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10 MAGGIO. "Grazie, figlio mio, per questi 40 anni", di Tilde Amore

10 Maggio

In occasione della festa della mamma desidero porgere i più cari ed affettuosi auguri a tutte le mamme (compresa la mia che non c'è più, ma che sicuramente continua a leggermi), e in particolare a Quelle che vivono la difficile condizione di madri di Persone autistiche. L'augurio che rivolgo loro è che si esca definitivamente dal vortice della propaganda e della demagogia e si avviino (sul serio) politiche concrete in risposta ai bisogni speciali dei propri figli.

La lettera che pubblico è stata scritta (e pubblicata anni fa da "L'Arena") da una di queste mamme, tra l'altro presidente di Angsa Verona. Ringrazio Tilde Amore per la testimonianza, che personalmente vivo come un bellissimo regalo. [G. V.]

“Grazie, figlio mio, per questi 40 anni”

Mio caro figlio,

grazie per ciò che mi hai dato, grazie per ciò che mi hai chiesto, grazie per ciò che mi hai insegnato! Anche se hai quasi quarant’anni e sei un disabile affetto da autismo sei sempre il mio cucciolo, il mio bocciolo di vita che non è mai riuscito a schiudersi.I sacrifici che la tua sofferenza, la tua fragilità, la tua estrema dipendenza dagli altri mi hanno chiesto in cambio mi hanno dato un vissuto quotidiano senza intervalli, senza domeniche, senza ferie. Un vissuto però che mi ha fatto capire quanto la vita è bella anche se non si dorme la notte, se non si va in pizzeria il sabato sera, se non si osserva il rito del cinema, del teatro, dello shopping, dell’incontro al bar o al circolo con le amiche, dei programmi per le vacanze, quelle vacanze che per me restano solo un ricorso sbiadito del tempo lontano, di quando tu non eri ancora nato! Grazie a te ho imparato a confrontarmi con persone ed venti buoni, straordinari e belli, ma anche con sconfitte ed insuccessi, però sempre senza rancore, senza invidia, senza rospi nel cuore!

Grazie se mi hai reso miope all’indifferenza e alla lentezza di chi poteva fare di più; però mi hai reso anche lungimirante verso traguardi di bene, di speranza e d’impegno a favore di quanti – come te – soffrono di questa devastante sindrome autistica. Oggi sei ancora la mia sfida al destino, la nostra scommessa con qualsiasi metodo e impegno educativo che stimoli e recuperi – anche se a piccolissimi passi – le latenti capacità di autonomia che certamente sono in te e in tutti coloro che, come te, vivono già l’età adulta.

 

Che importa se non hai mai frequentato una scuola (tanti anni fa non c’era neppure la legge che lo consentiva!), se non conosci l’emozione di un esame o la gioia di un’assunzione al lavoro, se non guidi la macchina, non voti, non contesti i programmi dei politici di turno, non ti alleni in piscina, non sudi in palestra, non fai la dieta, non hai la ragazza, non hai il bancomat, non hai il cellulare perché non sai neppure parlare… tu per me sei sempre il mio tesoro, la fonte dei miei pensieri, l’energia che mi dà la carica e la vita, così come lo è l’altra mia splendida figlia “dotata” e “normale”, che amo tanto, ma con un amore più sereno, ottimista, fluente, radioso!

Pensa, figlio mio, che i tuoi occhi, i tuoi rari sorrisi, i tuoi squarci di voce senza parole dilatano il cuore di una mamma provata dalle tue quotidiane richieste di aiuto, dalle tue necessità, dalla tua incapacità a comunicare persino il tuo disagio a capire l’ambiente, a relazionarsi con gli altri, a difendersi da un pericolo… E come tutte le mamme che hanno un figlio autistico, gioisco della tua serenità, piango per le tue difficoltà: perché gridi cosa non sai chiederci, perché sei agitato, perché non dormi? Quante cose ancora mi chiedi, figlio mio, quante ancora devo darti, quanto devo imparare!

Ma io dimentico di essere stanca: sono qui, guardiana e pronta… finché Dio vorrà! Grazie, figlio mio, per la forza che mi hai dato, per gli insegnamenti che mi hai regalato; grazie se mi hai fatto capire i valori reali della vita!

                                                                                                                         Tilde Gramegna Amore

                                                                                                                                 Una mamma