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Disoccupazione giovanile al 44,2% e trattamento di fine.. futuro

 

30 settembre, lastampa.it

È un record triste che si aggiorna ogni mese, anche se - ad agosto - va inquadrato in un panorama complessivo che mostra timidi segni di miglioramento. Il tasso di disoccupazione dei giovani ha sfondato quota 44,2%, in aumento di un punto percentuale sul mese precedente e di 3,6 punti rispetto all’anno scorso.  

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Il prezzo più alto, come detto, continua ad essere pagato dai giovani: secondo le rilevazioni dell’istituto di statistica ad agosto risultavano occupati 895mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni, in diminuzione del 3,6% rispetto al mese precedente (-33 mila) e del 9% su base annua (-88 mila). Il tasso di occupazione giovanile, pari al 15%, diminuisce di 0,5 punti percentuali su luglio e di 1,4 punti nei dodici mesi.  

di Massimo Gramellini, "Trattamento di fine futuro"

Sono completamente d’accordo a metà con l’Annunciatore di Firenze, quando gigioneggia di inserire la cara vecchia liquidazione in busta paga. Nel migliore dei mondi possibili sarebbe persino apprezzabile il tentativo di trasformare il lavoratore in un adulto. Per decenni lo si è trattato come un irresponsabile che andava protetto da se stesso. Non gli si potevano dare tutte le spettanze nel timore che le divorasse, arrivando nudo alla meta, solitamente micragnosa, della pensione. Sminuzzando il Tfr in rate mensili, si affida al beneficiario lo scettro del proprio destino: toccherà a lui, non più al datore di lavoro o allo Stato Mamma, decidere la destinazione dei suoi soldi. 

Purtroppo la realtà non è fatta della stessa sostanza degli annunci. Intanto il Tfr è un denaro che esiste solo come promessa: nel momento in cui lo si trasformasse in moneta sonante, per pagarlo i datori di lavoro sarebbero costretti a indebitarsi. Quanto allo Stato, passerebbe da Mamma a Matrigna: l’astuto Annunciatore si è dimenticato di dire che in busta paga la liquidazione soggiacerebbe a un’aliquota fiscale più alta. L’imprenditore ci perde, lo Stato ci guadagna. E il lavoratore? Incamera qualche euro da gettare nell’idrovora boccheggiante dei consumi, ma smarrisce l’idea di futuro con cui erano cresciute le generazioni precedenti. La liquidazione era un tesoretto intorno a cui coltivare speranze e progetti per il tempo a venire. Il suo sbriciolamento rischia di diventare l’ennesimo sintomo di un mondo che si sente a fine corsa e preferisce un uovo sodo oggi a una gallina di fine rapporto domani.