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Scansioni cerebrali utili per prevedere problemi di salute mentale nei bambini

fonte notiziescientifiche.it

Le scansioni del cervello possono rivelarsi utile in tantissimi ambiti ma potrebbero essere di utilità anche per quanto riguarda quei problemi che vertono maggiormente sul profilo psicologico o psichiatrico del soggetto, sostanzialmente i problemi di salute mentale?

Un team di ricercatori guidati da Susan Whitfield-Gabrieli, professoressa di psicologia e direttrice del Biomedical Imaging Center della Northeastern University di Boston, crede che questa tecnica potrebbe essere molto utile soprattutto per individuare quali sono quei bambini che sono maggiormente a rischio di patologie quali depressione, problemi di attenzione e ansia, addirittura prevedendo i picchi o il livello di maturità di queste stesse patologie prima che avvengano.

Come spiega la stessa Whitfield-Gabrieli, sembra che oggi ci sia una sorta di “epidemia” di ansia e di depressione adolescenziale e trovare un marcatore iniziale per predirne lo sviluppo potrebbe essere essenziale.

La ricercatrice ha eseguito uno studio dopo aver svolto esperimenti su un campione relativamente piccolo di bambini (neanche 100 soggetti) che non avevano problemi di salute mentale noti.

La ricercatrice, eseguendo scansioni cerebrali dei soggetti nel corso di uno studio longitudinale della durata di quattro anni, trovava determinate connessioni in particolari aree del cervello già all’età di sette anni, dei “modelli distinti di connettività funzionale”, come riferito nell’abstract dello studio, che secondo la ricercatrice possono aiutare a prevedere problemi di salute mentale che si sviluppano anni dopo.

“L’identificazione di questi biomarcatori in così giovane età potrebbe promuovere interventi precoci – esercizio fisico, consapevolezza, terapia cognitivo-comportamentale – che potrebbero mitigare i sintomi e forse anche prevenire la progressione della malattia psichiatrica”, dichiara la stessa Whitfield-Gabrieli in uno comunicato stampa rilasciato da HealthDay e relativo allo studio pubblicato su JAMA Psychiatry.

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