eccessive di compartecipazione alla spesa sociosanitaria. Tutte situazioni che vengono sanzionate dalla Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), importante strumento giuridico per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, che però, a dodici anni dalla sua entrata in vigore, viene applicata ancora troppo poco nei Tribunali italiani.

È quanto emerso da una ricerca svolta dalla LEDHA – la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – dei cui esiti si è parlato nel corso del convegno Disabilità: la discriminazione esiste e noi la combattiamo, tenutosi presso l’Università di Milano (se ne legga anche la nostra presentazione).

In questi mesi, infatti, la LEDHA ha svolto una ricerca presso gli archivi di alcuni Tribunali italiani, venendo a conoscenza di appena 64 provvedimenti giudiziali emessi a seguito di ricorsi presentati sulla base della tutela introdotta dalla Legge 67/06.
La maggior parte dei pronunciamenti sono stati effettuati dopo il 2011 e riguardano soprattutto l’accessibilità dei luoghi pubblici e l’inclusione scolastica. Un dato parziale, che sicuramente non esaurisce la totalità dei pronunciamenti di questo tipo, ma che permette comunque di trarre alcune conclusioni.
«La Legge 67/06 – sottolinea Gaetano De Luca, avvocato del foro di Milano, consulente della LEDHA – costituisce indubbiamente uno strumento utile ed efficace per il contrasto alle discriminazioni, di cui però non sono state ancora sfruttate tutte le potenzialità. Un dato incoraggiante, per altro, viene dal fatto che la quasi totalità dei provvedimenti di cui siamo a conoscenza ha accertato l’esistenza di una condotta discriminatoria. Solo quattro sono stati respinti, mentre gli esiti negativi in primo grado di altri due procedimenti sono stati poi ribaltati in appello».

«Occorre lavorare intensamente – dichiara dal canto suo Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – per far conoscere alle persone con disabilità e ai loro familiari le potenzialità di questa normativa. Nel corso dei primi tre anni di attività, il nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi ha ricevuto più di 3.000 richieste, contatti e segnalazioni. Segno che da parte delle persone con disabilità e dei loro familiari c’è un grande bisogno di informazioni e di supporto per vedere tutelati i propri diritti».

Proprio grazie all’attività svolta in questi primi tre anni dal citato Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi – struttura presentata ufficialmente il 25 giugno 2015 e dedicata a colui che fu direttore responsabile di «Superando.it» sino alla sua scomparsa, alla fine del 2014 – la LEDHA è diventata un prezioso punto di riferimento per tutte le persone con disabilità e loro familiari, volontari e operatori, che ritengono di subire una situazione di discriminazione.
Come sottolineato dal presidente Manfredi, tra il mese di luglio 2015 e il presente mese di giugno, sono state oltre 3.000 le segnalazioni arrivate al centralino del Centro: 1.608 sono state gestite direttamente dall’operatore che svolge la funzione di filtro, mentre 1.470 sono state gestite dai legali del Centro stesso. Di queste, quasi una su quattro (576) erano relative a casi di discriminazione vietati dalla legge. Quasi uno al giorno, considerando solo i giorni feriali ed escludendo le chiusure dello sportello.

La tematica su cui il Centro è stato chiamato più spesso a intervenire è stata ancora una volta quella della scuola (33%). «La prevalenza di segnalazioni relativa al tema dell’inclusione scolastica – spiega Laura Abet, avvocato della LEDHA – è dovuta da una parte al buon livello di consapevolezza sui propri diritti raggiunto dalle famiglie su questo tema. Dall’altra parte, dalla presenza di un ampio quadro normativo cogente e vincolante, che ha consentito a numerosi Tribunali di accertare diverse condotte discriminatorie e di condannare i relativi responsabili – I genitori degli alunni con disabilità oramai conoscono sempre meglio i diritti dei propri figli e cominciano sempre più a riconoscere quando una determinata situazione, condotta od omissione possa essere ricondotta al concetto di discriminazione vietata dalla Legge 67/06».
A seguire, vi è il tema della compartecipazione al costo dei servizi socio-sanitari (12,40%), il lavoro (11,50%), l’accesso alle prestazioni sociali e sociosanitarie (8,50%), la tutela giuridica (5,4%), le barriere architettoniche (4,4%), l’accertamento dell’invalidità (3,45%), la mobilità (32,6%), la formazione professionale (1,64%), le provvidenze economiche (1,15%), il tempo libero (1%), le agevolazioni fiscali (1%), le protesi e gli ausili (0,9%) e la pensionistica (0,8%).

