«Purtroppo nel 2023 accade di trovarsi di fronte a un provvedimento della Corte d’Appello di Torino, in cui non si ritiene sussista il reato di maltrattamento aggravato, già accertato in un primo grado di giudizio, in quanto l’eventuale ingiuriosità delle frasi rivolte ad un ragazzo autistico in classe non avrebbe potuto essere percepita dal ragazzo stesso, non essendo egli in grado di comprenderne il disvalore educativo e giuridico».
Accusata pertanto di varie forme di maltrattamento nei confronti di quel ragazzo con disabilità, un’educatrice è stata assolta nel processo di appello, «perché il fatto non sussiste», con una Sentenza che ha rovesciato quella emessa in primo grado, in base a una serie di motivazioni a dir poco discutibili. Basti dire che secondo la Corte d’Appello, come riferiva la FISH, «il malessere del bambino era collegato alla frequentazione della scuola, ancorché non necessariamente presupponente l’esistenza di condotte maltrattanti ai suoi danni» o anche che alla Corte stessa «non spetti stabilire se la metodologia didattica utilizzata dall’imputata sia stata adeguata a gestire lo sfortunato disabile [testuale, N.d.R.]».
In realtà, è bene ricordarlo, la denuncia della famiglia parlava chiaro: «Il ragazzo veniva mandato in bagno senza scarpe, trattenuto in bagno per un periodo sproporzionato, gli veniva rifiutata la merenda, era costretto in corridoio a raccogliere il giubbotto caduto in terra nonostante non vi riuscisse, veniva umiliato davanti alla classe rovesciando l’acqua della sua bottiglietta per insegnargli l’importanza del bere, ricevendo di frequente in risposta ai suoi bisogni un secco “ti arrangi!”».
Cronache di ordinario abilismo: tre storie che (involontariamente) aumentano il divario
InVisibili Blog, Stefania Delendati
Comunicare la disabilità: conta come si fa oppure tutto va bene purché se ne parli?
Domanda spontanea di fronte a tre recenti notizie di cronaca dello spettacolo.
Parto dall'ultima, la partecipazione come "ballerino per una notte" nel programma Ballando con le stelle di Andrea Antonello, un ragazzo trentenne con autismo. Insieme a lui, il padre Franco che ha raccontato la loro storia, dalla diagnosi ad oggi. Dopo l'esibizione di Andrea ha preso il via il carosello dei cliché, magari con tutte le buone intenzioni del mondo, ma con la consueta oscillazione tra il pietismo e l'esaltazione. L'aspetto più irritante, a mio parere, è stato il tono con cui si parlava ad Andrea, trattato come un bambino mentre è un uomo. Andrea lo sa, quando il padre gli ha domandato di presentarsi lui ha detto la parola "autonomo" anziché "autistico", non una battuta involontaria di cui sorridere ma il segno di una precisa consapevolezza di sé.
Ancora non s'è capito che le persone con disturbi dello spettro autistico e, in generale, quelle con disabilità cognitive, non devono essere infantilizzate ma incluse, e l'inclusione si allontana un po' ogni volta che ci si rivolge loro come se fossero eterni bimbi.
Di tutto, oltre all'autopresentazione di Andrea, c'è da salvare l'accenno del papà al tema del "dopo di noi", quando ha manifestato la preoccupazione di tutti i genitori riguardo il destino dei figli con disabilità quando loro non ci saranno più a supportarli nella vita quotidiana.
Le altre due notizie mi hanno posto un quesito più complesso: quando una persona con disabilità riceve un riconoscimento nell'ambito di una manifestazione dove partecipano anche concorrenti non disabili, in quale misura la sua "diversità" influisce sul verdetto finale?
Veniamo ai fatti. L'ultima edizione della trasmissione Italia's Got Talent è stata vinta da Francesca Cesarini, sedicenne atleta di parapole, la versione paralimpica della pole dance. Francesca è nata senza le mani e porta una protesi a uno degli arti inferiori.
Pochi giorni dopo Jennifer Cavalletti, ragazza di 19 anni con un disturbo dello spettro autistico, è stata proclamata Miss Coraggio 2023 nell'ambito del concorso Miss Italia. Appena appreso di queste vittorie mi sono detta "ci risiamo", perché la narrazione degli "eroi/eroine disabili", di pari passo con le "povere vittime disabili", rimane la via privilegiata per aumentare l'audience.