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Una terapia precoce può curare l'autismo

fonte italiasalute.it

Un vero incubo per i genitori l'ipotesi che il proprio bambino sia affetto da autismo. La malattia è tanto temuta da spingere gli adulti a trascurare i primi segni - sostanzialmente la rinuncia al contatto visivo e la mancanza di interesse sociale - nella speranza che il problema sia di altra natura.
Tuttavia, uno studio pubblicato sul Journal of Autism and Developmental Disorders da un team dell'Università della California evidenzia i benefici legati a un trattamento precocissimo, già a partire dai 6 mesi di età.
La cura si chiama Infant Start e si attua dai 6 ai 15 mesi con sessioni di interazione fra genitori e figli che hanno lo scopo di strappare il bambino dal buio e dall'isolamento verso cui lo dirige la malattia. Per far ciò vengono messi in campo esercizi che aumentano l'empatia, l'attenzione, la comunicazione, il gioco, il naturale progresso delle capacità linguistiche.
La prima firma dello studio, la psichiatra Sally Rogers, elenca una serie di azioni che i genitori possono mettere in atto per aiutare il bimbo. Ad esempio, se il bambino è attratto da un particolare oggetto - un peluche, un giocattolo - il genitore deve entrare nel campo visivo del piccolo e giocare con l'oggetto stesso, magari nascondendoselo sotto la maglia per attirare l'attenzione su di sé.
Lo studio ha sperimentato la terapia su un ristrettissimo numero di pazienti, solo 7. Per questo la dott.ssa Rogecommenta: "dato lo scarso numero di soggetti, è presto per sapere se la terapia può funzionare a lungo termine. L’intervento precoce è cruciale, ma nella gran parte del mondo servizi in grado di aiutare lo sviluppo dei bambini di pochi mesi con autismo non sono disponibili". 
In ogni caso, i primi risultati sono incoraggianti, dal momento che 6 bambini su 7 che hanno affrontato il percorso dell'Infant Start mostrano miglioramenti tali da non giustificare più la diagnosi di autismo.

http://www.italiasalute.it/Centro_Malattie.asp?Sezione=Autismo

 

 Quelle che seguono sono due note, pubblicate su superabile.it dell'11 settembre, che contengono stralci dell'intervento della Presidente di Angsa Trentino Alto Adige e la posizione di Giacomo Vivanti.

Con la diagnosi precoce, anzi precocissima, a sei mesi, e con ore di adeguata interazione genitore-bambino per 12 "sedute", seguite da un periodo di mantenimento di 6 settimane con visite bisettimanali e follow-up a 24 e 36 mesi, l'autismo scompare. Almeno, questo succede a 6 neonati su 7 così trattati, con un metodo i cui risultati, dovuti a un team di specialisti californiani sono stati appena pubblicati sul "Journal of Autism and Developmental Disorders".

Sul metodo così come appreso oggi dai media italiani interviene Angsa Trentino Alto Adige con le parole della sua presidente Patrizia Cova, scritte sulla lista di discussione on line "Autismo scuola": nonostante emergano "cose interessanti sull'essenzialità del ruolo genitoriale, tema anche da noi evidenziato", il metodo così come presentato "rasenta il ridicolo" quando si afferma "che in questa fase di vita basti un'ora al giorno per risolvere l'autismo. Se le cose fossero così davvero - sostiene Cova -, dovrebbero obbligare tutti i genitori del mondo a proporre un'ora di attività ludico-relazionali ai propri bimbi cancellando l'autismo". Insomma, "la solita notizia farlocca", conclude la presidente Angsa Trentino. Dubbi sorgono sulla possibilità di una diagnosi di sindrome dello spettro autistico a sei mesi. 

"E' uno studio pilota, quindi da replicare con campione adeguato e randomizzazione, ma promettente". Le parole sono del dottor Giacomo Vivanti, ricercatore in Australia presso La Trobe University, e si riferiscono al metodo che propone un trattamento precocissimo, dai 6 mesi di età, sui bambini con sintomi di patologia dello spettro autistico. Dello studio si parla in questi giorni dopo la pubblicazione sul "The Journal of Autism and Developmental Disorders": la ricerca, condotta su bambini di età inferiore all'anno, afferma che i genitori possono contribuire a ridurre significativamente i sintomi di autismo nei figli minori di un anno semplicemente cambiando il modo di giocare e interagire con loro.

Vivanti conosce lo studio che, noto come "Infant Start", annovera tra le autrici Sally Rogers, docente universitaria di Psichiatra e Scienze comportamentali. "I bambini (6 in tutto) avevano tra i 7 e i 15 mesi e presentavano sintomi autistici (ma non una diagnosi di autismo accertata, data l'età). Hanno ricevuto l'Early Start Denver Model, messo in atto dai genitori supportati da parent training (da notare che avevano imparato a mettere in atto l'Early Start Denver Model allo stesso livello di competenza richiesto a un terapista). Alla fine del trattamento - prosegue Vivanti - i bambini avevano meno sintomi autistici rispetto ad un gruppo di controllo (bambini della stessa età con gli stessi sintomi autistici che non hanno fatto un trattamento), ma più sintomi autistici di bambini non autistici". Inoltre, "al termine del trattamento sei dei sette bambini avevano linguaggio e livello cognitivo nella media".

Si tratta, precisa Vivanti, di "uno studio pilota, quindi da replicare con campione adeguato e randomizzazione, ma promettente. Però - specifica il ricercatore - va detto che solo una minoranza di bambini con autismo presenta chiari sintomi durante il primo anno di vita".

 

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