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Affettività e sessualità nell'autismo: si può fare

 

1 Ottobre, fonte superando.it

«Gli affetti e la sessualità ispirano e accompagnano tutta la nostra vita: hanno a che vedere con ciò che siamo e con il nostro modo di stare con gli altri. Alle persone con autismo è negata la possibilità di sperimentare questi percorsi esistenziali, dal momento che anche nei migliori progetti educativi non sono previsti interventi su questi temi, che invece andrebbero affrontati fin dall’infanzia. Per le famiglie e per gli educatori continuano ad essere vissuti come “problemi” dell’età adulta cui far fronte in qualche modo».
Lo dicono Stefania Stellino dell’ANGSA Lazio (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) e Laura Imbimbo del Gruppo Asperger Lazio, responsabili delle due organizzazioni che insieme a Habitat per l’Autismo e in collaborazione con CulturAutismo, hanno promosso per venerdì 3 ottobre a Roma (Hotel Capannelle, Via Siderno, 37, ore 9-17.30), il seminario intitolato Affettività e sessualità nello spettro autistico.

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«L’autismo – sottolineano Stellino e Imbimbo – è una condizione complessa che coinvolge e compromette, a vari livelli di gravità, la sfera della comunicazione intesa in senso ampio: linguaggio, percezione sensoriale, socialità e apprendimento. Contemporaneamente è dimostrato scientificamente che le persone colpite sviluppano attaccamento e hanno “normali” impulsi sessuali. La miscela può essere esplosiva e soprattutto generare frustrazione e infelicità. Che fare? La ricetta è composta da vari ingredienti: conoscenza, realismo, educazione e tolleranza».
«La figura del cosiddetto “assistente sessuale” per le persone con disabilità – aggiungono poi – sulla quale da mesi è in discussione al Senato un Disegno di Legge [Atto del Senato n. 1442, N.d.R.], al di là degli aspetti etici o morali che sono legati alle sensibilità di ognuno, non è “nodale” nelle persone con autismo e nemmeno per quelle senza disabilità cognitiva. Esse, infatti, non saprebbero “che farci” e non necessariamente ne trarrebbero soddisfazione, dal momento che molte di loro non imparano neanche a masturbarsi in maniera “adeguata”. È quanto mai opportuno, dunque, imparare a conoscerle, ad ascoltarle, a trovare un modello educativo individuale e, perché no, a stabilire obiettivi realistici, tagliati e adattati su ognuno di loro, inserendo anche questo aspetto nel progetto individuale di cui tutti dovrebbero disporre, come prescritto dalla Legge 328/00 (articolo 14). Ma questa è un’altra storia o forse è la storia… Solo dopo tutto ciò, quindi, si potrà decidere se utilizzare l’“assistente sessuale” o qualsiasi “figura” che assomigli ad esso. A molti di loro, infatti, non interesserà nemmeno, per altri potrà essere un passaggio di conoscenza, per altri ancora una modalità possibile».
«Del resto – concludono le rappresentanti di ANGSA Lazio e Gruppo Asperger – in un Paese che non riesce a regolare la prostituzione, che discute all’infinito sul riconoscimento delle unioni omosessuali, sull’adozione per i single, sulla fecondazione assistita, temiamo che la figura dell’ “assistente sessuale” impiegherà… alcuni secoli ad essere legalizzata! E nel frattempo tanti giovani e adulti saranno infelici per tutta la loro vita. Per questo crediamo che educare sia più realistico. Certo, è più faticoso, ma si può fare. Di matrimoni e fidanzamenti ce ne saranno pochi e comunque saranno “strani”, ma l’affetto, lo scambio emotivo e qualche carnale e socialmente tollerabile soddisfazione è possibile per tutte le persone con autismo».

È disponibile (clicca) il programma completo del seminario. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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