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Appello delle famiglie dei disabili alla ministra Stefani: “Cattedre di sostegno e vaccini”

Giacomo Galeazzi - La Stampa

Le cattedre di sostegno vacanti lasciano gli studenti autistici senza supporto scolastico, l‘esclusione dei disabili e dei caragiver dalle priorità del piano vaccinale “determinano un’emergenza epidemiologica”, avvertono le associazioni dei familiari. Sul tavolo del neo-ministro alle disabilità, Erika Stefani arriva il dossier dell’Anief, l’associazione nazionale degli insegnanti e dei formatori che richiama l’attenzione del governo, in un’annata record per mole di supplenze, sul «numero impressionante di cattedre di sostegno vacanti. «La stipula di oltre 210 mila contratti annuali, con altri ancora da realizzare, assunzioni limitate e a settembre in arrivo altri 35 mila pensionamenti, è una circostanza che non può lasciare indifferente l’esecutivo», afferma Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato.

Non è l’unico nodo sulla disabilità in classe. Avverte il senatore Udc Antonio De Poli: «Il decreto del Ministero dell'Istruzione sul nuovo modello di Pei (Piano educativo individualizzato) rappresenta una marcia indietro rispetto ai diritti delle persone con disabilità e dell'inclusione sociale a scuola. Il fatto che resti la criticata tabella, che quantifica le ore di sostegno dell'anno successivo in base al debito rilevato a fine anno scolastico. Noi siamo convinti che le esigenze di sostegno didattico nascono non solo dall'analisi degli obiettivi didattici raggiunti ma anche dalle interlocuzioni con la famiglia. Quindi il decreto del dicastero dell’Istruzione numero 182 prevede, di fatto, la possibilità unilaterale della scuola di prevedere l'esonero da alcune discipline o la riduzione dell'orario scolastico per gli studenti con disabilità. Io credo che su questo punto sia indispensabile avviare una riflessione seria per modificare il decreto interministeriale. Chiederemo al Governo Draghi di modificarlo. Mi unisco simbolicamente, alla battaglia #noesonero. L'inclusione scolastica non si fa fuori!». 

Vaccinazioni

Anche la senatrice friulana Tatjana Rojc si rivolge al Comitato tecnico scientifico e al governo: «Il nuovo Governo e tutte le Regioni intraprendano ogni azione possibile per garantire alle persone con disabilità e ai loro accompagnatori di rientrare nel Piano delle vaccinazioni insieme agli over 80: su questo tema bisogna essere tutti solidali e non c'è bisogno di intestarsi campagne. Se c'è da fare chiarezza nel Piano vaccinale sulle prestazioni da garantire a disabili e caregiver, l'Esecutivo precisi o estenda al più presto le modalità di applicazione. E le Regioni, per quanto nelle loro autonome competenze, si attivino come già è stato fatto in alcuni casi".  Anche in coerenza con l'ordine del giorno accolto dal Governo a prima firma dell'onorevole Rizzo Nervo, vanno ascoltate i ripetuti appelli di associazioni come Anffas, Fish o Fand  che chiedono maggiore chiarezza sulla tipologia di destinatari dell'intervento e di assicurare priorità nella programmazione di vaccinazione anche alle persone con disabilità che in questi mesi hanno vissuto spesso pesanti limitazioni, sono più esposte a rischio di infezione, sono a maggior rischio vita in caso di contagio e la malattia loro o dei caregiver aggraverebbe situazioni di salute o sociosanitarie già difficili. Questo indipendentemente dall'età. Adottando eventualmente come base la legge 104, la stessa protezione andrebbe riservata anche ai caregiver soprattutto dei minori e dei gravi, che non sono vaccinabili».

