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Dalla paura alla cura

TRASFORMARE LA PAURA IN CURA: riflessioni sull'infezione da COVID 19, di PAOLA GIOSUE’ *

 

È un luogo comune dire che la medicina è una scienza. Così non è.

La medicina non è una scienza, è una pratica basata su scienze - la fisica, la chimica, la biologia, l'ecologia, l'economia- che differisce dalle altre tecniche perché il suo oggetto è un soggetto: l'uomo.
Da “ La medicina non è una scienza esatta” di Giorgio CosmaciL’UOMO è un essere vivente super-complesso.

Un sistema si definisce complesso quando è composto da singoli elementi che funzionano in network e quando l’insieme è maggiore della somma delle singole parti.

COMPLESSO vs COMPLICATO
Complesso deriva dal latino (cum + plexere) e significa “intrecciato insieme”
Complicato deriva dal latino (cum + plicare) e significa “piegato, arrotolato insieme”
Un sistema complicato puo` essere decomposto in sottoparti e compreso analizzando ciascuna di esse.
Un sistema complesso puo` essere compreso solo considerandolo “nel suo insieme” e osservando in particolare le interazioni tra i suoi elementi.Come dice Edgar Morin:

“Nei sistemi complessi l'imprevedibilità e il paradosso sono sempre presenti ed alcune cose rimarranno sconosciute.”

Perché di fronte ad un virus che, nella scala evolutiva, è agli antipodi rispetto all’evoluzione e alla complessità umana, l’uomo viene fagocitato in tutte le sue funzioni da quella biologica a quelle scientifica, psichica, sociale, politica ed economica?

Perché la complessità del sistema umano è talmente elevata che anche alla più piccola perturbazione ogni singolo individuo può rispondere nelle modalità più variabili ed imprevedibili.

Cosmacini afferma che la medicina non è una scienza ma una pratica basata su altre scienze e fra queste ci sono la biologia e la fisiologia umana.
La reazione biologica che esprime l’organismo umano quando è abitato dal virus COVID19 è un’ infiammazione sistemica che, in base alle condizioni dell’ospite, può esprimersi con un alto o un basso grado.
Non ho studi di ricerca né voglio fare abuso di competenze medico-scientifiche che non ho, ma voglio testimoniare ciò che ho osservato per esperienze vissute.
Desidero sottolineare che la paura che il virus Covid 19 sia letale va sfatata.
Ad oggi la maggioranza della popolazione è positiva al tampone pur restando completamente asintomatica; una grande fetta di popolazione è pauci sintomatica; una percentuale minore manifesta sintomi.
Perché una variabilità così ampia di risposte a fronte di uno stesso maccanismo etiologico?
La risposta è determinata da una reazione neuro-immuno-endocrina che si esprime con una cascata infiammatoria sistemica.
Ribadisco SISTEMICA!
La polmonite interstiziale di cui abbiamo sentito tanto parlare in questi ultimi mesi è un esito finale di un’infezione che inizia in modalità diverse in base alle condizioni metaboliche del singolo paziente.
Ho costatato che i primi sintomi che manifestano i pazienti con COVID 19 si esprimono nelle aree di facilitazione corporea individuale ( Locus minoris resistentiae, per i latini).
Esempi di casi clinici:
1) Maschio, cinquantenne, storie di cefalee ricorrenti ha avuto come primi segni una cefalea muscolotensiva ostinata a cui ha fatto seguito, in terza-quarta giornata, febbricola e successivamente un quadro di dolori diffusi e mantenimento di “mal di testa” acuto, solo in settima-ottava giornata riduzione della saturazione ( entro i parametri di 92-93) e tosse, regrediti entro la decima-dodicesima giornata dopo somministrazione di claritromicina, eparina, e cortisone e supportato con terapia integrativa e trattamenti manipolativi osteopatici.
2) Donna, ultra settantenne, ha espresso i primi sintomi con una dorsalgia acuta, in anamnesi remota si narra pregressa frattura vertebrale su D8. Tale sintomatologia è rimasta per tutto il tempo dell’espressività patologica sommata a febbricola, cefalea, stato di astenia e “malessere” generale, trattata sempre con claritromicina, eparina e cortisone e supportato con terapia integrativa e trattamenti manipolativi osteopatici, il quadro si è risolto in circa 15 gg.
3) Maschio, sessantenne con sindrome metabolica ha espresso una sintomatologia con sola febbre, alta ( superiore a 38,5 gradi), durata per circa 7-8 gg, non trattato con claritromicina, eparina e cortisone, il quadro si è complicato in polmonite ma non interstiziale, ricoverato in terapia semintensiva, trattato farmacologicamente e con iperventilazione.
4) Donna, sessantenne, con storia di cervico- dorsagia ricorrente, ha manifestato i primi sintomi con dolore puntorio sottoscapolare sx e non risolvibile manifestatosi circa 4-5 gg della comparsa della febbricola persistente, astenia, dolorabilità diffusa, trattata con claritromicina, eparina e cortisone e supportato con terapia integrativa ha risolto l’acuto in 2 settimane.
5) Donna, 48 aa, con storia di stipsi ostinata ha avuto come prima manifestazione un alvo bloccato per 7 giorni poi comparsa di febbricola e risoluzione del quadro in 2 settimane senza bisogno di supporto farmacologico ma con sostegno di rimedi integrativi e trattamenti manipolativi osteopatici …
Avrei altri esempi da aggiungere ma questi sono sufficienti per sfatare il terrore che il Covid 19 sia letale e che l’esito sia sempre la polmonite.
Non è così!
E’ un’infiammazione sistemica di basso o alto grado che in genere peggiora in settima-ottava giornata e che, la presa in carico deve prevedere la CŪRA ovvero la sollecitudine, la premura, l’attenzione, il riguardo, la diligenza, la solerzia, attraverso il complesso dei mezzi terapeutici, delle prescrizioni mediche, di un buon accudimento al fine di permettere il ristabilirsi di un buono stato di salute intesa come capacità del corpo di normare la condizione di risposta acuta.
Di fronte al Covid19, dobbiamo smetterla di scappare, di vivere nel terrore, di isolare gli “ appestati” ma dobbiamo essere solerti, lucidi, realisti, pretendere che l’assistenza sanitaria presente sul territorio venga messa a disposizione dei richiedenti aiuto, che i sanitari sappiano osservare la semeiotica senza necessità di attendere l’esito del tampone perché la tempestività della cura fa la differenza prognostica; bisogna abbandonare l’ossessione di numerare i positivi asintomatici perché se sono asintomatici non occorre annoverarli fra i malati, se non hanno marcatori biochimici che attestano l’alterata omeostasi il loro sistema immuno-endocrino ha normato e mantenuto la salute; basta pensare che il COVID19 sia sempre letale e inneggiare al miracolo nei casi di guarigione; non c’è nulla di mistico, si tratta di organismi il cui stato metabolico di base ha permesso una fisiologica risposta immunitaria o di una gestione adeguata e tempestiva in ambito sanitario. Pensare al potere supremo di pratiche come la preghiera e la meditazione possono avere l’utilità di spostare la funzione vegetativa verso un’attività parasimpaticotonica e permettere la riparazione e l’alcalinizzazione dei tessuti corporei che favoriscono la salute.

Non altro! 

* Osteopata/Fisioterapista

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