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Il sesso è un diritto. Il via all'assistenza sessuale per disabili

6 Luglio, fonte vocidicitta.it, Claudua Rodano

Quella del love-giver è una professione diffusa in molti Paesi e consiste nell’assicurare con le dovute cautele rapporti sessuali ai portatori di handicap. Il sesso è, infatti, una fonte di benessere psico-fisico attestato da molti studi scientifici, ma come può ottenerlo chi vive situazioni di impossibilità con il proprio corpo, se non con l’aiuto altrui? Molti disabili vivono con frustrazione questa dimensione, forse la più intima e nascosta della propria condizione, a causa della vergogna che provano a dover parlare di esigenze simili, che il resto della società vuole ignorare.

 

sesso-e-disabilitàA richiedere con forza che questo diritto sia tutelato anche in Italia è la cinquantatreenne Lorella Ronconi, paralizzata su una sedia a rotelle dall’età di 32 anni, secondo la quale introdurre la figura dell’assistente sessuale significherebbe «aiutare tante persone e tante famiglie e a farle sentire meno sole». Attualmente un apposito progetto legge è approdato in Parlamento grazie all’impulso di Maximiliano Ulivieri, il quale sostiene che «negare a una persona la propria dimensione sessuale significa impedirle di sviluppare dei lati del proprio carattere»; molte madri, infatti, si trovano a dover placare l’aggressività repressa dei propri figli portatori di handicappraticando loro personalmente la masturbazioneLa pratica di assistenti sessuali uomini e donne non è sinonimo di prostituzione: si tratta, piuttosto, di una figura professionale dotata di particolari conoscenze ed empatia, il cui compito è far scoprire ai disabili la dimensione sessuale del proprio corpo, in modo tale da farla vivere loro non solo come una fonte di frustazione, ma anche di piacere. Il disegno di legge promosso da Ulivieri prevede per l’aspirantelove-giver un’accurata selezione, un rigido corso di formazione e un’esame finale per l’iscrizione all’apposito albo.

Anche Paola Arosio, in un articolo su Corriere.it, si unisce alla causa riassumendo il senso di tale battaglia con una metafora esplicativa: «immaginate di avere molta sete: davanti a voi c’è un bicchiere di acqua fresca. Ma non lo potete bere, perché non riuscite ad afferrarlo con le vostre forze. Ecco, la maggior parte dei disabili si sente così».