In questi tre anni di attività, dunque, i legali del Centro Bomprezzi hanno seguito centinaia di casi, accompagnando le persone con disabilità e i loro familiari lungo il precorso per ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Come sta facendo la famiglia di Marco (nome di fantasia), un ragazzo che vive nella provincia di Milano e che soffre di una forma di autismo.
Nel prossimo mese di settembre, Marco inizierà la scuola secondaria e avrebbe voluto frequentare un Centro di Formazione Professionale, ma la sua domanda di accesso non è stata accolta. Non solo, alle richieste di chiarimento da parte dei genitori sui motivi di questa esclusione, l’istituto non ha fornito risposte esaustive.
«Abbiamo avviato una trattativa con l’istituto – spiega Gaetano De Luca, che sta seguendo la vicenda -, inviando lettere di diffida, per chiedere la cessazione di questo comportamento discriminatorio. La nostra speranza, quindi, è che si riesca a trovare una soluzione del caso senza arrivare alle aule del Tribunale, trovando un accomodamento ragionevole, per garantire a Marco il diritto di frequentare la scuola che ha scelto». 

Ogni giorno e in ogni àmbito della loro vita, le persone con disabilità subiscono episodi di discriminazione: succede agli alunni e agli studenti che non ottengono un adeguato numero di ore di assistenza, alle persone in carrozzina che si spostano con i mezzi pubblici, a coloro che devono pagare quote eccessive di compartecipazione alla spesa sociosanitaria. Tutte situazioni sanzionate dalla Legge 67 del 2006, che però, a dodici anni dalla sua entrata in vigore, viene applicata ancora troppo poco nei Tribunali italiani, come dimostra anche una ricerca condotta dalla Federazione LEDHA

Omino rosso in carrozzina tra tanti omini blu in piediOgni giorno e in ogni àmbito della loro vita, le persone con disabilità subiscono episodi di discriminazione: succede agli alunni e agli studenti che non ottengono un adeguato numero di ore di assistenza, alle persone in carrozzina che si spostano con i mezzi pubblici, a coloro che sono costretti a pagare quote eccessive di compartecipazione alla spesa sociosanitaria. Tutte situazioni che vengono sanzionate dalla Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), importante strumento giuridico per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, che però, a dodici anni dalla sua entrata in vigore, viene applicata ancora troppo poco nei Tribunali italiani.

È quanto emerso da una ricerca svolta dalla LEDHA – la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – dei cui esiti si è parlato nel corso del convegno Disabilità: la discriminazione esiste e noi la combattiamo, tenutosi presso l’Università di Milano (se ne legga anche la nostra presentazione).
In questi mesi, infatti, la LEDHA ha svolto una ricerca presso gli archivi di alcuni Tribunali italiani, venendo a conoscenza di appena 64 provvedimenti giudiziali emessi a seguito di ricorsi presentati sulla base della tutela introdotta dalla Legge 67/06.
La maggior parte dei pronunciamenti sono stati effettuati dopo il 2011 e riguardano soprattutto l’accessibilità dei luoghi pubblici e l’inclusione scolastica. Un dato parziale, che sicuramente non esaurisce la totalità dei pronunciamenti di questo tipo, ma che permette comunque di trarre alcune conclusioni.
«La Legge 67/06 – sottolinea Gaetano De Luca, avvocato del foro di Milano, consulente della LEDHA – costituisce indubbiamente uno strumento utile ed efficace per il contrasto alle discriminazioni, di cui però non sono state ancora sfruttate tutte le potenzialità. Un dato incoraggiante, per altro, viene dal fatto che la quasi totalità dei provvedimenti di cui siamo a conoscenza ha accertato l’esistenza di una condotta discriminatoria. Solo quattro sono stati respinti, mentre gli esiti negativi in primo grado di altri due procedimenti sono stati poi ribaltati in appello».

