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Tutte le carenze del sostegno agli studenti disabili

Pubblico volentieri questo interessante contributo. Non solo per l'autorevolezze di chi lo ha scritto ma perché contiene molti spunti che in premessa avevo a mia volta introdotto nel post "Il bambino autistico «recluso» a scuola. Vietata la visita in Vaticano" (presente in questa stessa sezione), che invito a rileggere.     [G. V.]

2 marzo, fonte Il Gazzettino 

LETTERA AL MINISTRO GIANNINI 

Gentilissima Ministro Giannini, 

da quando sono stata inserita, dalla Varkey Foundation, nella lista dei 50 “migliori” insegnanti al mondo molte sono state le lettere e telefonate di genitori che, vista la mia temporanea “celebrità”, mi chiedono di rappresentarli e di far arrivare a Voi e all’opinione pubblica il loro disagio e il loro dolore. Me lo chiedono come un mio dovere morale.
Sono un’insegnante di sostegno ed è chiaro quindi che sto parlando di genitori di ragazzi con disabilità. Sono ben consapevole che la parola “inclusione” in molte scuole è un involucro vuoto e, da quando mi occupo, presso l’università di Padova, di formazione dei futuri docenti curricolari e di sostegno, posso toccar con mano le anomalie di una scuola che dell’inclusione ne ha fatto, solo a parole, una bandiera di qualità.

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Autismo, il gruppo Facebook di mutuo-aiuto: “Insieme troviamo soluzioni”

1 Marzo, fonte ilfattoquotidiano.it

Una delle ultime battaglie che hanno vinto è stata grazie a un mail bombing: hanno mandato 3mila email in 5 minuti al Comune di Gaeta perché un bambino con autismo aveva smesso di andare a scuola per la sospensione del servizio di trasporto da casa. Dopo pochi giorni il problema è stato risolto. Sempre grazie al mail bombing sono riusciti a fare entrare un ragazzo di 24 anni, con autismo, in una struttura a Roma, dando un aiuto fondamentale alla madre che lui costringeva, con le botte, a stare in auto tutti i giorni, dalle 15 a mezzanotte. Nonostante le sollecitazioni, infatti, le istituzioni non rispondevano da anni.

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La strana alleanza tra l’anziana Maria e Gioele, l’autistico non geniale

Non rientra nel tanto battuto filone che identifica doti particolari a chi ha disturbi dello spettro autistico, il volume “A testa in giù” di Elena Mearini, selezionato per il Campiello 2015. Storia poetica di due persone “espulse” dal mondo contemporaneo.

25 Febbraio, fonte redattoresociale.it

Gioele vive in un istituto dove ogni giorno è costretto a sottoporsi all’odiato rituale di essere lavato con un bagnoschiuma al profumo di pino silvestre, che odia strenuamente. Sottoposto alla gelida volontà di quanti, medici e infermieri, sostengono di fare tutto per il suo bene, utilizzando pasticche dai nomi allarmanti, punizioni a scopo terapeutico e attività riabilitative dall’esito fallimentare. Gioele, un ragazzo autistico ad alto funzionamento, è il protagonista di “A testa in giù” (Morellini editore 2015), romanzo di Elena Mearini, scrittrice da sempre alle prese con marginalità e disagio per via della sua esperienza all’interno di una compagnia teatrale che lavora in carcere e nelle comunità.

Confinato in una dimensione “altra” dal suo sentire “diverso” e dall’assenza di parola, Gioele riesce però a stabilire un intenso e fortuito canale di comunicazione con Maria, l’anziana protagonista femminile, che con lui condivide la difficoltà di stare al passo con un mondo dalle regole incomprensibili. “Il romanzo è nato dalla mia voglia di raccontare un mondo che in pochi conoscono – spiega l’autrice – Da anni tengo corsi di scrittura rivolti a persone con disturbi mentali. Con l’aiuto di alcuni psichiatri insegno a ragazzi e ragazze a liberare ciò che hanno dentro e a farlo attraverso le parole. Sono convinta che mettere i propri sentimenti su un foglio permetta a chiunque di vivere meglio”.

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Il bambino autistico «recluso» a scuola. Vietata la visita in Vaticano

Troppo spesso si pensa che scolarizzare significhi banalmente e semplicemente accedere a quella che molti chiamano (impropriamente?) "scuola di tutti"... Con tutta evidenza non è così: la scolarizzazione non può essere confusa con il semplice inserimento in una classe ma richiede, quale elemento nobile e qualificante, una integrazione vera, intesa come percorso che consenta a chi è affetto da questa grave disabilità  di vivere esperiene significative sia nell'apprendere cche nel socializzare.

