Stampa

L'8 Marzo ogni giorno

Quando frequentavo la scuola materna, era 'usanza' che ogni otto marzo, i maschietti portassero per le femminucce, un mazzolino di mimosa. La maestra, poi, ne attaccava un pezzettino sul grembiule di noi bambine, dalla parte del cuore. Ci diceva che dovevamo portarlo con orgoglio. Non è semplice -diceva- essere donne. A quattro anni non potevamo capirla, volevamo solo che facesse in fretta, per tornare a giocare e a rincorrerci. Crescendo, poi, ho cercato sempre più informazioni sulla ricorrenza. E sinceramente, un po' m'intristisce la piega frivola che ha preso questa 'festa'. Perché atteggiarsi in un qualche locale alla vista dello spogliarello di un qualche tizio palestrato e unto di un qualche intruglio? Perché nessuno si ricorda del rogo che uccise quasi 130 donne, nel 1908, nella Cotton? Perché nessuno si ricorda delle donne che a New York, nel 1909 scioperarono per giorni, urlando in piazza, per chiedere condizioni lavorative più dignitose? Perché avete dimenticato le donne che nel 1917 a San Pietroburgo chiedevano la fine della guerra dando vita a quella che fu la rivoluzione russa di febbraio? Perché strumentalizzare una ricorrenza?

Siamo ancora troppo poche, a ricordarsi quanto e come, migliaia di donne, hanno perso la vita per prendersi la propria dignità. Ci rifilano storie sulla parità dei diritti, ma, dove e quanti diritti ci sono riconosciuti? Hanno lottato per il voto, per il lavoro, per toglierci dal monito maschilista che ci vedeva chiuse dentro casa, a preparare il pane e ad allevare bambini.

Quando potremo prendere la metro, a notte inoltrata, senza avere paura di nessuno, quando saremo libere di portare la minigonna, senza che un qualche bigotto ci verrà a dire che ce la siamo cercata, quando le violenze scurrili e cattive, sulle donne, cesseranno, quando tutte le donne potranno studiare, quando smetteranno i mutilamenti delle bimbe africane, quando una donna che tradisce non sarà condannata alla lapidazione mentre l'uomo viene giustificato, quando una donna potrà essere assunta, senza che nessuno possa pensare a chissà quali meriti nascosti, quando le donne stesse smetteranno di trasformare il loro corpo in merce di scambio, per chissà quale fine, allora sì, forse si potrà festeggiare, come merita, l'otto marzo.
[ G i n.]

 

https://www.facebook.com/Tra-Me-e-Me-148237781910477/

 

Condividi su

FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin