Considerazioni di Sonia Zen su "Pulce non c'è"
Caro Gianfranco,
ho letto il libro ma del film ho visto solo dei trailer. Ho sentito in aprile Giuseppe Bonito per organizzare delle proiezioni in Veneto. Tra l'altro qui, tra Padova, Mestre e Thiene, ci sono dei presidi di comunicazione facilitata. Apprezzo le tue considerazioni che mi coinvolgono profondamente sulla condizione delle famiglie con questa disabilitá.
Nel film è proprio l'uso di questa pratica trascina la famiglia in un incubo kafkiano con la reclusione del padre. Ma quello che colpisce di più è la distanza dei Servizi che paradossalmente diventano essi stessi inquisitori invece che interlocutori attenti e sensibili.
Ringrazio la famiglia di Pulce che ha avuto il coraggio di denunciare e raccontare un vissuto difficile da ripercorrere. Gaya con ironia cogliendo i paradossi della situazione è riuscita a fare un libro gradevole nonostante la scabrosità. Riesce a divertire proprio per le situazioni e i personaggi fortemente caratterizzati nei loro zelo istituzionale e la loro cecità sociale.
Tornando alla solitudine delle nostre famiglie ho colto anche nelle famiglie che ora fanno ABA una tecnica di modifica del comportamento a favore di insegnamenti propositivi nella comunicazione e nelle autonomie, una specie di dogmatismo che fa ripetere situazioni di isolamento spesso con l'idea che nella vita adulta questi bambini generalmente molto gravi saranno autonomi!! Insomma i millantatori per le nostre famiglie non mancano mai!
Un abbraccio, Sonia