Dieci articoli pubblicati sulle riviste Science, Science Translational Medicine e Science Advances presentano il primo atlante delle cause genetiche dei più comuni disordini pischiatrici, come schizofrenia, disturbi bipolari e autismo. Dal completamento del Progetto genoma umano nel 2003 i ricercatori hanno scoperto alterazioni in centinaia di punti del Dna, associate a malattie psichiatriche. Ora un nuovo studio ha collegato molte di queste varianti genetiche al relativo effetto molecolare nel cervello, rivelando così nuovi meccanismi ‘chiave’ per alcune malattie. I ricercatori dell’University of California a Los Angeles, insieme ai colleghi di oltre una dozzina di centri in tutto il mondo, forniscono ora il più grande set di dati sui meccanismi molecolari del cervello, alla base di autismo e schizofrenia.
Una sorta di atlante, che fornisce una tabella di marcia per lo sviluppo di una nuova generazione di terapie mirate per le condizioni psichiatriche. “Questo lavoro fornisce numerosi tasselli mancanti necessari per comprendere i meccanismi delle malattie psichiatriche”, ha detto Daniel Geschwind, autore senior di due dei nuovi studi e professore di genetica umana all’Ucla.
Nel 2015 i ricercatori di 15 istituti di tutto il Paese, inclusa l’Ucla, si sono riuniti nel Consorzio PsychEncode per studiare in modo più dettagliato il Dna ‘chiave’ per il cervello. Lo studio PsychEncode ha analizzato non solo le varianti genetiche legate alle malattie psichiatriche, ma anche i modelli di Rna e proteine in 2.188 campioni di cervello di individui sani e con un disturbo psichiatrico.
In uno dei nuovi studi, Geschwind e colleghi descrivono questi nuovi dati, che aiutano a spiegare il ruolo di decine di migliaia di sezioni di Dna per il cervello. I dati rivelano anche quali geni sono più spesso espressi contemporaneamente, suggerendo nuovi processi e percorsi biologici. Il set di dati – essenzialmente un modello dettagliato del funzionamento molecolare interno del cervello umano – è ora disponibile come punto di partenza per altri ricercatori a caccia di potenziali bersagli farmacologici. “Avere dati affidabili in questo ambito fornisce una base per innumerevoli nuovi studi”, assicura Geschwind.