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Diversi? No, autistici in cerca di normalità

La Repubblica.it, 24 giugno 2014, Michela Marzano

"Vogliamo affermare l'incredibile potenziale nascosto di tutte le persone appartenenti allo spettro autistico". È con queste parole che Erika Becerra, presidente dell'associazione Asperger Pride, spiega il senso della giornata del Pride Autistico che dal 2004 si festeggia ogni anno il 18 giugno. Meno conosciuta della Giornata Mondiale dell'autismo, voluta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, lo scopo del Pride è quello di celebrare la neurodiversità.

"Siamo nati così, non abbiamo niente di sbagliato", spiega sempre Erika Becerra. "Anche se viviamo in un contesto sfavorevole e con delle difficoltà che non ci permettono di sfruttare a pieno il nostro potenziale e di farci vivere con serenità". Per la presidente di Asperger Pride non si tratta tanto di aprire un varco nel muro di silenzio che separa chi è affetto da questa sindrome da tutti gli altri, quanto quello di lottare contro l'idea che l'autismo costituisca una "devianza" rispetto alla "normalità". Una differenza tra le altre. Una differenza che dovrebbe essere riconosciuta, rispettata, e talvolta anche valorizzata, come qualunque altra differenza.

Il discorso fila perfettamente. E non farebbe una piega, come dicono i bambini, se non ci fosse poi anche tutto il bagaglio di sofferenza che accompagna alcune differenze. Perché poi è sempre così che succede quando si parla di chi non corrisponde alle cosiddette "norme". C'è tutta la ricchezza delle diversità - che nessuno dovrebbe permettersi di ignorare o emarginare -, ma c'è anche il dolore di chi, forse, quelle stesse differenze non le avrebbe volute se solo fosse stato possibile scegliere. E lo dico con tutto il rispetto e tutta l'umiltà di cui sono capace.

Quello stesso rispetto e quella stessa umiltà che mi hanno sempre portato a difendere chi non corrisponde alle aspettative sociali e culturali della maggioranza. E che mi spingono ancora oggi a ricordare non solo che chiunque ha le proprie differenze e le proprie fragilità, ma anche e soprattutto come talvolta siano proprio queste differenze e queste fragilità a rappresentare un punto di forza. È sempre con rispetto e con umiltà, però, che non si possono tacere i lati oscuri, la sofferenza e le difficoltà di chi, "diverso", certe cose non le potrà mai vivere.

Chiunque abbia attraversato momenti di dolore profondo, sa che non sarebbe la persona che è se non avesse vissuto quel dolore e quella sofferenza. Ma sa anche che il dolore, tante volte, è assurdo, insopportabile, inutile, senza senso. E che forse non ne vale la pena. Anche se nella vita, spesso, non si può scegliere, e ci si deve accontentare di quello che si è e di quello che si ha.

Ma Erika Becerra è perfettamente consapevole dei rischi di questo tipo di manifestazioni. Ecco perché, dopo aver elogiato la neurodiversità, invita anche alla cautela: "Se è sbagliato essere considerati soltanto per le nostre difficoltà, non va bene neppure l'opposto". Perché nella vita è sempre una questione di "pesi e contrappesi", come si dice quando si parla dei sistemi democratici. E bisogna riuscire a trovare la giusta distanza tra elogio delle diversità e banalizzazione della sofferenza. Con tanto rispetto. Ma anche tanta umiltà.