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I dati sulla didattica a distanza confermano un ulteriore gap per gli alunni con disabilità

invisibili.corriere.it

Un’importante ricerca  è stata condotta in aprile dalla Fondazione Agnelli, l’università di Bolzano, l’università LUMSA e l’università di Trento. I quattro enti hanno promosso un’indagine online per i docenti della scuola italiana, al fine di comprendere quali sono le difficoltà maggiori che gli alunni disabili trovano nella DaD. Le disabilità maggiormente prese in considerazione sono state l’autismo (31%) e quella intellettiva (57%).

Secondo la ricerca, il 44% degli allievi con disabilità è ben integrato nelle attività della DaD della classe e solo per il 19% si è dovuto attivare percorsi individualizzati; eppure, un alunno su quattro rimane indietro.

Un altro dato poco confortante è il fatto che solo il 14% dei docenti dichiara di aver avuto la possibilità di utilizzare la DaD prima dell’emergenza Coronavirus, quindi la maggior parte di loro è stata colta impreparata. Gli stessi insegnanti denunciano la poca attenzione durante i consigli di classe nei confronti della capacità dell’utilizzo immediato del materiale da parte degli allievi disabili. Infatti, solamente il 27% degli alunni con disabilità è in grado di utilizzarlo senza il bisogno di fare modifiche, il 50% invece necessita di un adattamento parziale del materiale e nel 23% dei casi occorre modularlo completamente. A causa della poca attenzione da parte del corpo docente, l’adeguamento del materiale didattico per gli alunni disabili nel 92% dei casi viene fatto dai singoli insegnanti di sostegno.

Anche le famiglie hanno molte difficoltà nel gestire le attività scolastiche da remoto. I maggiori problemi che incontrano sono dovute sia alle scarse dotazioni (computer e connessione), sia alle loro poche competenze informatiche. Oltre a questi limiti tecnici delle famiglie, occorre tenere in considerazione anche il basso livello culturale e le difficoltà linguistiche poiché tanti nuclei familiari sono stranieri.

Molti insegnanti sono molto preoccupati per la lontananza prolungata dalla scuole perché temono che il comportamento, l’apprendimento, l’autonomia e la comunicazione siano seriamente compromesse.

Apprensioni condivise in toto dalla FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap). In particolare si teme per la continuità scolastica e la socializzazione degli alunni con disabilità, rischiando che tutto il lavoro di anni vada vanificato. La Federazione afferma che l’attuale DaD non sia in grado di rispondere ai reali bisogni degli studenti disabili, rischiando di emarginarli e di isolarli. Secondo la FISH, in questa situazione viene negato il diritto allo studio, sancito dall’ art. 24 della Convenzione Onu. Come rimediare? Occorrono programmi più personalizzati, un maggior coordinamento tra gli insegnati curriculari e quelli di sostegno, e più che mai c’è l’esigenza della presenza di un assistente specialistico.

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