Nella mia lunga esperienza di insegnante, se è vero che non sono mancate esperienze positive nel rapporto che ho visto instaurarsi con allievi affetti da disturbi cognitivo comportamentali, è altrettanto vero che non di rado ho avuto la sensazione che essi siano più "sopportati" che supportati e talvolta rappresentino (sottolineo "talvolta") più che altro una risorsa occupazionale.

Discorso troppo lungo per essere sintetizzato in poche righe: chissà  che non valga la pena riprenderlo.., anche per rispetto alla maggioranza degli insegnanti di cui vanno apprezzati, invece, l'impegno lodevole e i proficui risultati. 

La mia personale convinzione, lo ricordo agli amanti dei cosiddetti "diritti esigibili", è che la risposta delle famiglie non sia il ricorso al TAR (per quanto in alcuni casi inevitabile), ma la rivendicazione di una corretta indispensabile (e obbligatoria) formazione, che consenta ai docenti, a tutti i docenti e non solo a quelli di sostegno, di comprendere bene cos'è l'autismo. Fronteggiare quest'ultimo, infatti, richiede tecniche ed approci che non si improvvisano ma si acquisiscono (solo) attraverso una irrinunciabile formazione e un corretto aggiornamento in itinere. In alternativa si potranno anche vincere i ricorsi al TAR ma... ma il giorno dopo tutto rischia di essere come prima!

La storia che segue, segnalata da un genitore (che ringrazio e invito, come tutti, a intervenire) mi sembra emblematica di questa dura realtà [G. V.]

21 Febbraio, fonte corriere.it

A Valmontone ormai la chiamano così: «La stanza del silenzio degli innocenti». E’ quella in cui Christian, che ha 11 anni ed è autistico, trascorre le sue giornate di scuola, nella elementare del paese alle porte di Roma. L’insegnante di sostegno ha paura di lui. In classe con gli altri non lo fanno stare perché disturba. E la psicologa della Asl ha chiesto e ottenuto di avere per lui questa stanzetta riservata: «Durante i Glh (gruppo lavoro handicap) – ha raccontato la mamma al Redattore sociale – mi ha detto che per Christian deve essere così, almeno per il momento. Lo tengono lontano dai suoi compagni per tutto il giorno, riportandolo in classe solo a ricreazione. Finché andava a scuola a Ostia, prima all’asilo poi alle elementari, era ben integrato: passava tutto il tempo in classe, con l’insegnante e l’educatrice. Per un paio d’ore al giorno, aveva accanto a sé anche il terapista Aba privato. Solo quando aveva una crisi, l’insegnante lo portava fuori qualche minuto: nel laboratorio d’informatica, o nell’aula video, o in giardino. Appena si calmava, rientrava in classe. Da quando ci siamo trasferiti all’istituto S. Anna, due anni fa, la scuola è diventata una tragedia». Giornate da solo con educatrice e insegnante di sostegno, niente visita al Vaticano a maggio quando la sua classe andrà a Roma. Mi hanno già detto che è meglio se resta a casa perché potrebbe fare confusione».

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Autismo e disabilità cognitiva: quel video fa la sua parte

19 Febbraio, fonte superando.it, Elena Bulfone *

Progettare l’accessibilità di un bene culturale o di un museo significa renderlo un luogo inclusivo, sicuro, accogliente e qualitativamente migliore per tutti i potenziali utenti, garantendo il libero accesso alla comunicazione e all’informazione affinché sia possibile una fruizione del patrimonio e delle conoscenze per tutti.
Con questo obiettivo è stata inaugurata alcuni mesi fa Adriatico senza confini. Via di comunicazione e crocevia di popoli nel 6000 a.C., mostra allestita presso il Castello di Udine e che resterà aperta fino al 22 febbraio prossimo, nella quale il design grafico sperimenta l’accessibilità attraverso la semplificazione degli aspetti visivi: la fruibilità delle didascalie e dei pannelli illustrativi è favorita infatti grazie ad appropriate dimensioni, collocazione e facilità di avvicinamento. La provenienza dei reperti, inoltre, è chiaramente individuabile dalla presenza di mappe semplificate poste alla base di ciascuna bacheca. Il percorso espositivo, infine, presenta più livelli di approfondimento e di accessibilità, grazie alla presenza di video animazioni didattiche e di una proiezione scenografica, che porta il visitatore a “navigare” oltre i confini dei canoni delle classiche esposizioni archeologiche.

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