«Occorre lavorare intensamente – dichiara dal canto suo Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – per far conoscere alle persone con disabilità e ai loro familiari le potenzialità di questa normativa. Nel corso dei primi tre anni di attività, il nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi ha ricevuto più di 3.000 richieste, contatti e segnalazioni. Segno che da parte delle persone con disabilità e dei loro familiari c’è un grande bisogno di informazioni e di supporto per vedere tutelati i propri diritti».

Proprio grazie all’attività svolta in questi primi tre anni dal citato Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi – struttura presentata ufficialmente il 25 giugno 2015 e dedicata a colui che fu direttore responsabile di «Superando.it» sino alla sua scomparsa, alla fine del 2014 – la LEDHA è diventata un prezioso punto di riferimentoper tutte le persone con disabilità e loro familiari, volontari e operatori, che ritengono di subire una situazione di discriminazione.
Come sottolineato dal presidente Manfredi, tra il mese di luglio 2015 e il presente mese di giugno, sono state oltre 3.000 le segnalazioni arrivate al centralino del Centro: 1.608 sono state gestite direttamente dall’operatore che svolge la funzione di filtro, mentre 1.470 sono state gestite dai legali del Centro stesso. Di queste, quasi una su quattro (576) erano relative a casi di discriminazione vietati dalla legge. Quasi uno al giorno, considerando solo i giorni feriali ed escludendo le chiusure dello sportello.

La tematica su cui il Centro è stato chiamato più spesso a intervenire è stata ancora una volta quella della scuola (33%). «La prevalenza di segnalazioni relativa al tema dell’inclusione scolastica – spiega Laura Abet, avvocato della LEDHA – è dovuta da una parte al buon livello di consapevolezza sui propri diritti raggiunto dalle famiglie su questo tema. Dall’altra parte, dalla presenza di un ampio quadro normativo cogente e vincolante, che ha consentito a numerosi Tribunali di accertare diverse condotte discriminatorie e di condannare i relativi responsabili – I genitori degli alunni con disabilità oramai conoscono sempre meglio i diritti dei propri figli e cominciano sempre più a riconoscere quando una determinata situazione, condotta od omissione possa essere ricondotta al concetto di discriminazione vietata dalla Legge 67/06».
A seguire, vi è il tema della compartecipazione al costo dei servizi socio-sanitari (12,40%), il lavoro (11,50%), l’accesso alle prestazioni sociali e sociosanitarie (8,50%), la tutela giuridica (5,4%), le barriere architettoniche (4,4%), l’accertamento dell’invalidità (3,45%), la mobilità (32,6%), la formazione professionale (1,64%), le provvidenze economiche (1,15%), il tempo libero (1%), le agevolazioni fiscali (1%), le protesi e gli ausili (0,9%) e la pensionistica (0,8%).

In questi tre anni di attività, dunque, i legali del Centro Bomprezzi hanno seguito centinaia di casi, accompagnando le persone con disabilità e i loro familiari lungo il precorso per ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Come sta facendo la famiglia di Marco (nome di fantasia), un ragazzo che vive nella provincia di Milano e che soffre di una forma di autismo.
Nel prossimo mese di settembre, Marco inizierà la scuola secondaria e avrebbe voluto frequentare un Centro di Formazione Professionale, ma la sua domanda di accesso non è stata accolta. Non solo, alle richieste di chiarimento da parte dei genitori sui motivi di questa esclusione, l’istituto non ha fornito risposte esaustive.
«Abbiamo avviato una trattativa con l’istituto – spiega Gaetano De Luca, che sta seguendo la vicenda -, inviando lettere di diffida, per chiedere la cessazione di questo comportamento discriminatorio. La nostra speranza, quindi, è che si riesca a trovare una soluzione del caso senza arrivare alle aule del Tribunale, trovando un accomodamento ragionevole, per garantire a Marco il diritto di frequentare la scuola che ha scelto». 

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