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Ricordando Daniele

Susanna Ligato:
 
“Si chiamava Daniele il ragazzo autistico smarritosi ormai otto anni fa nella metropolitana di Roma e mai più ritrovato, causa distrazione dei suoi accompagnatori, assistenti pagati per occuparsi di lui, ai quali la famiglia lo aveva affidato. Pare si siano rimpallati reciprocamente le responsabilità, ma le dinamiche dell'accaduto non sono mai state chiarite del tutto. Di lui resta un'immagine sfuocata ripresa dalle telecamere, mentre si avvia in coda al suo gruppo verso un treno sul quale non salirà mai.
 
Sarà che i suoi familiari sono persone semplici, senza mezzi economici, culturali e conoscenze altolocate, senza alcun supporto da parte dell'opinione pubblica né santi in paradiso - del resto a chi frega qualcosa di un autistico adulto? - ma quasi da subito non si è riusciti a tenere alta la guardia sulla notizia e ormai non se ne parla più, se non tra genitori di altri autistici, i soli ad immedesimarsi nell'incubo ricorrente di tutti, che si è materializzato nella realtà drammatica di quella famiglia ed anche i soli che, forse ingenuamente, continuano a condividere la foto, nell'improbabile speranza che sia sopravvissuto e che qualcuno lo riconosca.
Ne scrivo al passato perché sono convinta che Daniele abbia fatto una brutta fine subito dopo essere sparito; se penso a mio figlio, alla sua incapacità totale di orientarsi, di relazionarsi col prossimo, di chiedere aiuto, di badare a se stesso se lasciato solo, non posso immaginare nessun altro esito, anche perché un autistico non verbale con le comorbità di Daniele, non passa di certo inosservato. Probabile sia inciampato nel buio e finito in qualche anfratto, buco, binario morto di quel labirinto sotterraneo, sfuggito alle ricerche dei giorni successivi e comunque dimenticato. Il principio secondo il quale la base di ogni ingiustizia è che certe esistenze contino meno di altre, si addice a questa triste vicenda.”