Dopo le polemiche spesso scomposte lanciate negli ultimi tempi dai “crociati anti CF” [CF sta per Comunicazione Facilitata, N.d.R.], fa piacere leggere qualcosa di ragionato e cauto, com’è il caso del contributo di Flavio Fogarolo, intitolato Comunicazione Facilitata a Scuola: abusi e incomprensioni, recentemente pubblicato da «Superando.it», nel quale, senza pretendere di stabilire a-priori ciò che è vero e ciò che è falso e senza chiudere gli occhi rispetto a evidenti mistificazioni da un lato (la CF manipolata dal facilitatore), o a forzature dall’altro (l’atteggiamento assolutamente negativista di molte ASL), propone unconfronto condivisibile tra Scuola, Famiglia e Facilitatori, esclusivamente rivolto all’accertamento dell’autenticità della comunicazione.
Ciò premesso e dando per scontato che chi si occupa in modo serio e scientificamente controllato (uso appositamente questa espressione, che cercherò nel corso dello scritto di giustificare) di CF ha proprio come interesse primario quello di sottoporre a verifica le sue procedure e di fugare qualsiasi dubbio riguardo alla paternità dei messaggi prodotti con tale tecnica, vorrei comunque affrontare alcuni punti critici che nell’intervento di Fogarolo non trovo convincenti.
DISABILITA’. AUTISMO, COME COSTRUIRE UN PROGETTO DI VITA: LEZIONI PER GENITORI
4 Febbraio, fonte ileanaargentin.it
A Torino parte il ciclo di incontri “Qualita’ della vita nei pazienti affetti da autismo”. L’iniziativa, che andra’ avanti per tutto il 2015, e’ organizzata dall’ambulatorio per i pazienti autistici in eta’ adulta diretto dal dottor Keller: “No al fatalismo che finisce per isolare il bambino senza assicurargli il supporto di cui ha bisogno”.
Per le famiglie italiane che hanno un figlio autistico le cose non sono ancora facili. Secondo Roberto Keller – neuropsichiatra infantile che a Torino ha fondato il primo ambulatorio italiano per il trattamento dei pazienti autistici in eta’ adulta – quello tra i genitori e i bambini colpiti dalla patologia resta “un rapporto molto doloroso”. “Spesso – spiega il medico- nei primi mesi anche i bambini autistici hanno uno sviluppo apparentemente nella norma. Per questo, all’inizio i genitori incontrano un’enorme difficolta’ nell’accettare che il proprio figlio sia portatore di unadisabilita’ che, nella quasi totalita’ dei casi, lo accompagnera’ per tutta la vita. A questo, con il tempo, si aggiunge il carico di disperazione e solitudine a cui fanno spesso seguito paura, rancore, senso di colpa, insicurezza, frustrazione”. Il rischio, quindi, e’ che i genitori sottovalutino o ignorino del tutto i sintomi della patologia, alimentando il circolo vizioso tutto italiano delle diagnosi tardive; o che, in seguito alla diagnosi, tendano a una sorta di rassegnato fatalismo, finendo per isolare il bambino senza assicurargli il supporto di cui ha bisogno.