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Asperger e Adhd: come riconoscere questi disturbi in età adulta e gestirli al meglio

lastampa.it

Spesso i sintomi restano senza diagnosi ben oltre i 18 anni. Questo tipo di problematiche possono essere mascherate da altre condizioni psicopatologiche

 

Greta Thunberg compirà 18 anni il prossimo anno e diventerà anche lei un’adulta con sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento (riguarda circa l’1% della popolazione) che può passare a lungo sotto silenzio, determinando così una diagnosi spesso più tardiva rispetto a quella di altre forme di autismo. Lei lo ha scoperto a 13 anni, altri, come la scrittrice Susanna Tamaro, dopo i 40. Altri ancora ci convivono tutta la vita senza saperlo, ma soffrendo a causa delle proprie difficoltà emotive, del sentirsi diversi e incapaci di stabilire relazioni con gli altri. Accade lo stesso a chi ha il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (o Adhd). In Italia si stima che riguardi il 2% della popolazione, circa un milione di adulti. Ma ne è consapevole meno di uno su cinque. Si tratta di persone che faticano nella vita di tutti i giorni perché sono troppo impulsive e disorganizzate, incapaci di focalizzarsi o di gestire gli stress e le emozioni. Una vita più serena grazie a interventi mirati è possibile anche negli adulti, ma il primo passo è arrivare velocemente alla diagnosi corretta.

Asperger e Adhd: se ci si ammala in età adulta 

Un passaggio possibile soltanto con la collaborazione tra neuropsichiatri infantili e psichiatri. «I disturbi del neurosviluppo si manifestano di solito nell’infanzia, spesso in concomitanza fra loro, con deficit che possono influenzare il benessere anche in età adulta perché favoriscono la comparsa di altre malattie psichiche e compromettono il funzionamento sociale e lavorativo - dichiara Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano e co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, riunitasi nei giorni scorsi a Milano per il congresso nazionale -. Questi disturbi infatti persistono nell’adulto, pur con manifestazioni cliniche che possono modificarsi a seguito dello sviluppo individuale». Non sono purtroppo rari i casi in cui i sintomi restano senza diagnosi ben oltre i 18 anni. Nell’adulto, infatti, l’Adhd e l’Asperger possono essere «mascherati» da altre condizioni psicopatologiche che spesso compaiono proprio perché le strategie di adattamento ai contesti risultano spesso insufficienti a un buon funzionamento nel lavoro, nello studio, nelle relazioni, di fatto esponendo il paziente a continui stress e micro-traumi. Nel nostro Paese, per esempio, si stima che picchi di Adhd siano presenti nel 25-30% dei pazienti con dipendenze e disturbi alimentari.

Come riconoscere questi disturbi in età adulta? 

Il primo passo per arrivare alla diagnosi è riconoscere i campanelli d’allarme dei disturbi del neurosviluppo nell’adulto, così da sospettare il problema e rivolgersi al medico. «I segni tipici dell’Adhd nell’adulto sono per esempio la disorganizzazione e l’incapacità di darsi delle priorità, pianificare o focalizzarsi su un compito, la scarsa capacità di gestione del proprio tempo o di portare a termine gli obiettivi, tratti come l’impulsività, la scarsa tolleranza alle frustrazioni, gli sbalzi d’umore frequenti e la difficoltà nel gestire gli stress - traccia l’elenco Matteo Balestrieri, direttore della clinica psichiatrica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale di Udine -. Le persone con sindrome di Asperger hanno tipicamente scarse capacità di interazione sociale, sono spesso chiuse in un loro mondo e hanno difficoltà di comunicazione con gli altri, hanno una bassa autostima, interessi limitati e a tratti ossessivi, con un grande bisogno di routine fisse». Molti non chiedono aiuto e così la diagnosi arriva spesso dopo aver identificato altre malattie. «Il 16% dei pazienti con altri disturbi mentali ha un Adhd non diagnosticato», aggiunge l’esperto.

I possibili trattamenti

Quanto alle terapie, diversamente da quanto accade nei bambini, negli adulti i farmaci sono la prima scelta. «Comunque affiancati da interventi cognitivi, psicologici ed eventualmente di coaching», precisa Mencacci. Per l’Adhd il farmaco più utilizzato è il metilfenidato, che tuttavia nel nostro Paese può essere prescritto dopo i 18 anni solo se si è già in trattamento prima del compimento della maggiore età. Un aspetto che ne limita fortemente l’impiego, motivo per cui in Italia l’unico farmaco approvato per l’adulto con Adhd è atomoxetina, che porta a una remissione del disturbo il 60-70% dei pazienti agendo prevalentemente sulla corteccia frontale. Al di fuori della loro indicazione clinica possono essere impiegati anche altri farmaci (inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina, clonidina, bupropione, modafinil), da valutare però caso per caso. «Inoltre, si stanno sempre più sviluppando terapie digitali che possano supportare i pazienti nella gestione dei sintomi del disturbo, come app e software che aiutano a restare organizzati, a porsi degli obiettivi e a ridurre le distrazioni», aggiunge Mencacci. Purtroppo, nonostante le possibilità terapeutiche, si stima che tuttora appena il 10% degli adulti con Adhd venga curato. «Negli adulti con Asperger - conclude Balestrieri – la contemporanea presenza di altre malattie psichiatriche è molto frequente: depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo bipolare sono comuni. Non esistono farmaci specifici per migliorare gli aspetti emotivi dell’Asperger. Anche per questo disturbo sono allo studio terapie digitali mirate a facilitare il riconoscimento degli stati emotivi altrui e a migliorare l’efficacia degli interventi psicologici, che restano importanti per consentire ai pazienti un miglior funzionamento sociale».