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Diario di un ragazzo autistico: la felicità

Federico De Rosa - La Stampa

Pensieri ed esperienze di un 27enne abituato a parlare poco. Ma che racconta la sua vita e le sue emozioni scrivendo.

La società ritiene prevalentemente che essere autistico sia triste perché nell'autismo vede un limite che nega la realizzazione umana e quindi la felicità. Ma io devo dire che di autistici ne ho conosciuti tanti e quasi tutti, nel loro mondo e a loro modo, mi sono sembrati tutt'altro che tristi. Io li direi diversamente felici. Certo non possono essere normalmente felici, i limiti del loro autismo spesso lo negano, ma non sembra che di questo gli importi.

Gli autoproclamati "normali" a me appaiono spesso infelici e più precisamente direi oppressi da chissà cosa oppure spenti, ossia a secco di speranza per il futuro. Io stesso che sono una persona autistica mi sento felice.

Un letto caldo e il sole

Sono felice perché stanotte ho dormito al caldo, in un letto confortevole e poi ho fatto proprio una bella colazione con il mio yogurt preferito e con ottimi biscotti con la marmellata. Poi ho fatto una bellissima passeggiata in un parco con Lino. C'era il sole ed in inverno è meraviglioso. Ora scrivo per voi che leggerete e sto cercando di immaginare i vostri volti. Vorrei conoscervi ciascuno.

Considerate tutte queste cose, come faccio a non riconoscere che la mia vita è meravigliosa? Chi manca di casa, letto, cibo, acqua, amici è giustamente triste e soffre, io no. Io penso che per chi ha il necessario per una vita dignitosa, la vita stessa sia di base felice. Il problema è che questa felicità di base facilmente la si perde. Ecco perché secondo me tanti normali sono infelici, perché credo pensino che la felicità vada conquistata, magari inseguendo chissà quante aspettative.

La felicità va difesa, è fragile

Invece, secondo me, la felicità non va costruita o raggiunta, va difesa perché è delicatissima, fragilissima. Volete fare una prova? Esercitatevi ogni mattina ad avere una colazione felice, concentrandovi con gratitudine alla vita sulla bontà delle cose che mangiate e contestualmente abbandonate l'universo di frustrazioni e recriminazioni che generalmente appestano le menti per tutte le aspettative mancate.

Il dolore

Più la vita si farà essenziale più diventerà felice. Nel mondo c'è una immane sofferenza che si potrebbe evitare imparando a non avere pretese verso la propria vita ben incastrate nel cuore. Questo mi appare un handicap terribile. Per handicap e tristezza non guardate a me autistico. Io, pur con qualche difficoltà ogni tanto, direi che me la cavo benone.