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Ma un parco non è fatto di alberi e prati?

fonte articolotre.com

di Sergio Calzone

In Italia (ma forse anche in altri Paesi), in occasione di grandi eventi, si riescono a realizzare iniziative magari già bocciate in precedenzama che, a quel punto, vengono presentate come “funzionali a”.

Un caso interessante è quello lanciato dall’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Torino, Maurizio Braccialarghe: egli, il 12 dicembre 2014, ha annunciato che, in vista di Expo 2015, Torino si doterà, come Parigi e Londra, di una ruota panoramica alta 48 metri e che tale “attrazione” sarà collocata al Valentino, per poi essere spostata, due anni dopo, nel parco di Italia ’61.

Salta immediatamente all’occhio la stringente congruità di una ruota panoramica alta come un palazzo di 16 piani con il tema dell’Expo, che è l’alimentazione. Salta inoltre all’occhio come non soltanto Parigi e Londra abbiano di queste ruote, ma anche ibaracconi di Carnevale, quelli dell’Oktoberfest di Monaco di Baviera e le varie Disneyland sparse per i continenti.

Di ruota panoramica si parlò anni fa. Il progetto fu abbandonato e chi scrive vuole illudersi che non si trattò tanto di aver considerato la spesa eccessiva, quanto l’aver valutato la irrimediabile bruttezza di un armamentario da esposizione ottocentesca: un insieme di cavi e tralicci che starà al Castello del Valentino, come il London Eye di Londra sta già adesso a Westminster, cioè, come un tempo si sarebbe detto, “un pugno nell’occhio” (forse è per quello che si chiama Eye, mentre, per la verità, lei sarebbe il pugno).

Essendo tutto ben collegato all’alimentazione e ispirandoci noi (che notoriamente non siamo il Paese della creatività) agli esempi stranieri, potremmo, in occasione appunto di Expo 2015, collocare anche una piramide(magari trasparente, come quella del Louvre) davanti alla Cittadella e una riproduzione ridotta del Big Ben al centro di piazza Vittorio. Del resto, una sfinge, l’abbiamo già: fa bella mostra di sé a tutti i turisti che arrivano, guarda caso, proprio dalla direzione di Milano, e che, per un attimo, si devono certamente domandare, interdetti, se quel cavalcavia li stia facendo scendere su Torino oppure sul Cairo. Ancora qualche sforzo, e non avremmo più bisogno di andare a Las Vegas.

Altro elemento non secondario: si pensa a un parco e l’immaginazione corre ad alberiprati, vialetti, collinette, a un “polmone verde” nella città, a un’oasi di silenzio. Poi, una solerte amministrazione dopo l’altra, si iniziano a costruire campi da tennis, da calcio, spogliatoi per gli stessi, chioschi con terrazze asfaltate, vialetti pure asfaltati, basamenti di cemento per ruote panoramiche. Gli alberi? I prati? Dei primi, ce ne sono, in fondo, già tanti nei viali: malati di smog, ma ci sono. I secondi? Non si può avere tutto. Quanto alle collinette, non fanno che favorire gli spacciatori… Una ruota panoramica attirerà invece le famiglie, così che gli spacciatori… andranno altrove.

Scriveva “Il Messaggero” nel 2011, di Torino: “prima Fabrizio De Noce alla presidenza del Consorzio della Venaria Reale, poi Giovanni Minoli a quella delCastello di Rivoli, ora Braccialarghe [prima di questo incarico, direttore del Centro Produzione Rai] addirittura all’assessorato cittadino. È vero che di film e serie e fiction a Torino oramai se ne son girate parecchio, ma la città non rischia di diventare una… cine-città?

No, che c’entra?

S’è detto che il tema è il cibo: non facciamo confusione con un luna-park! Se i soliti scontenti di tutto dovessero domandarsi che ci azzecca una ruota panoramica con la Cultura, si può sempre rispondere che Braccialarghe ha da badare anche al Turismo e alla Promozione della città: in questo modo, tutto si tiene. Soltanto dei malintenzionati possono immaginare che centinaia di migliaia di visitatori dell’Expo non si affolleranno lungo 120 km di un’autostrada mezza disastrata, pur di non rinunciare all’esperienza unica di salire su una ruota panoramica. E, con i pessimisti, si sa, non si va da nessuna parte.

Quanto, poi, a spostarla a Italia ’61, la dichiarata intenzione di imitare Parigi fa tremare i polsi: nella capitale francese, la Tour Eiffel doveva restare in piedi 20 anni (fu costruita tra il 1887 e il 1889) e, a quel che risulta, è pur sempre lì, anche se i parigini la chiamano, da qualcosa come un secolo, “l’asparago di ferro”. Facile dire che è oggi uno dei manufatti più visitati al mondo: assomiglierà (forse) a un asparago ma (salvo imitazioni, appunto) è unica, nel suo genere. Si può dire altrettanto di una comune ruota panoramica?