Lungi da noi tentare un arbitrato tanto improbabile quanto impossibile, ma vorremmo rilevare un punto che, a nostro parere, distingue con chiarezza le posizioni.
lI diritto di cui parla Gianfranco Vitale è quello di avere una qualità di vita (per i nostri ragazzi) che possa essere definita tale (qualità!), mentre i diritti citati dal CSA sono quelli che le istituzioni sono tenute a garantire perché questa qualità possa essere perseguita ed, eventualmente, raggiunta.
Sappiamo bene che se tutte le famiglie imbracciassero la carta bollata ed i codici CC sottoponendo le istituzioni ad un fuoco di fila determinato ad ottenere ciò che spetta loro, queste lo otterrebbero ... prima o poi...
E chi lo ha fatto (o lo sta facendo ) può certificare che sia vero!
Ma il punto è questo: anche Vitale ha ottenuto il suoi LEA ma poi gli è sgorgata comunque la lettera di cui sopra! Perché? Perché i diritti, alla fine giusti (in quanto esigibili), finiscono per essere gestiti in modo (molto) poco specifico, ben lungi dagli standard richiesti dal duro compito di soddisfare le esigenze educative e abilitative di cui i soggetti autistici hanno urgente bisogno.
Crediamo che sia Gianfranco Vitale sia il CSA siano nel “loro” giusto!
L'autore della lettera ha espresso una protesta sacrosanta e reale (peraltro sottoscritta da centinaia di persone), lamentando la bassa qualità dei risultati che si stanno ottenendo anche là, dove i diritti si dicono giusti (come sopra), mentre CSA fa una giusta battaglia - con toni, in questo caso un po' troppo sopra le righe avendo a che fare con un papà e non con una istituzione - che Autismo e Società sostiene pienamente, per diffondere la pratica della pretesa dei diritti esigibili affinché questa diventi una routine acquisita da tutte le famiglie che vivono l’esperienza di avere un disabile (autistico o altro) in famiglia.
Quando si tratta di autismo, purtroppo, la strada è costellata di buche e dovunque ci si giri, se ne incontra una più o meno grossa. E’ indispensabile che in campo di autismo si verifichi il tanto auspicato cambio culturale che possa portare a tutti i livelli, operativi e decisionali, le competenze indispensabili per poter realmente fare qualcosa e non dire soltanto di averlo fatto.
Massimo Aureli e Cristina Calandra
Autismo e Società Onlus
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