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Maltrattò alunno autistico: l'insegnante licenziata ora è vicina al reintegro

18 Marzo, fonte redattoresociale.it

Era stata licenziata per avere angariato un bambino con autismo, trascinandolo per il collo, lasciandolo al freddo sporco e seminudo, e insultandolo di fronte ai compagni di classe. Ora, dopo l’archiviazione della procedura penale a suo carico, il giudice del lavoro è chiamato a decidere sul suo reintegro nel posto di lavoro. Una vera e propria ingiustizia, secondo l’Angsa, l’associazione nazionale genitori soggetti autistici, che spera in un rigetto da parte del giudice per scongiurare il “ritorno in cattedra di un pessimo esempio di educazione”.

 La vicenda, che risale al 2008 e si svolge a Trieste, ha delle sue proprie singolarità, ad iniziare dal fatto che non è emersa – come spesso accade – da una denuncia dei genitori, ma da una iniziativa della stessa scuola, attivatasi di fronte a fatti particolarmente eclatanti, descritti minuziosamente in un’apposita perizia firmata dal neuropsichiatra infantile Franco Nardocci. In sintesi, l’insegnante prendeva l’alunno autistico per il collo, lo trascinava di peso, lo isolava in una stanza con la finestra aperta anche in pieno inverno, lo lasciava a lungo sporco di feci e urine, lo denudava, e in alcune occasioni lo apostrofava (“che animale!”) con frasi irriguardose indicandolo al pubblico ludibrio di fronte agli altri alunni della classe. Comportamenti che in sede di considerazione penale sono stati descritti dalla difesa come tollerabili, dovuti cioè ad una sorta di “estremo atto educativo”. Al di là delle diverse valutazioni, non sono stati ravvisati dei reati penali e dunque il procedimento ai danni della docente è stato archiviato. Sulla scia di quell’archiviazione, l’insegnante chiede ora il reintegro nel posto di lavoro. L’udienza è fissata per domani, 19 marzo.

“Ci auguriamo – scrive la presidente nazionale dell’Angsa, Liana Baroni - che il giudice, nel formulare la sentenza, tenga conto della legge quadro 104 e della Convenzione Onu sulla disabilità, respingendo il reintegro”. La non rilevanza penale del caso, infatti, non significa – è la posizione dell’associazione - che non siano ravvisabili delle condotte censurabili e non possano essere emessi dei provvedimenti disciplinari, tanto più in caso così limpido e cristallino, in cui i fatti sono stati chiaramente accertati. “Provvedimento che – aggiunge Salvatore Nocera, esperto di integrazione scolastica - data la singolarità del caso dovrebbe essere proprio il licenziamento”. Lo stesso Nocera, peraltro, ricorda che la legge 67/2006 vieta la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità e prevede la possibilità di chiedere un risarcimento dei danni non patrimoniali valutati dal giudice secondo la gravità della discriminazione.

Al di là della vicenda di Trieste, l’Angsa richiama la sua attenzione sulla necessità che a seguire degli alunni con disabilità particolarmente impegnativi siano docenti appositamente formati: non va bene, cioè, mandare persone impreparate di fronte ad alunni molto problematici, perché questo equivale a gettarli nella fossa dei leoni senza dar loro gli strumenti per poter fare al meglio il proprio mestiere. “Non è possibile – dicono Baroni e Nocera - lavorare su una disabilità così impegnativa se si è privi di ogni conoscenza in materia di autismo. Accade spesso che questo non avvenga:a soggetti autistici vengono assegnati insegnanti di sostegno digiuni di ogni nozione specifica e privi di esperienza, con conseguenze che possono essere disastrose, sia per il bambino o ragazzo, sia (anche) per chi lavora con lui, come dimostrano i casi di burn-out e quelli più gravi di trattamento inadeguato, maltrattamento e violenza”.