Residenze fuori dal piano

Persino le residenze per disabili sono state escluse dal piano vaccini. La rabbia dei familiari: “Le strutture gestite direttamente dalle Asl e quelle private accreditate non rientrano nella prima fase della vaccinazione». Il grido di protesta unisce la galassia del volontariato. “In questa pandemia l’esclusione delle Rsd (residenze per disabili) dal piano vaccini è l’ultima e più grave delle dimostrazioni di disinteresse verso il nostro disagio», spiega alla Stampa.it Antonio Massacci che nelle Marche presiede la onlus Anffas, l’associazione nazionale delle famiglie dei disabili intellettivi. «Regioni e governo si rimpallano le responsabilità per questa inspiegabile esclusione», aggiunge Massacci. La situazione in Italia è a macchia di leopardo. La Regione Lazio si è posta la questione delle Rsd. «Stiamo procedendo speditamente con la vaccinazione degli operatori sanitari e degli anziani delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa)- evidenzia a Stampa.it Angelo Tanese, direttore generale della Asl Roma 1-. Abbiamo avviato l’immunizzazione della popolazione ultra ottantenne ed è stata fatta una valutazione sulla vaccinazione prioritaria di altre fasce di popolazione a rischio o fragile, come i pazienti dializzati e gli ospiti delle strutture residenziali che si occupano della disabilità a più ampio spettro». Prosegue Tanese: «Alcune di queste strutture residenziali sono pubbliche, quindi gestite direttamente dalle aziende sanitarie locali, altre sono private accreditate. Le persone fragili potranno essere vaccinate anche appoggiandosi alla rete dei servizi domiciliari o presso le strutture residenziali attraverso le unità mobili già attivate per le Rsa. La Regione Lazio sta comunque definendo in queste ore il piano operativo per la vaccinazione della popolazione, secondo criteri di priorità».

In ritardo

«Occorre fare in fretta. La maggiore propagazione dei contagi Covid non ci vede protagonisti, ma ci può vedere vittime. Le persone con disabilità rare e complesse, che noi rappresentiamo, in genere, non si ammassano- sottolinea Massacci, in prima linea da molti anni alla onlus Anffas e  padre di Giorgio, un ragazzo affetto da un’epilessia farmacoresistente che gli impedisce di memorizzare ciò che apprende-. I disabili non affollano luoghi senza rispettare le più elementari disposizioni di sicurezza. Raramente vanno in vacanza in giro per il mondo. Quali difficoltà troveremo sulla nostra strada è ora difficile da dire. Ciò dipenderà dal continuo susseguirsi di disposizioni e dalla loro applicabilità».

Risorse insufficienti

Sostiene il responsabile nelle Marche dell’associazione nazionale delle famiglie dei disabili intellettivi: «Per assistere i disabili in pandemia hanno lavorato fino allo sfinimento professionisti e volontari. Un patrimonio di valori e capacità impossibile da descrivere tanto è variegato e prezioso. Soprattutto ai volontari va il mio encomio per essersi esposti, per aver spinto alla massima grandezza, il nobile gesto del dono di sé che li distingue. La seconda ondata della pandemia non pone problemi diversi da quelli posti dalla prima. Ora li pone però, a persone pronte, a persone consapevoli. Consapevoli dell’entità del rischio. Consapevoli di essere oggetti trascurati e non soggetti a cui dare la massima cura e attenzione. Consapevoli di non avere guide valide e troppo spesso conflittuali e contraddittorie tra di loro. Consapevoli di dover fare ricorso alle proprie energie, a tutte le energie (morali, affettive e sapienziali) di cui dispongono. L’auspicio è che si sia fatto tesoro dei tanti errori dell’inizio del Covid, alcuni spiragli di luce nei meandri dei testi si vedono. Confidare in una maggiore attenzione nei nostri riguardi è adesso un obbligo per noi. Anche se, le esperienze precedenti non ci fanno stare tranquilli». E «la penuria di risorse cambia l’attività dei centri riducendone la funzionalità e la trasmissione di conoscenze. Ad essere penalizzata è l’efficacia delle abilitazioni e delle riabilitazioni».